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CHIRURGIA CANAGLIA - OGNI ANNO IN ITALIA 80 PAZIENTI VENGONO OPERATI ALL’ARTO O ALL’ORGANO SBAGLIATO, EPPURE BASTEREBBE UN PENNARELLO PER EVITARE ERRORI COSI’ GRAVI. NEGLI STATI UNITI MUOIONO PIU’ PERSONE PER SBAGLI DEI MEDICI CHE PER OVERDOSE E INCIDENTI AEREI

1.OTTANTA OPERAZIONI ALL’ANNO SU ORGANI E ARTI SBAGLIATI “MA PER EVITARE GLI ERRORI PUÒ BASTARE UN PENNARELLO”

Michele Bocci per “la Repubblica

 

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A volte basterebbe un pennarello nero. Lo dicono anche gli esperti: nell’era della medicina super tecnologica, dei macchinari sofisticati e delle procedure blindate, avrebbe senso ricordarsi di fare un segno di inchiostro sul corpo del paziente prima di entrare in sala operatoria.

 

Si eviterebbe così di intervenire sul ginocchio sbagliato, di passare il bisturi sul fianco del rene sano, di preparare la protesi per la spalla che funziona, insomma di commettere uno degli 80 gravi “errori di lato” registrati ogni anno in Italia su 8 milioni di interventi tra quelli in regime di ricovero e quelli ambulatoriali.

 

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Il linguaggio burocratico degli ospedali li chiama proprio così, “errori di lato”. Sono figli delle simmetrie del nostro corpo, assai meno rari di quello che si potrebbe pensare. Quanti ne avvengono? Quando si entra nel campo degli sbagli del sistema sanitario i dati ballano. Colpa della scarsa voglia di segnalare i sinistri da parte dei medici e degli ospedali.

 

Comunque, secondo le ricerche internazionali, capitano più o meno una volta ogni 100mila interventi. In Italia significa appunto almeno 80 pazienti l’anno operati nel posto sbagliato, uno ogni quattro giorni. Casi dai quali originano processi, sospensioni, cause di risarcimento.

 

girolamo sirchia  beatrice lorenzin francesco bovegirolamo sirchia beatrice lorenzin francesco bove

Lo sanno bene all’ospedale di Lucca dove a metà aprile un urologo ha asportato a un paziente il rene sano e lasciato intatto quello malato di cancro. Gli errori chirurgici rappresentano circa un terzo di quelli che avvengono negli ospedali. Secondo una ricerca condotta in alcune delle più grandi strutture italiane qualche anno fa, ma i cui risultati sono ritenuti ancora validi, danneggerebbero circa 150mila dei 4 milioni sottoposti a intervento.

 

Ovviamente molto spesso si tratta di problemi banali, che magari si risolvono in qualche giorno, ma talvolta invece il malato muore. Uno degli sbagli più diffusi ha a che fare con “strumenti o altri materiali lasciati all’interno del sito chirurgico”, secondo la dicitura del ministero. È circa sei volte più frequente dell’errore di lato.

 

lorenzin lorenzin

La signora Anna Maria Casadei ha intuito già molto tempo fa l’importanza di fare un segno sulla parte del corpo da operare. «Nel 1994 ho fatto un intervento a un seno e prima di entrare in sala ci ho disegnato sopra una margherita — racconta — Poi nel 2008 ho fatto la stessa cosa per l’operazione all’anca. Così il chirurgo non poteva sbagliare».

 

Certamente non lo sapeva, ma la signora Casadei ha anticipato un protocollo medico. Per evitare gli errori in sala, ormai molti ospedali chiedono che i chirurghi prima dell’inizio dell’intervento compilino una “check list”, fatta propria anche dal ministero della Salute. Si tratta di verificare il compimento, spuntandole su un foglio, di una serie di operazioni.

OSPEDALE DEL MARE VENEZIAOSPEDALE DEL MARE VENEZIA

 

Tra queste c’è la somministrazione di terapie antibiotiche e anti coagulanti, il controllo delle lastre ma anche dell’identità del paziente, e la descrizione dell’intervento. Ma c’è anche, appunto, l’accertamento “che il sito chirurgico sia stato marcato”.

 

Come spiega Riccardo Tartaglia, coordinatore del Comitato delle Regioni per la sicurezza delle cure, «negli Usa ci sono campagne pubblicitarie dove si mostra il chirurgo che, talvolta anche insieme al paziente, traccia un segno sula zona da operare ». Una precauzione che sembra banale, ma che viene presa molto sul serio e purtroppo non sempre è rispettata. Un po’ come il lavaggio delle mani degli operatori sanitari per evitare infezioni nei malati.

 

ospedaleospedale

La cultura della segnalazione dell’errore non è ancora sviluppata nel nostro Paese. E infatti dal 2005 al 2012 sono stati comunicati al ministero soltanto 1.900 eventi sentinella, tra i quali gli errori di lato sono appena 26. Del resto ci sono Regioni che non inviano i dati degli errori in corsia.

 

«Da noi non si dice di aver sbagliato per paura di perdere la reputazione con i colleghi, per timore delle conseguenze legali, per la poca disponibilità a discutere dei pochi sbagli», dice sempre Tartaglia, che fa anche parte della task force istituita dal ministro Beatrice Lorenzin dopo il caso della piccola Nicole, la neonata morta a Catania nel febbraio 2015.

 

ospedale cardarelli ospedale cardarelli

Si tratta di un gruppo di esperti che interviene sui casi, sospetti, di errore grave. L’intento è quello di trovare cosa non ha funzionato nelle procedure e raccogliere informazioni per evitare che eventi del genere si ripetano. «Qual è la prima giustificazione che adduce chi ha sbagliato? Che nella sua carriera una cosa del genere non era mai successa», racconta Tartaglia.

