“HO RACCONTATO PER TANTI ANNI STORIE DI GAY. ADESSO SONO LE DONNE AD AVERE PIÙ DIFFICOLTA'” - FERZAN OZPETEK CI SBOMBALLA CON IL NUOVO FILM “DIAMANTI”, AMBIENTATO IN UNA SARTORIA CON UN ESERCITO DI ATTRICI: “SE È STATO DIFFICILE LAVORARE CON TANTE INTERPRETI? LA SERA MI RITROVAVO IL TELEFONO PIENI DI MESSAGGI DI CONSIGLI LUNGHI COME PODCAST. I RAGAZZI-OGGETTO DEL FILM? HO DETTO ALLE MIE ATTRICI: "COMPORTATEVI COME SE IN UNA CASERMA ARRIVASSE UNA BONAZZA". È VENUTO TUTTO NATURALE…” - VIDEO
Estratto dell’articolo di Fulvia Caprara per "la Stampa"
Parlare d'altro per parlare di se stesso. Nel nuovo film Diamanti, interpretato da un esercito di attrici predilette, Luisa Ranieri e Jasmine Trinca in primo piano, nel ruolo di due sorelle proprietarie di una celebrata sartoria della capitale, Ferzan Ozpetek segue l'abituale percorso d'ispirazione, cedendo il passo stavolta al fascino di un universo fatto di sete e manichini […]
Ha detto che Diamanti è un film spartiacque. Perché?
«Mi sono accorto che nella mia testa si è come spostato lo sguardo. Ho raccontato per tanti anni storie di gay e delle loro difficoltà, adesso sono le donne ad averne di più. Nelle cronache nere di un tempo leggevamo sempre vicende di omosessuali che finivano ammazzati, oggi succede alle donne, molto più spesso. In realtà si tratta di due mondi molto vicini perché vengono ambedue considerati diversi, altri. In più, adesso, le donne che si ribellano e non accettano soprusi, vengono uccise».
Com'è nato il film?
«[…] parto da un'esperienza personale […] Quello che domina è sempre uno spunto autobiografico che stavolta scava negli Anni 80, nell'epoca in cui da aiuto regista frequentavo le sartorie di cinema e teatro, Tirelli tra le più celebri, dove incontravo i grandi costumisti, i registi più importanti, attrici, attori. Luoghi che mi affascinavano, sentivo l'incanto di quei santuari laici del bello dove la creatività si declinava con ingegno, forte laboriosità e dedizione. È un'opera che riconduce a un periodo della mia gioventù, c'è la nostalgia per quell'ambiente scomparso, abiti così oggi non si fanno più, in genere si tende a riadattare quelli esistenti».
Perché il titolo Diamanti?
«Me lo ha suggerito la mia amica Mina, mi ha detto "il diamante è la pietra preziosa che resiste a tutto, come le donne».
Il film è dedicato a tre attrici, Mariangela Melato, Virna Lisi e Monica Vitti, che lei non ha mai diretto. Perché?
«Mariangela mi ha detto spesso che avrebbe voluto lavorare con me, non riuscivamo mai a far coincidere le date e le occasioni. Doveva succedere, finalmente, quando ho immaginato Magnifica presenza, allora l'ho chiamata, ma mi ha detto che a quel punto era troppo tardi. Solo dopo ho capito perché».
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E con la Lisi com'è andata?
«Mi faceva sempre un sacco di complimenti, avevo pensato che avrebbe potuto interpretare la nonna di Mine vaganti, poi però ho preso Ilaria Occhini, mi è sembrata più giusta, credevo che avremmo avuto altre opportunità. La Vitti l'ho incontrata quando ho preso il Globo d'oro per il miglior debutto con Il bagno turco, mi disse "sono certa che lei farà dei bellissimi film". Adesso penso che con tutte e tre potremmo incontrarci nell'aldilà e magari fare le cose che non siamo riusciti a fare qui».
In Diamanti ci sono le sue classiche tavolate. Perché sono così importanti per lei?
«Perché sono il simbolo della convivialità. A casa quando c'erano i pranzi mia madre apparecchiava sempre tre tavoli, uno in cucina, uno nel salone e uno in terrazza, amava la condivisione del cibo e credo che questo sentimento mi abbia influenzato moltissimo».
Ha diretto una squadra di interpreti, tutte note, tutte brave. È stato difficile?
«Quando ho cominciato a farlo sapere in giro mi sono sentito dire un sacco di volte "poveraccio", in realtà non ci sono stati problemi, a parte il fatto che la sera mi ritrovavo il telefono pieni di messaggi di consigli lunghi come podcast. […]».
Nel film ci sono vari ragazzi-oggetto. Insomma, la prospettiva è capovolta. Perché ha voluto che fosse così?
«Su Instagram trovo sempre foto di rugbisti usati come uomini oggetto, ci sono amiche che ne vanno pazze, mi dicono "mandameli, che sono stupendi". Quando ho costruito le scene di Diamanti con i ragazzi guardati come oggetti, ho ripensato al mio lavoro di aiuto regista, una volta mi era capitato un film ambientato in una caserma dei carabinieri, e un giorno era arrivata un'attrice che doveva parlare con il regista, la guardavano tutti. Alle mie attrici ho detto proprio così "comportatevi come se in una caserma arrivasse una bonazza". È venuto tutto naturale».
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