“NON LO CONOSCEVO COME IL ‘RUDY DEL CASO MEREDITH’, NON MI SAREI INNAMORATA DI UN MOSTRO” – PARLA L’EX FIDANZATA 23ENNE DI RUDY GUEDE, CHE L’HA DENUNCIATO PER MALTRATTAMENTI E VIOLENZA SESSUALE: “NEL 2008 (ANNO DELL’OMICIDIO DI PERUGIA, NDR) AVEVO 8 ANNI. SONO STATA INGENUA - L'HO CONOSCIUTO QUANDO ERA IN SEMI-LIBERTÀ, MI AVEVA RACCONTATO DI ESSERE FINITO IN UNA BRUTTA STORIA PASSATA. DEGLI AMICI MI HANNO SPIEGATO TUTTO” – “NON HO DENUNCIATO PERCOSSE, CI SONO STATI SPINTONI O COSE SIMILI..."
Estratto dell’articolo di Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”
«Sono stata ingenua ma non mi sarei mai innamorata di un mostro. Rudy Guede è un manipolatore narcisista. Certi aspetti della sua personalità sono emersi dopo e io ci ho messo tempo a capirli».
A parlare è la ragazza che ha denunciato il 36enne ivoriano, già condannato in via definitiva nel processo per l’omicidio di Meredith Kercher, per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale. Il gip di Viterbo ha confermato ieri il divieto di avvicinamento e, affiancata dall’avvocato Francesco Guido, la 23enne accetta di raccontare la loro storia durata due anni, lasciando fuori i passaggi finiti in indagine.
Quando è cominciata?
«Lui era già in semilibertà e io frequentavo la biblioteca dove lavorava. Lo vedevo solo lì, non lo conoscevo come il “Rudy del caso Meredith”, non sapevo che la sera rientrasse in carcere. Nel 2008 avevo 8 anni...».
Quando ha conosciuto il suo passato?
«All’inizio ci mandavamo qualche messaggio e basta perché studiavo fuori Viterbo. Mi aveva solo raccontato di essere finito in una brutta storia passata, senza spiegare oltre. Poi abbiamo preso a frequentarci e degli amici mi hanno spiegato tutto».
Come ha reagito?
«Ero già innamorata di lui e forse non ci ho voluto credere fino in fondo. Mi sono fidata.
Lo vedevo come una persona buona, che aveva cancellato quel passato».
Poi che cosa è successo?
«Quella stessa sera lui si confidò. Forse aveva capito, forse era stato avvisato, forse era il momento. Mi ha spiegato in modo generico i fatti e io non ho approfondito. Era la mia prima storia d’amore, valeva il beneficio del dubbio».
È cambiato qualcosa?
«Mi sono spiegata certi suoi comportamenti. Il rientro presto la sera, ad esempio, che mi lasciava sorpresa. Sul piano emotivo ci ho fatto i conti, è la sua vita e non vorrei parlarne qui».
E lui come è cambiato dopo che è caduto questo velo?
«Io non so se aveva calcolato tutto dall’inizio o se davvero è fatto così. Il vero cambiamento lo ha avuto quando ha finito di scontare la sua pena. Certi atteggiamenti con me... Eravamo assieme da poche settimane».
È diventato violento?
«Non ho denunciato percosse ma ci sono stati spintoni, cose simili. Ha cominciato con piccoli gesti per i quali poi chiedeva scusa e che io gli perdonavo. Ripensandoci ora, lui sapeva di sbagliare ma sapeva anche che sarebbe stato perdonato. Non so più se quelle scuse fossero sincere».
Chi la aveva «avvisata» non è mai intervenuto?
«Sì, hanno provato a farlo ragionare. In buona fede lo vedevano come quello che in pubblico, al lavoro, era irreprensibile. Con me, invece, era sempre più violento».
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Lei come reagiva?
«Gli ho consigliato di andare da uno psicologo, mi sono offerta di andarci insieme, ma non ha mai preso in considerazione questa possibilità».
Nell’interrogatorio di garanzia Guede ha negato tutto. Se lo aspettava?
«Sono allibita, non pensavo potesse arrivare a tanto. Ci sono le foto, le chat. Era meglio se fosse rimasto in silenzio».
Infine la denuncia...
«È stato un percorso doloroso, sofferto. Lo amavo e mi sono dovuta mettere in discussione. Ci eravamo già lasciati da qualche mese, ero tornata a vivere da sola a Grosseto e ho capito che non si sarebbe fermato. Mi scriveva, mi chiamava, tre volte è venuto senza dirmelo, ha le chiavi di casa a Viterbo... Una avvocatessa mi sconsigliò di denunciarlo: “Non ti crederanno, ti faranno a pezzi anche i giornali, non hai prove sufficienti”. […]».
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