 

Anche Gianluigi Melotti, presidente onorario dell’Acoi, associazione dei chirurghi ospedalieri, sottolinea come «la raccolta dei dati non funziona. Gli errori di lato segnalati sono meno di quelli che avvengono. Anche perché non hanno sempre a che fare con organi o grandi articolazioni, ma anche con varici o ernie». Su un punto gli esperti sono tutti d’accordo. Non basta lo sbaglio di un solo medico per provocare il disastro.

ospedaleospedale

 

«Quasi sempre è un fatto che riguarda più professionisti — dice Andrea Pietrabissa, chirurgo di Pavia con alle spalle 5mila interventi — Ormai lavoriamo per procedure, ci sono controlli multipli per ciascun paziente. Servono a ridurre il rischio di qualcosa che continuerà a succedere ma che dobbiamo rendere meno probabile ». In certi casi anche grazie a un pennarello.

 

2.USA, PIÙ MORTI PER SVISTE DEI MEDICI CHE PER INCIDENTI AEREI E OVERDOSE

Arturo Zampaglione per “la Repubblica

 

Gli errori più vistosi sono quelli dei chirurghi: tra il 1990 e il 2010 hanno operato 2413 pazienti nella parte sbagliata del corpo, hanno dimenticato 4857 oggetti (soprattutto spugnette) nelle pance dei malati e in 27 casi hanno infilato il bisturi nel corpo di un paziente che non aveva bisogno di quella operazione.

chirurgia chirurgia

 

Ma la maggioranza dei 251. 454 americani morti nel 2013 per gli sbagli dei medici è stata vittima di circostanze molto più banali: sviste, farmaci non idonei o in quantità eccessive, analisi di laboratorio approssimative, piaghe di decubito sottovalutate. Quel che è sicuro, comunque, è che gli errori sanitari sono diventati la terza causa di mortalità negli Stati Uniti dopo le malattie cardiovascolari e il cancro. Nel complesso uccidono più persone dell’Aids, il cancro al seno, gli incidenti aerei e le overdose calcolati tutti insieme.

 

CHIRURGIA CHIRURGIA

«È un’emergenza che va affrontata e superata», dice Martin “Marty” Makary, il chirurgo dell’ospedale universitario John Hopkins di Baltimora che ha guidato il team di ricerca sugli errori medici. I cui risultati, pubblicati ora su The Bmj, il prestigioso ex British medical journal, hanno inevitabilmente sollevato grandi polemiche al di là dell’Atlantico, anche perché i medici americani si considerano, con una certa presunzione, i migliori del mondo.

 

Qualcuno ritiene che le cifre siano esagerate: sono più del doppio delle stime che circolavano prima dell’ultima ricerca. Ma Martin Makary e i suoi collaboratori sono convinti dell’accuratezza dello studio, anche se sottolineano per primi l’importanza di cambiare i sistemi di registrazione delle “morti per cause evitabili”, come vengono chiamati gli errori medici.

 

CHIRURGIA PLASTICA CHIRURGIA PLASTICA

Adesso i certificati di morte compilati da medici e ospedali, i cui dati poi confluiscono nel Cdc (Centers for desease control), l’istituto federale di Atlanta, devono riportare (anche per fini assicurativi) il motivo per cui il paziente è stato ricoverato in clinica o ha chiesto l’intervento delle strutture sanitarie.

 

Così, però, se per caso il paziente aveva una polmonite al momento del ricovero, sarà quest’ultima a figurare come la causa del decesso e non, ad esempio, l’eventuale piaga da decubito o un farmaco somministrato in modo sbagliato.

 

Le autorità americane dicono che questo è l’approccio usato anche a livello internazionale. Il difetto? Che non permette un’attenta valutazione degli errori e quindi dei metodi per porvi rimedio. Di qui l’ipotesi di Makary e del suo collega Michael Daniel: i certificati dovrebbero specificare se la morte poteva essere evitata. Così i dati sarebbero più precisi e si farebbe di più per combattere il fenomeno della malasanità.

SALA OPERATORIA TRAPIANTO CAGLIARISALA OPERATORIA TRAPIANTO CAGLIARI

 

In particolare, dicono ancora i ricercatori del John Hopkins, alcune criticità verrebbero alla luce: a cominciare dalle piaghe da decubito che sono all’origine di mezzo milione di ricoveri all’anno, di cui circa 50mila sfociano nel decesso dei pazienti, per lo più anziani e malati di mente.

 

Il team che ha condotto la ricerca: oltre 50 mila vittime soltanto dalle piaghe da decubito

Certo, il bilancio complessivo degli errori fa paura. Si sapeva che la prima e la seconda causa di morte negli Stati Uniti erano rispettivamente i problemi al cuore, che nel 2013 hanno portato a 611 mila i morti negli Usa per questa causa, e il cancro (585mila decessi).

 

Ma è stata una sorpresa che il numero dei morti per un errore superasse le 250mila unità: cioè molto più dei suicidi (41mila), delle malattie respiratorie come la polmonite (149mila), degli incidenti d’auto (34mila) o delle morti per armi da fuoco (34mila).

sala operatoria sala operatoria

 

Qualcuno insinua che sarebbero proprio i medici a fare resistenza, opponendosi a un nuovo sistema per registrare gli errori nel timore che possa danneggiare molte carriere. Ma secondo Makary dovrebbero essere i primi a rallegrarsi: perché responsabilità e problemi gestionali diventerebbero più chiari, a beneficio di tutti.

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