ospedale san giovanni bosco maria licciardi

LA CAMORRA È FEMMENA – A NAPOLI SCOMPAIONO I CAPI CARISMATICI E MOGLI E FIGLIE NE PRENDONO IL POSTO, COME DIMOSTRA LA STORIA DI MARIA LICCIARDI, DETTA “LA SCIMMIA”, E DELLE TRE SORELLE – IL CASO DELL’OSPEDALE SAN GIOVANNI BOSCO E IL “FATTORE D” ELEVATO A SISTEMA, CHE PARTE DALL’OTTOCENTO E POI NEL MONDO DEL CONTRABBANDO DI SIGARETTE

1 - DONNE AL VERTICE DEI CLAN: "A SCIMMIA" E LE 3 SORELLE

Vincenzo Iurillo per "il Fatto Quotidiano”

ospedale san giovanni bosco 1

 

Il ruolo apicale delle donne dei clan di camorra a Napoli è ben riassunto in una frase del pentito Mario Lo Russo. Sentito dai pm il 12 settembre 2016 per riferire sui capi dell' Alleanza di Secondigliano, a una domanda sul clan Licciardi, Lo Russo risponde: "Erano diretti da Maria Licciardi".

 

Il salto di qualità è compiuto: le signore della camorra non svolgono più una funzione di supplenza degli uomini del clan in situazioni d' emergenza - omicidio, latitanza prolungata o cattura del boss di riferimento - ma assumono in prima persona i pieni poteri. "Maria Licciardi era indiscutibilmente il capo del suo clan, riconosciuta da tutti in quanto tale, sia interni che esterni", riassume il Gip di Napoli Roberto D' Auria che ha firmato l' ordinanza di 126 misure cautelari.

 

maria licciardi 1

Duemila pagine frutto di una inchiesta di 'sistema' - pm Ida Teresi, procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli - che la Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli ha avviato nel 2012 annodando i fili dei rapporti tra alcuni dei clan più potenti della città, i Contini, i Mallardo e i Licciardi.

 

Un patto di sangue e di affari. L' Alleanza di Secondigliano. A rappresentare i Licciardi a quel tavolo dove si decideva la spartizione dei territori e le missioni di terrore c' era Maria 'a Piccerella', la sorella di Gennaro Licciardi 'a scigna' (la scimmia), morto in carcere a Voghera nel 1994 dopo aver fondato il clan che ha tuttora la sua roccaforte nella Masseria Cardone, all' interno del quartiere di Miano, periferia nord di Napoli.

 

ospedale san giovanni bosco 2

Anche Maria ha conosciuto la prigione, a Benevento, nei primi anni 2000. E se una volta erano le donne a portare all' esterno le imbasciate e gli ordini degli uomini detenuti, nel suo caso è esattamente il contrario. Dalle conversazioni registrate in carcere, si scopre che è il marito "ad assumere le redini del clan sotto la costante direzione della moglie".

Maria Licciardi fu catturata dopo due anni di latitanza, e anche stavolta si è data alla fuga, gli investigatori non sono riusciti a rintracciarla all' alba del maxi blitz. Sono invece finite in carcere le tre sorelle Anna, Maria e Rita Aieta, mogli di Francesco Mallardo, Edoardo Contini e Patrizio Bosti, e Rosa Di Nunno, moglie di Salvatore Botta.

 

A tutte è stato riconosciuto il ruolo di 'capo' all' interno dell' Alleanza. "Le donne avevano un ruolo rilevante sia per i collegamenti con il sistema penitenziario, sia per la capacità di assumere decisioni e di pretenderne il rispetto" ha spiegato il procuratore capo Giovanni Melillo.

 

maria licciardi come scianel di gomorra

Il potere di Maria 'la Scimmia'

L' autorevolezza di Maria Licciardi si evidenzia nella vicenda del debito di gioco di 15mila euro contratto dal figlio minorenne di un tale P. R. "Li prendiamo tranquillamente quello tiene i soldi", dicono tra loro i 'creditori'. Non è così. L' uomo stenta a onorare le pendenze. E chiede a Maria 'a scigna' (l' altro suo soprannome) un intervento per ottenere una dilazione. La storia emerge da una intercettazione ambientale.

