"L'ACCOGLIENZA DELLA FRANCIA NON È STATA ALL'ALTEZZA. CI HANNO DETTO CHE CI TRASFERIVANO A PARIGI, DOVE AVREMMO INIZIATO UNA NUOVA VITA: MA ERA UNA MENZOGNA" - PARLA UNO DEI 230 MIGRANTI PRESENTI A BORDO DELLA OCEAN VIKING CHE DOPO ESSERE STATO TRATTENUTO NELLA ZONA D'ATTESA SULLA PENISOLA DI GIENS, È STATO RIMPATRIATO - "ERA COME UNA PRIGIONE. LA MIA RICHIESTA D'ASILO È STATA RESPINTA. I POLIZIOTTI SONO VENUTI A DIRCI CHE PARTIVAMO PER PARIGI. MA QUANDO CI HANNO AMMANETTATO DAVANTI ALLA MACCHINA, HO CAPITO CHE…"
Mauro Zanon per “Libero quotidiano”
bamissa d uno dei migranti sulla ocean viking
«L'accoglienza della Francia non è stata all'altezza». Sono le parole del maliano Bamissa D., uno dei 230 migranti presenti a bordo della Ocean Viking, l'imbarcazione della Ong Sos Méditerranée finita lo scorso novembre al centro di uno scontro diplomatico molto aspro tra Parigi e Roma. Bamissa, rispedito a casa dalla Francia, è attualmente ospite da un amico a Bamako, la capitale del Mali: senza un soldo e psicologicamente devastato da ciò che gli è accaduto.
In un'intervista-video con il giornale parigino Mediapart, ha raccontato il trattamento disumano riservatogli da Parigi e la sua espulsione brutale verso il Mali decisa dalle autorità francesi dopo un esame sbrigativo della sua richiesta d'asilo. L'incubo per Bamissa è iniziato nella zona d'attesa situata sulla penisola di Giens, vicino a Tolone, dove sono stati ammassati tutti i passeggeri della Ocean Viking in attesa dell'esito della richiesta d'asilo.
«Era come una prigione», ha raccontato a Mediapart. Nella «prigione» è rimasto pochi giorni, perché la richiesta d'asilo è stata subito respinta. «Gli è stato rimproverato di non avere elementi che permettevano di corroborare ciò che diceva. Ma il mio cliente era su un'imbarcazione. È normale che non avesse alcun documento con lui», ha detto a Mediapart il suo avvocato, Aude Mayoussier.
Il 22 novembre, assieme a un connazionale presente a bordo della Ocean Viking, Bamissa viene portato in macchina dalla polizia di frontiera (Paf) all'aeroporto di Marsiglia. Gli agenti assicurano a Bamissa che sarebbero stati trasferiti a Parigi, dove avrebbero iniziato una nuova vita: ma era una menzogna. «Martedì, nella notte, i poliziotti sono venuti a dirci che partivamo per Parigi. Quando abbiamo chiesto loro il motivo, ci hanno risposto che eravamo liberi e che andavamo a Parigi perché c'erano più alberghi e una vita migliore per noi. Ma quando ci hanno ammanettato davanti alla macchina, ho capito che stava accadendo qualcosa», ha testimoniato il giovane maliano a Mediapart.
All'arrivo all'aeroporto parigino di Roissy-Charles-de-Gaulle, un agente della Paf annuncia ai due maliani quale sarebbe stata la loro vera destinazione: «Ci ha chiesto se conoscevamo la nostra destinazione e abbiamo risposto: Parigi. Lui, invece, ci ha comunicato che saremmo andati a Bamako».
Sollecitato dalla deputata del Rassemblement national Mathilde Paris il 22 novembre durante il question time all'Assemblea nazionale, il ministro dell'Interno francese, Gérald Darmanin, si era persino vantato dell'espulsione di Bamissa e del connazionale. «Lei fa finta di non vedere ciò che fa il governo francese. Ha dato prova di umanità accogliendo questa imbarcazione, ha fatto rispettare il diritto internazionale, e, da questa mattina, ha iniziato a espellere alcune persone: proprio oggi è partito un aereo verso il Mali», disse Darmanin.
E i migranti della Ocean Viking che non sono stati espulsi, si sono volatilizzati nella natura a causa della scarsa sorveglianza della polizia francese.