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“CHI DICE CHE NON DOVREMMO ENTRARE A RAFAH, CI STA DICENDO CHE DOVREMMO PERDERE LA GUERRA E TENERE HAMAS LÌ” – NETANYAHU NON INDIETREGGIA DAL SUO INTENTO DI ATTACCARE IL VALICO DI CONFINE CON L’EGITTO, DOVE ORA SONO AMMASSATI DUE MILIONI DI PERSONE: “PRENDEREMO I RESTANTI BATTAGLIONI DI HAMAS” – IL PRESIDENTE EGIZIANO AL SISI DISPIEGA I CARRI ARMATI: “COSI’ SI METTE A RISCHIO LA PACE DEL 1979. C’È UNA DIFFERENZA TRA OSPITARE E CURARE QUALCHE MIGLIAIO DI FERITI E ACCETTARE L’ESPULSIONE DI UN POPOLO”

NETANYAHU: NON ENTRARE A RAFAH?VUOL DIRE PERDERE LA GUERRA

BENJAMIN NETANYAHU - AL SISI

(ANSA) - ROMA, 11 FEB - In un estratto di un'intervista alla Abc che sarà trasmessa oggi, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu respinge le richieste a Israele di evitare un'offensiva militare a Rafah: "Coloro che dicono che in nessun caso dovremmo entrare a Rafah ci stanno sostanzialmente dicendo di perdere la guerra. Tenete Hamas lì", ha dichiarato. Lo riportano i media israeliani. "Prenderemo i restanti battaglioni terroristici di Hamas a Rafah, che è l'ultimo bastione", ha aggiunto Netanyahu. La città più meridionale di Gaza è diventata il rifugio per quasi un milione di sfollati palestinesi, spinti a sud dalla guerra.

 

AL SISI BLINDA IL CONFINE PER FERMARE I PROFUGHI «A RISCHIO LA PACE DEL 1979»

Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”

 

VALICO DI RAFAH

Lo «scatolone di sabbia», come lo chiamano gli storici egiziani, collega due Continenti e si estende per 60 mila chilometri quadrati. Quelli cruciali sono però 14 in lunghezza. Una linea di demarcazione che l’esercito egiziano presidiava ancora prima dell’invasione israeliana nella Striscia di Gaza. Adesso che le truppe di Tsahal premono su Rafah, il valico di confine, i generali al Cairo — uno di loro è diventato presidente — dispiegano carrarmati e mezzi blindati, rendono ancor più invalicabili i muri di cemento alti nove metri srotolando in cima il filo spinato.

 

BENJAMIN NETANYAHU DAVID BARNEA

Abdel Fattah Al Sisi avverte di considerare qualsiasi afflusso forzato di palestinesi nel nord del Sinai come una violazione che sospenderebbe l’accordo di pace del 1979, il primo firmato da Israele con una nazione araba. Il raìs l’ha ripetuto pure ad Antony Blinken, il segretario di Stato americano, durante l’incontro del 6 febbraio e lo fa ripetere ai suoi emissari da talk show: «C’è una differenza tra ospitare e curare qualche migliaio di feriti e accettare l’espulsione di un popolo», ha proclamato in televisione il commentatore Hani Labib. Anche la Lega Araba «si oppone al piano per svuotare la Striscia, è una minaccia alla stabilità regionale».

 

L’allarme è stato creato dalle sparate nei mesi scorsi dei ministri ultranazionalisti che fanno parte della coalizione israeliana al potere. E adesso dall’ordine del premier Benjamin Netanyahu […] che ha chiesto allo Stato maggiore di progettare l’incursione militare nelle aree di Rafah, dove ormai sono ammassati in quasi 2 milioni […]

VALICO DI RAFAH

 

Il primo ministro — rivela il telegiornale del Canale 12 — è convinto di avere fino a Ramadan, il mese più sacro per i musulmani che quest’anno inizia il 10 marzo, per completare l’operazione a Rafah.

Il nord della penisola egiziana che unisce l’Africa all’Asia è zona di guerra già dal 2014, da quando Al Sisi decise di stroncare i gruppi ispirati allo Stato Islamico e qualunque organizzazione ispirata ai Fratelli Musulmani, dopo aver represso il Movimento nelle metropoli e averne deposto il leader Mohamed Morsi dalla presidenza.

 

Le ruspe e il tritolo dei genieri hanno spianato una zona cuscinetto lungo il confine con Gaza profonda almeno un paio di chilometri, secondo alcune organizzazioni raggiunge il doppio. Human Rights Watch e la Sinai Foundation for Human Rights hanno documentato le evacuazioni decretate dal Cairo che hanno spopolato Rafah — 70 mila abitanti — e le aree attorno a El Arish, capitale del governatorato, «dove solo nel 2018 sono stati distrutti 3.500 edifici in seguito alla minaccia espressa da Al Sisi di usare “estrema violenza e forza brutale» contro gli estremisti.

 

abdel fattah al sisi

Il governo egiziano è anche intervenuto per fermare i traffici sotto la sabbia allagando i cunicoli e costruendo barriere che scendono in profondità nel terreno. I palazzotti della vecchia Rafah sono stati demoliti per tagliare i collegamenti tra le famiglie […] da una parte e dall’altra della città. Per anni hanno trafficato attraverso le gallerie: sigarette, alcol, droghe, medicinali, armi. È stata Hamas, quando ha tolto con un golpe il controllo della Striscia al presidente Abu Mazen, a trasformare il contrabbando casalingo in commercio militare, costruendo gallerie sofisticate in cui potevano passare anche veicoli.

ANTONY BLINKEN BENJAMIN NETANYAHU valico di Rafah - gaza egitto militari egiziani al valico di Rafah

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