 

T. - E quell' altro, il figlio di P. R. - (inc) poi si rivolge a Maria "la scimmia" non li tiene a tanto alla volta ma quello è sbagliato invece di prenderlo e dirgli: scornacchiato, hai giocato? Non devi pagare a questi? Invece si rivolge a quella e ora vediamo dai 1.300 a 1.000 al mese ma che stai dicendo? () sta pieno di debiti a piangere da Maria: ma quella dice; tu giochi? Quando hai vinto ti hanno dato i soldi? E quando perdi paghi. S. - Sono cose di gioco Alla fine, anche grazie a Maria Licciardi, si troverà un accordo per una dilazione a 2.000 euro mensili.

maria licciardi

 

"Il rispetto per la donna era massimo - scrive il giudice - tanto che, sebbene il suo operato non fosse condiviso, comunque le richieste da lei avanzate trovavano fattiva realizzazione", per via dell' intesa di ferro tra i Licciardi e i Contini. Come nel caso del pagamento di un credito. Maria Licciardi si rivolge a Peppe, uno dei Contini. L' ordine è chiaro. La vittima va minacciata, e se necessario bastonata a sangue.

 

"Sto aspettando a questo cornuto - esclama l' esattore - ma penso che abbusca dopo Ha detto Peppe. Se non ti dà i soldi picchialo". Anche stavolta il debitore proporrà una rateizzazione. Dovrà discuterla con Maria Licciardi in persona.

 

La dura legge delle sorelle Aieta

Per una estorsione da un miliardo quando la moneta era la lira, Anna è stata recentemente condannata in primo grado a 13 anni. Maria, con lo sconto di pena del rito abbreviato, se l' è cavata con 8 anni. Mentre di Rita Aieta parla così un pentito, Alfredo De Feo: "Dico subito che è persona che comanda nel clan Contini ed ha anche voce in capitolo sulle mesate (gli stipendi agli affiliati del clan, ndr).

 

Ricordo per esempio che tolse la mesata per alcuni mesi ad uno, perché la moglie non l' aveva salutata rispettosamente". Sono sgarri che vanno puniti in qualche modo. Dovette intervenire il nipote dell' uomo su Ettore Bosti, il figlio di Rita, per far ripristinare lo stipendio allo zio.

 

ospedale san giovanni bosco

2 - LA CAMORRA HA MESSO A "SISTEMA" IL FATTORE D

Maddalena Oliva per “il Fatto Quotidiano”

 

Nella camorra non esiste Famiglia senza famiglia di sangue. Lo ha ricordato l' ultima relazione semestrale della Dia: "La presenza di parenti all' interno della catena di comando conferma la centralità della famiglia quale strumento di coesione. È in questo contesto che le donne assumono, sempre più spesso, ruoli di rilievo nella gerarchia dei clan, in assenza dei mariti, o coi figli detenuti".

 

A Napoli, scompaiono i capi carismatici, e mogli e figlie ne prendono il posto.

Oggi Maria Licciardi, ieri Pupetta Maresca. Ma è da tempo che le donne a Napoli partecipano alle attività illegali. La loro presenza, attiva, è radicata nella storia della camorra (e della città). A partire dall' Ottocento, e poi nel mondo del contrabbando di sigarette. Raccontava il boss dei Quartieri Spagnoli, Mario Savio: "Le contrabbandiere avevano un' abilità particolare perché riuscivano a stringere tra le cosce le valigie usate come banchetto per le sigarette e a camminare, tenendole nascoste sotto i gonnoni, con passo normalissimo, sfilando davanti ai finanzieri".

 

anna aieta e maria licciardi

Capacità organizzativa, gestione degli affari, le vediamo complici nel fiancheggiare e spalleggiare i loro uomini, o pronte ad assalire in difesa dei propri parenti. "Capesse", trafficanti di droga, usuraie, assassine, oltreché mogli, madri, sorelle, amanti. Secondo i dati raccolti da Anna Maria Zaccaria, dell' Università Federico II , sulle donne detenute per camorra, 1 su 3 risulta essere moglie o compagna di un capoclan: è quindi il legame sentimentale/coniugale a connotare la loro appartenenza. Nel 45% dei casi, ricoprono un ruolo di "gregaria", prima ancora che di pusher o di corriere (29%) o di leader (25%). A dimostrazione dello sfruttamento, o meglio della valorizzazione, della capacità femminile di fare rete. C' è un mondo che pare averlo capito, e messo a Sistema, molto più velocemente di quello che, parallelo, gli corre di fianco.

Ultimi Dagoreport

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…