bianca zarfati cocaina

ALTRO CHE NARCOS! LA REGINA DELLA COCAINA SI CHIAMA BIANCA ZARFATI, DETTO “ZÌ” - LA 68ENNE CONTROLLAVA IL TRAFFICO DA OSTIA AL BRASILE. TRAMITE I SUOI SGHERRI DETTAVA LEGGE E MINACCIAVA CHI PAGAVA IN RITARDO: “DEVI VENÌ DA ME COI SOLDI IN BOCCA…” - I CONTATTI CON IL NARCOTRAFFICANTO PERUVIANO NIETO: "M'HA CHIAMATO PE' CHIEDE SE..."

1 - LA REGINA DELLA COCA COSÌ ZÌ BIANCA DETTAVA LEGGE DA OSTIA AL BRASILE

Federica Angeli per “la Repubblica - Roma”

 

Gli investigatori l'hanno battezzata "regina della neve". I suoi complici la chiamavano "zì" e chi la blandiva in verità detestandola, la appellava in privato "la vecchia". Bianca Zarfati, 68 anni, arrestata ieri dalla polizia su ordine del gip Simonetta D' Alessandro, insieme ad altre 11 persone per traffico internazionale di droga, è una pusher di lungo corso. Il suo pedigree penale, numerosi i precedenti di polizia per spaccio, è di quelli che nella mala ti fanno conquistare posti di rilievo.

BIANCA ZARFATI

 

Medaglie per chi, sulla strada, deve essere rispettato. E lei, la regina della neve, quel posto di unico capo di un' organizzazione criminale se l' è conquistato sul campo, tanto da essere temuta da chi le doveva soldi e rispettata dal narcotrafficante peruviano, tale Nieto, quando era lei a ritardare nei pagamenti. Sulla piazza di Fiumicino, nel traffico di cocaina, hashish e marijuana, non aveva rivali.

 

Tramite i suoi pusher spacciava anche nella vicina Ostia, dove famiglie criminali di spessore non hanno mai posto limiti al suo business, e nella capitale. Cinque schede telefoniche diverse a seconda degli ordini che doveva dare e delle persone con le quali interloquiva, girava al volante di una Citroen C3. Se qualcuno sgarrava erano guai: si presentava sotto casa di chi le doveva soldi per aver acquistato droga da lei e, senza mezzi termini, faceva capire che a lei i piedi in testa non li metteva nessuno. «Fatte da' immediatamente i soldi, per il fumo me devi dà 1.800 - dice a uno dei suoi scagnozzi - a me per il culo non me ce prendi. Digli che finito con questo (carico, ndr) lui con me ha chiuso. Ha chiuso!».

INTERCETTAZIONI DI BIANCA ZARFATI

 

E ancora, rispetto a un acquirente noto per pagare in ritardo che le manda un messaggio per poter comprare da lei una partita importante, risponde di riferire: «Quello coi soldi in bocca deve venì da me» e «meno di 38 non gliela metto». Trentottomila euro, il costo di un chilo, per il cliente ritardatario diventano 38mila per mezzo chilo. «Perché questa qui è favolosa, è squama», ovvero un tipo di cocaina di buona qualità che quando è in forma solida presenta delle squame simili alla pelle di serpente.

 

Temuta e rispettata dalla piazza di spaccio al sudamerica da dove «sono anni che importa stupefacenti e, come lei stessa dice, era in grado di procurarsi ingenti quantitativi di droga», scrive nell' ordinanza la giudice D' Alessandro.

 

COCAINA

Col suo tuttofare, Massimiliano Cozzolino, si sfoga così riguardo al narcotrafficante peruviano: «Ieri mi ha chiamato Nieto se je mandavo un po' di soldini...Senti Niè t' ho fatto pijà i milioni, t' ho fatto pijà, lasciame respirà un attimo, c'ho tremila cazzi, m' hanno carcerato la ragazza che me teneva le cose (una bulgara a cui pagava le bollette in cambio del deposito della droga, ndr), c'ho mi cognato all' ospedale e sii bravo».

 

In un' altra circostanza Zarfati riferisce alla figlia che Nieto, nonostante le difficoltà economiche l' aiuterà un' altra volta a tirarsi su «...questo è per me il rispetto che c' ha Nieto de me». Intende quindi dire che comunque le invierà altra cocaina perché lei la Regina della neve è un boss di cui ci si può fidare, una che sulla piazza «spinge la robba come pochi». E lo ha fatto per anni. Fino a ieri.

 

2 - DROGA, SEQUESTRI E ARRESTI

Michela Allegri e Marco De Risi per “il Messaggero”

 

BIANCA ZARFATI E IL SUO GRUPPO CRIMINALE

“Bella de zia ti ricordi di portarmi domani du scatole de maccaroni?», dice una donna al telefono. «Certo, certo, domani mangi pure tu?», la risposta. Quello che sembra uno scambio di ricette nasconde in realtà un giro di droga: polvere bianca a fiumi, che partiva dal Perù, sbarcava a Fiumicino e veniva poi distribuita in tutte le principali piazze romane. Sono centinaia le intercettazioni come questa, agli atti dell'inchiesta della Dda di Roma.

 

Un'indagine della Squadra mobile di Luigi Silipo, che ieri ha notificato dodici ordinanze di custodia cautelare in carcere. Gli agenti hanno dimostrato che i «maccaroni» erano etti di cocaina. Al vertice dell'organizzazione, secondo l'accusa, c'era una donna: Bianca Zarfati, 55 anni, la «Regina della neve»: solo lei aveva rapporti con i narcotrafficanti sudamericani.

 

COCAINA

L'ORGANIZZAZIONE

Gli agenti, diretti da Maurilio Grasso, hanno indagato per oltre un anno sui malviventi dell'organizzazione, incrociando una serie di attività: dal pedinamento alle intercettazioni telefoniche e ambientali fino all'impiego di telecamere. La gang aveva scelto come punto per lo smercio di droga la fermata della Metro Battistini. Lì avvenivano molti appuntamenti per la vendita.

 

La polizia ha sequestrato due chili di cocaina e altrettanti di marijuana. Era la Zarfati che mandava alcune donne a reperire lo stupefacente in Perù. I corrieri partivano da Roma, mentre al ritorno facevano scalo in Francia per poi atterrare nella Capitale. In Italia, il gruppo era organizzato. C'era chi si occupava di aiutare il capo, consegnando soldi e preziosi come corrispettivo della droga importata, c'erano i pusher e i cassieri che custodivano i proventi.

 

COCAINA

A chi nascondeva la droga in casa, la Regina pagava addirittura affitto e utenze. Tra gli arrestati, di cui 5 colti in flagranza, ci sono alcuni romani, una cittadina bulgara, 3 donne peruviane e un albanese. A incastrarli, le intercettazioni telefoniche e ambientali. Le sfuriate della Regina, in particolare.

 

Come quando l'organizzazione va in crisi perché non riesce a opporsi alla cocaina «squamata» di un altro gruppo, pregiata e «con squame simili a un serpente». «Come famo con la squamata?» dice preoccupato un trafficate alla Zarfati. «Ao guarda che la mia è bona - risponde lei - La famo pja direttamente dal panetto così se convincono che è bona».

 

I prezzi del cartello erano di 80mila euro al chilo per la cocaina, 2.500 per l'hashish e 1.800 per la marijuana. L'organizzazione poteva disporre di automobili e cellulari, appartamenti e garage dove nascondere droga e armi, tra cui una pistola smith & wesson ritrovata durante l'indagine.

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