LA STORIA D'ITALIA NELL'ARCHIVIO DELLA SCIENTIFICA - MUSSOLINI CON I CAPELLI, PERTINI PARTIGIANO, LE PRIME SEGNALETICHE DI RIINA, CUTOLO, BAGARELLA E SCHIAVONE - I MOMENTI PIÙ DRAMMATICI D'ITALIA RIPERCORSI NELLA MOSTRA "FRAMMENTI DI STORIA"
Da www.ansa.it
C'è la foto segnaletica di Mussolini con tanto di capelli, molto prima che diventasse il Duce, arrestato a Berna nel 1903 dalla polizia svizzera che lo scheda come 'Benedetto' invece di Benito e lo classifica tra gli "agitatori politici". Ci sono i documenti sul Presidente partigiano Sandro Pertini: l'arresto del 1926 per attività antifascista e la condanna del 1929 a 11 anni inflitta dal tribunale speciale per la difesa dello Stato. E poi ancora ci sono le stragi - quelle nere, quelle mafiose e quelle che ancora alimentano i misteri d'Italia - e le foto segnaletiche del ghota criminale italiano: i giovanissimi Totò Riina e Raffaele Cutolo, Leonluca Bagarella e Carmine Schiavone, i Br e le donne di camorra.
E' il racconto dei momenti più drammatici del nostro Paese quello che emerge da 'Frammenti di storia. L'Italia attraverso le impronte, le immagini e i sopralluoghi della Polizia Scientifica', la mostra che inaugura lunedì all'Auditorium di Roma.
Più di un secolo di storia da ripercorrere aggirandosi tra documenti e fotografie, molte delle quali inedite, uscite da archivi polverosi e per la prima a disposizione di tutti i cittadini.
Una memoria storica che, sottolinea il capo della Polizia Franco Gabrielli nell'introduzione del catalogo che accompagna la mostra, "deve diventare un ulteriore stimolo per assolvere fino in fondo la missione assegnata alla Polizia scientifica: raggiungere profili sempre maggiori di eccellenza, per continuare ad essere un imprescindibile punto di riferimento per il Paese".
Un guardarsi indietro, insomma, per andare avanti e migliorare se stessi, grazie alla professionalità, all'esperienza e alla tecnologia. "La polizia scientifica - aggiunge il direttore centrale anticrimine Vittorio Rizzi - è pronta alle sfide del terzo millennio, tra passato ed innovazione, sempre al servizio della libertà del cittadino".
Tante le 'chicche' in mostra, dai rilievi che hanno consentito di identificare gli assassini di Giacomo Matteotti alla foto segnaletica di Palmiro Togliatti del 1926 fino al verbale d'arresto di Alcide de Gasperi un anno dopo. Il capitolo sulle stragi è lungo e doloroso: le foto dall'alto del salone della banca dell'Agricoltura di piazza Fontana sventrato da una bomba il 12 dicembre del 1969 danno più di tante altre immagini il senso della devastazione.
Come le foto in piazza della Loggia, subito dopo l'esplosione della bomba fascista, e i rilievi all'interno dell'Italicus, nel 1974. Le foto storiche di via Fani ricordano il sequestro di Aldo Moro e l'uccisione dei cinque membri della sua scorta mentre la strage di Bologna la raccontano i cartellini con le lettere posizionati tutt'attorno all'enorme cratere provocato dalla bomba piazzata nella sala d'aspetto della stazione. Un 1980 segnato anche dai resti del Dc9 dell'Itavia esploso sopra i cieli di Ustica. Foto in bianco e nero di un mistero italiano ancora irrisolto.
Poi ci sono le altre stragi, quelle mafiose. Capaci e via D'Amelio ma anche le uccisioni di uomini dello Stato che quei mafiosi combattevano: il giudice istruttore Rocco Chinnici e il vice questore Ninni Cassarà, il capo della mobile di Palermo Boris Giuliano e il procuratore capo Gaetano Costa. Foto crude con protagonisti il sangue e i segni lasciati dai proiettili.
Le grandi storie di cronaca si aprono con il naufragio a Genova nel 1970 del London Valour e proseguono con l'attentato alla sinagoga di Roma dell'82, le immagini delle vittime del mostro di Firenze dell'85, l'incendio nella cappella della Sindone a Torino nel 97, l'aereo schiantato contro il grattacielo Pirelli a Milano nel 2002.
Un capitolo della storia più recente è dedicato ai rilievi all'interno dell'hangar di Lampedusa dove, dopo il 3 ottobre 2013, furono allineate le oltre 360 bare delle vittime del naufragio davanti all'isola dei Conigli: lì dentro, per tre giorni e tre notti, gli uomini e le donne della Polizia Scientifica lavorarono senza sosta e in condizioni impossibili con un unico obiettivo, tentare di restituire, almeno nella morte, la dignità a quei poveri resti.