COLLEONI PER AGNELLI – È STATO ARRESTATO FRANCESCO, IL FIGLIO DELL’EX SEGRETARIO PROVINCIALE DELLA LEGA DI BERGAMO FRANCO COLLEONI, TROVATO MORTO IERI CON LA TESTA FRACASSATA A DALMINE, IN PROVINCIA DI BERGAMO – I DUE AVREBBERO AVUTO UNA COLLUTTAZIONE PER LA RIAPERTURA DELLA LORO TRATTORIA “IL CARROCCIO”, DURANTE LA QUALE IL FIGLIO HA FATTO CADERE A TERRA IL PADRE E… - IL RICORDO DI SALVINI: “CON LUI HO CONDIVISO ANNI DI BATTAGLIE, SCONFITTE E VITTORIE”
1 – OMICIDIO DI FRANCO COLLEONI, ARRESTATO IL FIGLIO FRANCESCO
Svolta nell’indagine sull’omicidio dell’ex segretario provinciale della Lega Franco Colleoni. I carabinieri di Bergamo hanno arrestato questa mattina uno dei figli della vittima, Francesco 34 anni, di Dalmine. L’attività di polizia giudiziaria svolta dal momento dell’omicidio dai carabinieri ha permesso di accertare che nella mattinata di ieri dopo l’ennesimo diverbio per la riapertura della loro trattoria «Il Carroccio» padre e figlio, cuoco del locale, hanno avuto una colluttazione nel corso della quale il giovane ha percosso violentemente il padre facendolo cadere a terra e facendogli sbattere più volte la testa su una pietra del cortile.
carabinieri alla trattoria il carroccio dopo la morte di franco colleoni1
Il presunto movente sarebbe da ricercare nei cattivi rapporti familiari e in quelli legati alla gestione del ristorante di famiglia. Nel corso della notte l’arrestato ha ammesso ai militari del Nucleo Investigativo e della Compagnia di Treviglio la colluttazione con il padre, ma di non ricordare nulla dell’evento. È stato quindi dichiarato in arresto. Il pm Fabrizio Gaverini ha successivamente interrogato l’arrestato assistito dal legale di fiducia. Francesco Colleoni è in carcere a Bergamo.
2 – L'EX LEGHISTA COLLEONI UCCISO IN UNA CASCINA «UNA RAPINA FINITA MALE»
Claudia Guasco per “il Messaggero”
È stato un leghista della prima ora e anche se da vent' anni si era allontanato dalla politica attiva per dedicarsi al suo ristorante, la passione non lo ha mai abbandonato. «A casa mia sono appesi ancora i manifesti delle prime battaglie», amava raccontare.
Ieri mattina l'hanno trovato nel cortile della cascina dove viveva e lavorava a Brembo di Dalmine, la città delle acciaierie in provincia di Bergamo. Aveva la testa fracassata, a colpi di spranga o di un oggetto afferrato sul posto, e segni di aggressione su tutto il corpo.
Ha impressionato anche gli investigatori la violenza con cui è stato ucciso Franco Colleoni, 68 anni, tra il 1999 e il 2004 segretario provinciale della Lega e membro del consiglio federale, poi migrato al M5S nel 2013.
A trovarlo riverso, già morto, è stato uno dei figli, che ha avvisato il fratello e la madre. Marito e moglie si erano separati, lei però è rimasta a vivere in un'area della cascina. Qui c'è anche la casa di Colleoni e la trattoria di specialità locali Il Carroccio, che gestiva con i due figli dopo aver lasciato l'attività di ambulante di formaggi.
carabinieri alla trattoria il carroccio dopo la morte di franco colleoni
L'ex moglie ha raccontato ai carabinieri di essere entrata in casa e di averla trovata sottosopra, poi è corsa in cortile dove ha trovato l'uomo disteso a terra sul vialetto che collega l'abitazione al ristorante. Sangue ovunque e attorno al cortile sono state trovate tracce di più persone, l'ipotesi immediata è quella di una rapina finita male: forse Colleoni ha sorpreso la banda entrata nella sua proprietà e ha affrontato i malviventi.
AMICIZIE E POLITICA
trattoria il carroccio sequestrata
Ma ciò che colpisce è l'efferatezza con la quale è stato aggredito: numerosi colpi alla testa che gli hanno sfondato il cranio e botte ovunque. I carabinieri della compagnia di Treviglio e del Nucleo investigativo di Bergamo, coordinati dal sostituto procuratore Fabrizio Gaverini, non escludono alcun movente e scavano nella vita di Colleoni.
