CHE FINE FA L'AUTORITÀ SE NEMMENO I RELIGIOSI OBBEDISCONO AL PAPA? - PADRE ENZO BIANCHI SI RIFIUTA DI LASCIARE LA COMUNITA' DI BOSE PER TRASFERIRSI IN TOSCANA, COME IMPOSTO DAL DECRETO PONTIFICIO - SI TRATTAVA DI UNA SOLUZIONE MESSA A PUNTO IN QUESTI MESI CON L’ASSENSO RIBADITO PER ISCRITTO DALLO STESSO BIANCHI, PER PORRE FINE ALLE TENSIONI INTERNE - LA COMUNITÀ, IN UNA NOTA, ESPRIME "PROFONDA AMAREZZA": "L’ESERCIZIO DEL SILENZIO È PER TUTTI NOI DIFFICILE E FATICOSO, MA VIENE L’ORA NELLA QUALE LA VERITÀ GRIDA PROPRIO CON IL SILENZIO"
Da https://www.huffingtonpost.it
Enzo Bianchi non ha lasciato Bose, in Piemonte, per trasferirsi in Toscana secondo l’accordo che, secondo la Comunità, avrebbe posto fine alle tensioni interne. Un provvedimento, il trasferimento di Bianchi da Bose a Cellole, che era stato suggerito dal delegato del Papa. Il trasferimento doveva realizzarsi prima dell’inizio della Quaresima, cioè ieri.
“Con profonda amarezza la Comunità - sottolinea una nota del monastero di Bose - ha dovuto prendere atto che fr. (frate, ndr) Enzo non si è recato a Cellole nei tempi indicatigli dal Decreto del Delegato Pontificio dello scorso 4 gennaio. Si trattava di una soluzione messa a punto in questi mesi con l’assenso ribadito per iscritto dallo stesso fr. Enzo e da alcuni fratelli e sorelle disposti a seguirlo per fornirgli tutta l’assistenza necessaria”.
La Comunità aveva rinunciato alla sua Fraternità di Cellole “affinché fosse rispettata l’indicazione del Decreto singolare approvato in forma specifica dal Papa che prevedeva per fr. Enzo un allontanamento da Bose e dalle sue Fraternità. Agendo così la Comunità aveva cercato una modalità di osservanza del Decreto singolare che permettesse a fr. Enzo di andare a vivere in un luogo da lui amato, alla cui ristrutturazione aveva contribuito attivamente, arrivando a determinare anche la disposizione dei locali atti ad accoglierlo una volta dimessosi da priore”. La Comunità di Bose ribadisce che “lo spostamento di fr. Enzo a Cellole avrebbe contribuito ad allentare la tensione e la sofferenza di tutti e avrebbe facilitato il lento cammino di riconciliazione e comprensione reciproca”.
“Purtroppo la mano tesa non è stata accolta e ora la Comunità dovrà anche affrontare l’impegnativo onere di far ripartire la Fraternità di Cellole, poiché la sua chiusura avrebbe prodotto piena efficacia solo a partire dall’arrivo di fr. Enzo alla Pieve”, conclude la Comunità ringraziando “la Santa Sede per come ci sta accompagnando e confermando”.
“L’esercizio del silenzio è per tutti noi difficile e faticoso, ma viene l’ora nella quale la verità grida proprio con il silenzio: anche Gesù, secondo i Vangeli, ha taciuto davanti ad Erode, e non si è degnato di dargli una risposta. Dunque silenzio sì, assenso alla menzogna no!”, aveva scritto alcuni giorni fa in un tweet Bianchi. L’ex priore di Bose era stato chiamato a lasciare definitivamente la sua Comunità, entro mercoledì 17 febbraio.