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È MORTO A 88 ANNI CIRO PAONE, STILISTA, IMPRENDITORE E FONDATORE DI “KITON”, VOLTO DEL MADE IN ITALY: AMATISSIMO NEGLI USA, HA INIZIATO CON UNA PICCOLA SARTORIA AD ARZANO ARRIVANDO AD AVERE CINQUE SITI PRODUTTIVI, 800 DIPENDENTI E 54 BOUTIQUE MONOMARCA – I SUOI ABITI, REALIZZATI A MANO IN OGNI PASSAGGIO, HANNO CATTURATO GIANNI AGNELLI, I DUCHI DI WINDSOR, MANAGER DELL’ALTA FINANZA E…

Maria Teresa Veneziani per il "Corriere della Sera"

 

Ciro Paone

Il suo essere visionario lo portò a immaginare che ovunque nel mondo ci sarebbero sempre stati filosofi del bello e del ben fatto. E su quelli ha puntato, sin dagli Anni '60, quando nella sua Napoli i sarti presenti a ogni angolo cominciavano ad arrendersi all'arrivo della produzione industriale con il prêt-à-porter. L'Italia perde un grande protagonista: ieri è morto a 88 anni Ciro Paone, imprenditore carismatico, fondatore di Kiton, brand di sartoria partenopea diventata di riferimento per gli elegantoni del pianeta. Paone aveva 17 anni quando seguì lo zio commerciante di tessuti in Venezuela: al suo ritorno in Italia decise di fare il salto aprendo una piccola sartoria ad Arzano, alle porte del capoluogo campano, dove creare «abiti speciali e mai monotoni», portando avanti il gusto insito nell'alta borghesia napoletana.

 

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Oggi vanta cinque siti produttivi in Italia, 800 dipendenti, 54 boutique monomarca e 73 Paesi serviti. Era un imprenditore creativo, Ciro, amatissimo in Italia e all'estero, stimato per la sua forza, la simpatia. Non si è mai lasciato piegare dalla malattia, applauditissimo quando nel 2017 al Pitti di Firenze si è presentato fiero in carrozzina per ritirare il premio alla carriera. Meritatissimo, perché a Paone si deve il merito di aver saputo nobilitare la sua terra con l'eccellenza massima del Made in Italy. L'asticella posta sempre più su, nei tessuti e nella fattura dei completi, realizzati a mano, in ogni passaggio. Una visione dell'eleganza che ha catturato da Gianni Agnelli ai duchi di Windsor alle famiglie reali, oltre ai manager dell'alta finanza.

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Fino all'ultimo è rimasto un modello per gli eredi che portano avanti il suo impero e lo piangono: dai figli Maria Giovanna, Raffaella e Antonio, ai nipoti Antonio De Matteis e Silverio Paone con le nuove generazioni. Era il 1956 quando Paone, commerciante di tessuti a piazza Mercato, nella Napoli caratterizzata dai suoi sarti, intuì che il mondo stava cambiando. Creò il suo laboratorio a Secondigliano per una piccola produzione di cappotti con l'etichetta CiPa, che nel 1968 ribattezzò Kiton, nome ispirato dalla toga degli aristocratici greci, più adatto al mercato internazionale. E oggi sono oltre 73 gli show-room di rappresentanza in tutto il mondo, 5 solo in Italia.

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Con l'idea di proiettare sempre la tradizione nel futuro, nel 2013 il brand acquistò l'ex Palazzo Ferré di via Pontaccio, a Milano, 4.000 mq di spazio diventati il cuore dell'azienda, cui è seguito lo stabile di New York, sulla 5th Avenue e l'inaugurazione di un punto vendita nella 54ma Strada. Non più soltanto abiti maschili, ma anche una linea femminile affidata alla figlia Maria Giovanna; e poi le scarpe, anche queste realizzate a mano, e gli occhiali. Nel 1999 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo nominò Cavaliere del Lavoro, onorificenza di cui Paone andava fiero.

 

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 Tanti i messaggi di cordoglio alla famiglia, che ha dato la notizia della scomparsa: «Le maestranze dei sette opifici sparsi in tutta Italia - si legge - hanno già raggiunto il capezzale di un uomo che per tutti rappresentava più di un imprenditore. Accoglieva i dipendenti con passione, stimolandone la grinta e la voglia di lavorare con il massimo della cura e dell'amore, ricordando il motto con il quale ha guidato l'azienda: "Il meglio del meglio più uno"».

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«Ha coniugato genio e tenacia dando lustro alla nostra cittadina nel mondo», scrive la sindaca di Arzano, Cinzia Aruta. Il presidente della regione Vincenzo De Luca sottolinea che i capi di Kiton sono «inconfondibili per materiali, taglio, dettagli». Gaetano Manfredi, neo-sindaco di Napoli, ricorda l'eterna gratitudine della città: «I suoi abiti continueranno a portare in alto nel mondo l'eccellenza napoletana». E Aurelio De Laurentiis a nome del Napoli lo ricorda come «stratega, maestro che ha portato in tutto il mondo l'estro sartoriale dei napoletani».

GIANNI AGNELLI

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