L’ATTENTATORE DI NIZZA ERA IN ITALIA FINO A UNA SETTIMANA FA – COME È POSSIBILE CHE BRAHIM AOUSSAOUI SIA POTUTO ARRIVARE IN FRANCIA LIBERO NONOSTANTE FOSSE DESTINATARIO DI UN DECRETO DI RESPINGIMENTO? LE SCHEDE SIM E I CONTATTI IN SICILIA: L’IPOTESI DI UNA RETE JIHADISTA – LAMORGESE DÀ LA COLPA A SALVINI: “I DECRETI SICUREZZA HANNO PRODOTTO INSICUREZZA”, E IL LEADER DELLA LEGA CANNONEGGIA: “LEI È RESPONSABILE MORALE” DELL’ATTENTATO
1 – LAMORGESE ATTACCA SALVINI "IL KILLER LIBERO? DECRETI INSICURI"
Federico Capurso per “la Stampa”
La ministra dell' interno Luciana Lamorgese ha sentito ieri il suo omologo francese Gérald Darmanin. Uno scambio di messaggi per attestare solidarietà, dopo l' attentato di Nizza, e assicurare coordinamento nelle indagini.
Con la certezza che i rapporti resteranno saldi, anche alla luce dell' impossibilità - riconosciuta da Parigi - di addossare responsabilità al governo italiano per il mancato rimpatrio del terrorista tunisino, Brahim Aoussaoui. Un «insospettabile», lo definisce a La Stampa il vice ministro all' Interno Matteo Mauri: «Fedina penale pulita, nessun precedente tentativo di entrare in Italia, mai segnalato dalle forze di intelligence».
Né da quelle italiane, né da quelle tunisine che, riferisce una fonte di governo, «sonotra le più attente e collaborative». Per questo, il suo nome non era stato inserito nella lista di rimpatri prioritari.
luciana lamorgese matteo salvini 1
Non la pensa così Matteo Salvini, che in un tweet cannoneggia contro Lamorgese, definita «responsabile morale» dell' attentato, e ne chiede le dimissioni. Accuse allontanate con forza dagli uomini di maggioranza e dalla stessa titolare del Viminale, che lancia anche una stoccata: «I decreti sicurezza hanno prodotto insicurezza», perché hanno messo da un giorno all' altro in strada 20mila migranti, costretti a uscire dal sistema dell' accoglienza e dunque dal «radar delle forze di polizia».
notre dame a nizza dopo l attentato
Lo scontro si inasprisce. Fino alla richiesta recapitata dalla Lega a Lamorgese, con l' appoggio di tutto il centrodestra, di riferire in Aula. Intanto, si stanno ricostruendo gli spostamenti di Aoussaoui verso la Francia.
Lo sbarco a Lampedusa, il trasferimento a Bari, poi una terza tappa, Palermo, ospitato da un parente per 15 giorni, senza mai dare segni di radicalizzazione (la Procura del capoluogo sicialiano sta indagando porpio sui suoi contatti in loco).
Fonti francesi confermano che in questo oggi all' Eliseo non c' è alcuna volontà di far polemica con l' Italia, la priorità è la sicurezza nazionale e l' innalzamento massimo dell' allerta su scuole e luoghi di culto. Anche una sovranista irriducibile come Marine Le Pen ha tralasciato il tema immigrazione e si è concentrata sulla minaccia rappresentata da Erdogan. L' impressione è che Parigi, miri a coinvolgere il più possibile l' Europa facendo anche dell' immigrazione una questione comunitaria, non divisiva o riconducibile a uno specifico Paese.
2 – LE DIVERSE SCHEDE SIM E I CONTATTI IN SICILIA: L'IPOTESI DI UNA RETE JIHADISTA
Giovanni Bianconi e Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
Tunisia, Italia, Francia.L' indagine sull' attacco di Nizza si muove lungo questo asse, un sentiero sovrapposto al sentiero battuto dal tunisino Brahim Aoussaoui. E gli inquirenti sono alla ricerca di possibili complici: due persone sono in stato di fermo in quanto ha avuto rapporti con il killer.
Gli inquirenti intanto guardano al paese d' origine del terrorista. Tunisi, con formula anodina, ha confermato l' apertura di un dossier e rivelato che nel 2016 Brahim è finito in prigione perché aveva usato un coltello durante una lite.
