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“NON ERO A MIO AGIO CON ME STESSO E BEVEVO” – I TORMENTI DI DANIEL RADCLIFFE, IL MAGHETTO DI HARRY POTTER CHE, COME TANTI GIOVANI ATTORI, HA SBARELLATO CERCANDO DI GESTIRE LA FAMA PRE ORE: “SE USCIVO E MI UBRIACAVO LA GENTE MI GUARDAVA CON INTERESSE E CURIOSITÀ, PERCHÉ NON ERO SEMPLICEMENTE UNA PERSONA UN PO' BRILLA, ERO PUR SEMPRE IL RAGAZZO DI HARRY POTTER. NON MI PIACEVA ESSERE OSSERVATO IN QUEL MODO, COSÌ BEVEVO DI PIÙ. PER ALCUNI ANNI SONO…” - VIDEO

 

Paola De Carolis per il “Corriere della Sera”

 

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La fama ha un costo, soprattutto quando arriva troppo presto. Da Macauley Culkin a Drew Barrymore, la storia del cinema è piena di bambini-prodigio che crescendo hanno avuto qualche difficoltà. Emerge ora che la magia di Harry Potter non ha protetto Daniel Radcliffe, protagonista della versione cinematografica della serie. Se i libri di J.K. Rowling hanno avvicinato milioni di ragazzini alla lettura, l' ultima pellicola della serie ha coinciso per l' attore con la scoperta dei poteri anestetizzanti dell' alcool.

 

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In parte la causa è stata «il panico», ha raccontato l' attore alla Bbc. «Stava finendo l' avventura e non ero sicuro di cosa avrei fatto dopo». Un' incertezza comprensibile, forse, dato che la saga potteriana ha occupato l' attore e i coprotagonisti, da Emma Watson a Rupert Grint, per gran parte dell' adolescenza, dagli undici ai 21 anni. Come si cresce sotto la luce dei riflettori?

 

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«Non ero a mio agio con me stesso, o con la versione sobria di me - ha ricordato -. Così bevevo. Anche gli eccessi, però, venivano visti attraverso il prisma della fama: «Se uscivo e mi ubriacavo la gente mi guardava con interesse e curiosità, perché non ero semplicemente una persona un po' brilla, ero pur sempre il ragazzo di Harry Potter ». Lo sguardo divertito e ironico del pubblico peggiorava la situazione. «Non mi piaceva essere osservato a quel modo, così bevevo di più, mi ubriacavo ancora. Per alcuni anni sono andato avanti così».

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Un circolo vizioso dal quale è uscito con l' aiuto dei genitori - il padre e la madre non bevono ma l' alcolismo, ha ammesso Radcliffe, ha segnato diverse generazioni della sua famiglia - e grazie alla determinazione a smettere.

 

«Alla fine sei solo tu a poter decidere di dire basta». Ci sono voluti «tempo e più di un tentativo», nonché molta fortuna. «Ho incontrato persone meravigliose che mi hanno aiutato, altri attori che mi hanno dato consigli molto importanti». Adesso non tocca alcool: «Bere non mi manca. Quando penso al caos che era la mia vita allora, sono felice di stare meglio».

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Ha domato l' alcol ma forse non il trauma. Scritturato ad appena 10 anni, Radcliffe diventò in poco tempo tra gli attori più conosciuti e pagati nel mondo. L' ultimo film risale a quasi dieci anni fa eppure Radcliffe sarà sempre Harry Potter. Come si volta pagina?

 

«Sono molto affezionato al ruolo e agli anni che ho passato assieme ai miei amici e colleghi». Ma c' è un dubbio che non sparisce: «Se non fosse per Harry Potter sarei riuscito a diventare un attore? E oggi, le parti che mi vengono offerte mi arrivano perché sono stato Harry Potter o perché sono bravo?».

 

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È la maledizione del successo, nonostante il lavoro e il plauso dei critici non manchino. Radcliffe è protagonista al cinema di Escape from Pretoria , film di Francis Annan su tre attivisti contro l' Apartheid in Sudafrica, mentre a teatro è stato all' Old Vic di Londra al fianco di Alan Cummings e Jane Horrocks in Endgame , di Samuel Beckett, sino a quando il Covid-19 non ha portato alla cancellazione di tutte le repliche. Prima ha interpretato Equus , pièce di Peter Shaffer, l' avvocato Arthur Kipps in The woman in black , Allan Ginsberg in Kill your darlings .

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Il teatro, e Londra, lo hanno aiutato moltissimo. «C' è poca tolleranza per chi si dà arie.

Per un periodo sono stato a Los Angeles e credevo di impazzire - ha sottolineato -.

Non riesco a immaginare cosa possa significare crescere lì, soprattutto perché quando sei piccolo, o molto giovane, non sai esattamente chi sei e credi all' immagine che gli altri hanno di te.

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Non sempre hai la forza di rimanere fedele a ciò che sei. Alla fine - ha concluso - devi farti delle domande esistenziali: cosa vuoi dalla vita? Ho capito che la mia passione è fare l' attore, che l' avrei fatto anche senza fama e senza soldi. Così vado avanti».

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