UN PAESE CON LE PEZZE AL CULO - IN ITALIA CI SONO 5,8 MILIONI DI PERSONE CHE VIVONO IN POVERTÀ, CIRCA UN DECIMO DI TUTTA LA POPOLAZIONE - LE CHIUSURE PER COVID SONO STATE UN BAGNO DI SANGUE: DAL 2019 A OGGI, IL NUMERO DI FAMIGLIE CHE VIVONO IN MISERIA SONO AUMENTATE DEL 40% - NON HA AIUTATO L'ABOLIZIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA: PRIMA DELLA STRETTA MELONIANA 1,3 MILIONI DI FAMIGLIE RICEVEVANO IL SUSSIDIO. NUMERO SCESO A 690 MILA CON L'ASSEGNO DI INCLUSIONE…
1. DOPO IL COVID IL 40% IN PIÙ DI FAMIGLIE IN POVERTÀ
Estratto dal “Corriere della Sera”
«La povertà oggi è ai massimi storici ed è da intendersi come fenomeno strutturale del Paese». Lo evidenzia il report statistico «Povertà 2024» di Caritas italiana presentato ieri. «Nel 2023 nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati (3.124 in 206 diocesi in Italia) — si legge — le persone incontrate e aiutate sono state 269.689.
Quasi 270 mila “volti” assimilabili ad altrettanti nuclei». Rispetto al 2022 «si è registrato un incremento del 5,4% del numero di assistiti, una crescita che si attesta su valori più contenuti rispetto a un anno fa» ma «il confronto del numero di assistiti 2019-2023 è impietoso: +40,7%». […] Il report contiene anche tre focus che fanno luce sulle nuove, e sempre più croniche, povertà che riguardano in particolare le famiglie con bambini, i senza fissa dimora e gli anziani. […]
Nel 2023 si abbassa la quota dei nuovi ascolti che passa dal 45,3% al 41,0%. Si rafforzano invece le povertà intermittenti e croniche che riguardano in particolare quei nuclei che oscillano tra il «dentro-fuori» la condizione di bisogno o che permangono da lungo tempo in condizione di vulnerabilità: una persona su quattro è infatti accompagnata da 5 anni e più. […]
2. MAI COSÌ TANTI POVERI IN ITALIA CARITAS: ERRORE ABOLIRE IL REDDITO
Estratto dell'articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”
La povertà è «ai massimi storici» in Italia con 5,8 milioni di persone, un residente su dieci, che nel 2023 vivevano nel bisogno assoluto: alimentare, sociale, sanitario. Si tratta di 2,2 milioni di famiglie. Un «fenomeno strutturale del Paese», lo definisce la Caritas nel Report presentato ieri. Per questo, è «un errore, a volte ingiustificabile, partire ogni volta da zero», come il governo Meloni ha fatto, prima abolendo il Reddito di cittadinanza, poi sostituendolo con due misure — l'Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro — di cui ad oggi nessuno conosce l'impatto.
La ministra del Lavoro, Marina Calderone, rispondendo ieri ad un'interrogazione alla Camera di Dario Carotenuto (M5S), si è invece difesa, dicendo che l'Adi, il nuovo Reddito, «non riduce la platea, ma fa una selezione a monte» dei poveri. Come documentato da Bankitalia e come rimarcato qualche giorno fa dall'Alleanza contro la povertà (di cui la Caritas fa parte, assieme a tante sigle laiche e cattoliche, oltre che sindacati e Comuni) i beneficiari si sono già dimezzati. Prima della stretta meloniana sui requisiti di accesso eravamo a 1,3 milioni di famiglie coperte dal Reddito. Oggi siamo a 690 mila con l'Adi.
[…] Dal 2019 gli assistiti sono saliti di quasi il 41%, nonostante il Reddito di cittadinanza nato proprio nel 2019. Questo deve far riflettere sull'incapacità del sussidio di arrivare ai più poveri tra i poveri, come sin dall'inizio la Caritas e molti studiosi di povertà avevano segnalato. Da ultimo, lo conferma anche il rapporto della Commissione povertà del ministero del Lavoro, pubblicato online la settimana scorsa: nel 2021 il Reddito ha raggiunto solo il 36% dei poveri assoluti; l'anno dopo il 32%. Un terzo appena. Ecco perché l'Alleanza contro la povertà chiede al governo di rendere noti i dati dei nuovi sussidi. E di intervenire per correggerne le storture «prima che sia troppo tardi, prima che la povertà aumenti ancora». […]