Dunque un precedente nel profilo di un personaggio enigmatico. Che - aggiungono i media - ha partecipato in passato alle manifestazioni di «Ansar al Sharia», una fazione pericolosa e inserita dagli Usa nella lista del terrorismo. Tra i suoi dirigenti ci sono stati alcuni qaedisti finiti in indagini italiane. Su Internet è apparsa una rivendicazione di una sigla sconosciuta, «al Mahdi», un post senza riferimenti che possano confermare l' autenticità.
emmanuel macron a nizza dopo l attentato
I familiari di Aoussaoui, invece, intonano una cantilena già sentita. Nostro figlio era introverso, poco istruito, si arrangiava con piccoli lavori - aggiustava moto e trafficava in carburante -, per un certo periodo ha bevuto alcol e fatto uso di droghe. Un' esistenza sul filo abbandonata negli ultimi due anni, quando ha iniziato a pregare con regolarità.
Scelta seguita dalla decisione di emigrare clandestinamente verso Lampedusa. Almeno è ciò che sostiene la madre, sorpresa quando le ha telefonato per rivelarle che era a Nizza da appena due giorni, quindi attorno al 28. «Mi ha detto che dormiva vicino alla chiesa, mi ha anche inviato una foto della basilica - ha aggiunto - Non parlando il francese cercava qualche connazionale che potesse aiutarlo».
Nelle tasche di Brahim Aoussaoui, la polizia francese ha trovato gli indizi di una permanenza sul territorio italiano almeno fino alla scorsa settimana. Solo dopo ha attraversato il confine. Sceso a Bari, il 9 ottobre, dalla nave Rhapsody su cui aveva trascorso la quarantena anti-Covid, l' assassino si sarebbe spostato in Sicilia. Un particolare riferito sempre dai familiari alle autorità locali che hanno trasmesso le notizie in Italia e in Francia. Affermava di trovarsi ad Alcamo, in provincia di Trapani, dove aveva trovato un' occupazione nella raccolta delle olive, e i primi accertamenti avrebbero riscontrato questa versione.
Solo dopo diversi giorni il ventunenne avrebbe risalito la penisola fino alla frontiera con la Francia. Verosimilmente con la decisione già presa di colpire, forse con l' obiettivo ancora da scegliere. Dalle prime testimonianze raccolte sembra che non avesse mai manifestato pubblicamente il suo radicalismo islamico, tantomeno intenzioni omicide. Tuttavia sarà importante l' analisi del telefonino italiano che aveva con sé, probabilmente una scheda acquistata a Bari. Forse sono le stesse persone con cui era parlava quando era sulla Rhapsody (presumibilmente con una scheda tunisina), forse altre.
le strade di nizza dopo l attentato
Gli investigatori dell' Antiterrorismo - le Digos di diverse città con il coordinamento della Polizia di prevenzione - hanno già rintracciato parte dei tunisini arrivati a Lampedusa il 28 settembre sullo stesso «barchino» di Brahim, per provare a saperne di più sul personaggio e sui suoi appoggi. A cominciare da quelli siciliani.
L' inchiesta si basa in gran parte sull' individuazione dei contatti dell' assassino, per capire chi sono, se si tratta di semplici amici o di individui con responsabilità maggiori.
Indiscrezioni francesi non escludono che il tagliagole possa essere stato «pilotato», ma siamo ancora a livello di ipotesi.
Per questo la Procura di Bari, dove Brahim è sbarcato, ha avviato un' inchiesta ipotizzando l' esistenza di un' associazione con finalità di terrorismo internazionale. Anche la Procura di Palermo s' è mossa per indagare sui contatti siciliani. C' è poi un altro fascicolo, sempre a Bari ma senza ipotesi di reato, per verificare perché il clandestino, con un decreto di allontanamento, sia stato lasciato a piede libero (con altri 176 quel giorno) e non trasferito in un Centro per il rimpatrio.
Normalmente circa un decimo degli irregolari espulsi finisce in quelle strutture, riservate a soggetti segnalati come pericolosi o sospettati per qualunque motivo. Su Brahim Aoussaoui non risultava nulla, nemmeno nelle comunicazioni tra servizi segreti. Perciò è stato messo in libertà. Accompagnato con un pullman alla stazione, da dove sarebbe subito ripartito per la Sicilia.
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