mario mori riina provenzano

“NESSUN ACCORDO POLITICO CON I MAFIOSI, LA TRATTATIVA VOLEVA FERMARE LE STRAGI” - LE MOTIVAZIONI DELL'ASSOLUZIONE DI MARIO MORI E DEGLI EX VERTICI ROS – NESSUN REATO COMMESSO DA VINCENZO DELL’UTRI: ANCHE LE PIÙ RECENTI DICHIARAZIONI DEL BOSS STRAGISTA GIUSEPPE GRAVIANO SU PRESUNTI RAPPORTI CON BERLUSCONI SONO "DI DUBBIA VALENZA", POICHÉ RESE DA UN "SOGGETTO ENIGMATICO" - IL MOTIVO PER CUI SI DECISE DI PRESERVARE LA LIBERTÀ DI PROVENZANO…

Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera

 

MARIO MORI

Nonostante le 2.971 pagine impiegate per motivare la sentenza con cui quasi un anno fa, a settembre 2021, la corte d'assise d'appello di Palermo ha assolto gli ex carabinieri del Ros imputati nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia (condannati in primo grado), il verdetto è racchiuso in poche righe.

 

Dopo aver ricostruito in ogni dettaglio i contatti dell'allora colonnello Mario Mori e del capitano Giuseppe De Donno, sotto l'egida del generale Antonio Subranni, con l'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino al tempo delle stragi di mafia del biennio 1992-1993, i giudici scrivono: «Sebbene fosse molto più che una spregiudicata iniziativa di polizia giudiziaria, assumendo piuttosto la connotazione di un'operazione di intelligence , essa non era affatto diretta a creare le basi di un accordo "politico" con gli stessi autori della minaccia mafiosa, accettando il rischio che ne uscisse rafforzato il proposito di rinnovarla o di specificarla, ed anzi strumentalizzando tale rischio per indurre il governo a fare delle concessioni, sia pure come male necessario per prevenire nuove stragi ed arrestare l'escalation mafiosa; al contrario, l'obbiettivo era disinnescare la minaccia mafiosa, incuneandosi con una proposta divisiva in una spaccatura che si confidava già esistente all'interno di Cosa Nostra, per volgerla a favore di una disarticolazione e neutralizzazione dello schieramento e della linea stragisti».

SCALFARO

 

«Interessi convergenti» Per i giudici si trattò di «una sorta di ibrida alleanza da stringersi senza necessità di stipulare alcun patto, ma solo in ragione di un'obiettiva convergenza di interessi con la componente più moderata di Cosa Nostra».

 

Ragionamento forse complesso, ma sufficiente chiaro: la trattativa avviata con Ciancimino «non costituisce reato» perché l'intenzione non era di rafforzare la minaccia mafiosa allo Stato, bensì di evitare altre stragi. Punto.

 

Il reato l'hanno commesso i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà (insieme agli altri mafiosi morti o pentiti) che volevano ricattare i governi in carica a suon di bombe. Non invece Marcello Dell'Utri, presunto intermediario della minaccia al governo Berlusconi nel 1994, perché «non vi è prova che vi sia stata un'interlocuzione con Silvio Berlusconi su questa tematica, dovendosi al riguardo ribadire la differenza tra un accordo politico-mafioso tout court (per quanto in sé illecito e moralmente disdicevole) e la veicolazione della minaccia al governo della Repubblica».

 

mario mori

«Iniziativa improvvida» Anche le più recenti dichiarazioni del boss stragista Giuseppe Graviano su presunti rapporti con l'ex premier fondatore di Forza Italia sono «di dubbia valenza», poiché rese da un «soggetto enigmatico» che «non ha intrapreso alcun percorso di collaborazione né ha fornito corretti segni di dissociazione».

 

Quanto alle revoche del «carcere duro» decise nel '93 dall'allora ministro della Giustizia Giovanni Conso, miravano anch' esse a dividere Cosa nostra, ma i giudici sottolineano che fu «ingeneroso e fuorviante», nonché «frutto di un errore di sintassi giuridica», insinuare cedimenti alla mafia da parte dell'ex ministro e dell'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, come fecero i loro colleghi di primo grado.

 

Detto questo, la sentenza è infarcita di giudizi molto duri sull'azione dei carabinieri imputati: «Un'iniziativa quanto mai improvvida, oltre che intrapresa in totale spregio ai doveri inerenti alloro ufficio e ai loro compiti istituzionali».

 

Taciuta «senza alcuna valida ragione» persino a Paolo Borsellino negli incontri avvenuti tra la strage di Capaci e quella di via D'Amelio che peraltro, secondo i nuovi giudici, non subì alcuna accelerazione nella sua esecuzione; e tantomeno perché Borsellino fu informato (da altri) della trattativa tra il Ros e Ciancimino.

 

berlusconi dell'utri

Il dialogo a distanza innescato da carabinieri mirava all'arresto di Totò Riina, poi avvenuto a gennaio 1993, perché era lui a guidare l'ala stragista di Cosa nostra; lasciando così spazio all'altra componente guidata da Bernardo Provenzano: un boss disponibile a privilegiare «la ricerca di complicità e connivenze per un più proficuo esito dei propri affari, aliene o poco inclini ad una linea di contrapposizione violenta».

 

«Ragioni indicibili» Una sorta di ritorno alle origini, in modo che tra lo Stato e Cosa nostra si ricostituisse «un clima di non belligeranza, o di conflittualità sostenibile». Proprio per allontanare nuove «pulsioni stragiste» i Ros scelsero di «preservare la libertà» dell'altro capo corleonese, rimasto latitante fino alla cattura 2006 per mano della polizia: «V' erano indicibili ragioni di "interesse nazionale" a non sconvolgere gli equilibri di potere interni a Cosa Nostra che sancivano l'egemonia di Provenzano e della sua strategia dell'invisibilità o della "sommersione".

 

riina provenzano

Un superiore interesse spingeva ad essere alleati del proprio nemico per contrastare un nemico ancora più pericoloso». Manca però la prova «che fosse intervenuto un previo accordo con Provenzano» per la consegna di Riina in cambio della mancata perquisizione del covo, «dando tempo ai mafiosi di ripulirlo d'ogni traccia». Tuttavia quella vicenda rimane una ulteriore iniziativa del Ros che «desta profonde perplessità mai chiarite».

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…