COL #METOO TE LO METTO IN GOOGLE – LE DUE DIPENDENTI DI GOOGLE CHE HANNO ORGANIZZATO LA PROTESTA CONTRO LE MODALITÀ CON CUI LA SOCIETÀ AVEVA AFFRONTATO LE MOLESTIE SESSUALI PAGANO IL PREZZO: OLTRE A VEDERE RIDIMENSIONATI I RUOLI IN AZIENDA, È STATO CHIESTO LORO DI PRENDERSI DEI PERIODI DI MALATTIA – GOOGLE ERA STATA COSTRETTA A LICENZIARE 48 DIPENDENTI, MA NON PRIMA DI RIEMPIRE LE LORO TASCHE CON LAUTE BUONUSCITE…
Due dipendenti di Google che hanno organizzato la protesta contro Mountain View dello scorso novembre stanno pagando il prezzo della loro scelta, trovando a far fronte a delle ritorsioni da parte della società. Lo riporta il New York Times. Il ruolo di Claire Stapleton, manager del marketing di YouTube, è stato ridimensionato. Meredith Whittaker, ricercatrice dell'intelligenza artificiale, è stata informata che la sua posizione sarà «drasticamente cambiata».
Oltre a vedere il suo ruolo ridimensionato, a Stapleton è stato chiesto di prendersi un periodo di malattia nonostante non fosse malata. A Whittaker è stato chiesto invece di abbandonare il suo posto alla New York University. Le due donne avevano aiutato a organizzare la protesta dei dipendenti di Google contro le modalità con cui la società ha affrontato le molestie sessuali.
Claire Stapleton e maredith Whittanker
Lo scandalo delle molestie sessuali ha investito Google lo scorso ottobre, e ha costretto l'azienda a licenziare 48 dipendenti (tra cui 13 dirigenti) perché accusati di aver commesso abusi o molestie negli ultimi due anni. In una lettera dell'amministratore delegato Sundar Pichai si annunciava «una linea sempre più dura» sui comportamenti sessuali inappropriati.
A denunciare il fenomeno era stato sempre il New York Times. Secondo il quotidiano una delle figure più importanti nel gruppo, Andy Rubin, creatore del software mobile Android, è stato mandato via dall'azienda dopo un accordo che ha previsto una buonuscita di 90 milioni di dollari, nonostante fosse anch'egli tra gli accusati di molestie.
Rubin peraltro ha sempre respinto le accuse contro di lui, sostenendo di essere uscito volontariamente da Google per lanciare la società di capitali e incubatore tecnologico Playground.
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