Amicizie e contatti di lavoro, vecchie frequentazioni politiche ed eventuali dissidi. Non risulta avesse ricevuto minacce, «ma stiamo approfondendo anche questo aspetto», precisano gli investigatori. Tra gli amici accorsi alla cascina c'è anche Francesco Bramani, sindaco leghista di Dalmine. «Ho parlato con i carabinieri, che non si sono sbilanciati - racconta - Però mi hanno parlato di una scena agghiacciante, con Colleoni che aveva moltissime ferite alla testa».
Per il primo cittadino la pista della rapina «è strana, il sabato mattina, con i ristoranti chiusi in questo periodo». I dipendenti se ne vanno affranti sotto la pioggia, «era una brava persona», lo ricordano. I vicini di casa non hanno viso nessuno, la recinzione frontale della casa e del ristorante è un muro alto oltre due metri.
Probabilmente gli aggressori sono entrati dal retro, dove il terreno degrada verso il corso del fiume Brembo. I carabinieri hanno ascoltato decine di persone tra familiari, conoscenti, colleghi e vicini di casa e stanno visionando i filmati delle numerose telecamere comunali della zona.
carabinieri alla trattoria il carroccio dopo la morte di franco colleoni 3
Repertati anche alcuni oggetti accanto al corpo di Colleoni, uno potrebbe essere l'arma del delitto. Tra chi lo pensa con affetto c'è anche il leader della Lega Matteo Salvini: «Ricordo con stima e affetto Franco Colleoni. Con lui ho condiviso anni di battaglie, di sconfitte e di vittorie. E pranzi e cene nel suo ristorante».
3 – «PADANO» DELLA VECCHIA GUARDIA QUELLE CENE CON IL LEADER SALVINI «ADDIO AMICO DI TANTE BATTAGLIE»
Sabrina Cottone per “il Giornale”
«Locale sottoposto a sequestro penale» recita il cartello sulla casa e davanti al ristorante «Il Carroccio», circondato dalle strisce di plastica bianca e rossa che bastano a far sussultare Brembo di Dalmine e, come in centri concentrici che si allargano veloci, Bergamo, la capitale della Lega dura e pura prima maniera, e il partito tutto.
Colpi sferrati alla testa di Franco Colleoni con ferocia, con un oggetto contundente, non possono lasciare indifferenti nessuno, meno che mai coloro con i quali Colleoni ha condiviso la vita politica. Anche perché carabinieri e procura fanno sapere che non viene esclusa alcuna ipotesi, dal furto alla rapina fallita alla pista personale. I leghisti a lui più vicini temono che possa essere il gesto disperato di qualcuno a lui legato per lavoro e che ha perso la testa per la crisi.
Già, perché Franco Colleoni, 68 anni, non era una persona qualsiasi, anche se aveva chiuso da tempo con la politica attiva, concentrando le proprie energie nell'avventura del ristorante insieme con la moglie. Colleoni è stato un politico noto e impegnato nella Lega, almeno fino al 2004, e nonostante davanti ai cambiamenti del suo partito abbia poi dichiarato di voler votare i 5stelle, la prima passione politica l'aveva conservata non solo nel cuore ma anche nel nome della sua vita da ristoratore: si chiama «Il Carroccio» il locale che ha aperto nella cascina intorno al cui cortile si trova la sua casa, dove vivono ancora i simboli lúmbard.
Un ristorante frequentato anche dal segretario della Lega, Matteo Salvini: «Lo ricordo con stima e affetto, con lui ho condiviso anni di battaglie, di sconfitte e di vittorie. Ricordo i pranzi e le cene nel suo ristorante di Dalmine. Una preghiera per lui, condoglianze ai suoi cari». Segretario provinciale della Lega dal 1999 al 2004, e prima, tra il 1995 e il 1997, assessore nella giunta provinciale di Giovanni Cappelluzzo, era uno dei leghisti «duri e puri» che consideravano anche il fondatore, Umberto Bossi, troppo integrato nel sistema.
Dopo inchieste e scandali, aveva preso una sbandata per Beppe Grillo, come non pochi leghisti vecchio stampo in cerca di nuovo autore, e nel 2013 si era confessato con il Corriere di Bergamo per aver abbandonato Alberto da Giussano per buttarsi tra le braccia del comico della Lanterna. «Dice molte cose che mi indussero a entrare nella Lega nel '90: etica, rigore, niente interessi».
Ancora: «Sono stato organico ad un movimento, ho conosciuto molti fatti, alcuni gravi ma che non posso dimostrare. Ho voglia di voltare pagina». Diceva di non sentirsi tradito dagli ideali ma dagli uomini: «Io negli ideali della Lega credo ancora. A casa mia sono appesi ancora i manifesti delle prime battaglie». Ora che è morto, non è facile trovare un perché.