OTTAVIA, ORA DATTE PACE! DOPO 83 ORE NELLA GROTTA BUENO FONTENO, IN LOMBARDIA, LA SPELEOLOGA OTTAVIA PIANA E’ STATA PORTATA IN SALVO E TRASFERITA IN OSPEDALE A BERGAMO PER LE FERITE CHE HA RIPORTATO NELLA CADUTA. NON SI PLACANO LE POLEMICHE PER LA SUA “IMPERIZIA”: “È LA SECONDA VOLTA IN UN ANNO CHE DECINE DI SOCCORRITORI DEVONO ANDARLA A RECUPERARE” – IL GEOLOGO MARIO TOZZI E’ DURISSIMO: “LA GROTTA NON È UN MONDO PER TUTTI E NON SEMPRE LA RICERCA È UNA GIUSTIFICAZIONE COSÌ GRANDE DA METTERE A RISCHIO LA PROPRIA VITA: QUALCHE VOLTA FAREMMO BENE A FARE UN PASSO INDIETRO. NON SIGNIFICA ARRENDERSI: SI TRATTA DI NON ABUSARE DEI NOSTRI MEZZI” - ORSINI (PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA): “PER I SOCCORSI NON PAGHERANNO I CITTADINI” – VIDEO
SERVE UN LIMITE ALL’AVVENTURA
Mario Tozzi per la Stampa - Estratti
Bisogna forse smarcarsi da un certo senso di fastidio quando si pensa al soccorso che si dovrà inevitabilmente prestare a Ottavia Piana, la giovane speleologa rimasta intrappolata, per la seconda volta in meno di due anni, nelle profondità della grotta Bueno Fonteno in provincia di Bergamo. È quel fastidio, suscettibile di diventare intolleranza, che ci coglie quando si devono impegnare uomini, donne e mezzi per soccorrere chi magari si è avventurato in alta quota, in condizioni meteorologiche avverse, rischiando vite e impegnando risorse pubbliche. Per non dire di quando si deve soccorrere chi si è messo in condizioni di pericolo solo per divertimento, magari in apnea senza compagni oppure fuori pista con la neve fresca.
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Però la grotta non è un mondo per tutti e non sempre la ricerca è una giustificazione così grande da mettere a rischio la propria vita: qualche volta faremmo bene a fare un passo indietro dagli abissi, o dalle vette, e restarcene nel nostro ruolo a fare ipotesi con quello che abbiamo in mano e in testa. Non significa arrendersi o abdicare a essere sapiens, al contrario: si tratta di non abusare dei nostri mezzi e continuare a progredire nel rispetto dei limiti naturali che, per fortuna, ancora resistono.
CASO OTTAVIA PIANA, TRAVOLTA DALL’ONDA SOCIAL PER IL COSTO DEI SOCCORSI. MA PAGA L’ASSICURAZIONE
Thomas Usan per la Stampa - Estratti
«Inostri soci hanno un’assicurazione che copre i costi di soccorso in caso di infortunio». In molti negli ultimi giorni si sono chiesti sui social: chi paga l’intervento per il recupero di Ottavia Piana? «Non i cittadini» conferma a La Stampa il presidente della Società Speleologica Italiana Sergio Orsini.
La ragazza è stata salvata questa mattina (18 dicembre) dopo essere rimasta intrappolata per 80 ore sottoterra nell’Abisso Bueno di Fonteno nel Bergamasco.
Più di 150 tecnici del Soccorso Alpino hanno lavorato in questi giorni con turni di 14-15 ore per portare la barella dal punto dove la speleologa era rimasta bloccata. La ragazza era caduta, ferendosi, durante l'esplorazione di un tratto ancora sconosciuto della grotta.
Le assicurazioni per gli speleologi
Passata la paura è scattata la polemica. In poco tempo si sono sollevate domande sui costi delle operazioni di recupero. Ma subito Orsini ha fatto chiarezza: «Abbiamo un accordo con Axa – specifica –. Gli speleologi sono coperti sia per l’autosoccorso sia per l’utilizzo delle strutture del Corpo nazionale di soccorso alpino (come nel caso di Ottavia ndr.). In parole povere: sono assicurati da quando escono dalla macchina per andare verso la grotta fino a quando ripartono per tornare a casa».
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