“È INIZIATA LA BATTAGLIA TRA CHI APPOGGIA LA TECNO-DESTRA E CHI VI SI OPPONE” – L’EX DIRETTORE DELL’“ECONOMIST”, BILL EMMOTT, LANCIA L’ALLARME SU ELON MUSK: “È UN PERICOLO CHE PUÒ AIUTARE REGIMI AUTORITARI O GOVERNI CHE SPINGONO VERSO L’AUTORITARISMO. È COME I BARONI DEL PETROLIO ALL’INIZIO DEL NOVECENTO, I TECNO-MILIARDARI COMBATTONO I CONTROLLI GOVERNATIVI SUL PROPRIO BUSINESS” – I PERICOLO PER L’EUROPA, DOPO CHE IL MR TESLA IMBOTTITO DI KETAMINA HA APPOGGIATO LE SVASTICHELLE DELL’AFD: “LA TECNODESTRA PUNTA A MOLTIPLICARE LA PROPRIA INFLUENZA SU TUTTO IL VECCHIO CONTINENTE”
Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per “la Repubblica”
https://www.repubblica.it/esteri/2024/12/31/news/musk_trump_tecnodestra_bill_emmot-423913807/
elon musk con il figlio e donald trump al capodanno a mar a lago
«Siamo in una nuova era, l’era della battaglia tra chi appoggia la tecno destra e chi vi si oppone». È il parere di Bill Emmott, ex-direttore dell’Economist, sul dibattito aperto nei giorni scorsi da un editoriale di Ezio Mauro su Repubblica. I tecnomiliardari sono una minaccia alla democrazia, afferma l’autorevole commentatore britannico, che può «spingere verso l’autoritarismo».
Prima a braccetto con Trump in America, poi con Farage nel Regno Unito, ieri il governo tedesco lo ha accusato di volere influenzare le elezioni di febbraio in Germania: c’è una tendenza nelle esternazioni di Musk o addirittura è la nascita di un movimento internazionale?
«Vedo una tendenza e pure una campagna politica internazionale.
Con due aspetti interessanti. Il primo è che, paradossalmente, Trump è un antiglobalista, il suo slogan è America first, prima l’America, e qui abbiamo il suo più stretto collaboratore che prova a interferire in elezioni in tutto il mondo. […]
DONALD TRUMP CAMERIERE DI ELON MUSK - IMMAGINE CREATA CON GROK
La seconda considerazione è che, d’altra parte, le iniziative di Musk non sono davvero una novità: i grandi imprenditori hanno sempre provato a influenzare la politica. La differenza è che una volta lo facevano comprando giornali e stazioni televisive, adesso con il web e con una audience internazionale. Musk è dunque qualcosa di nuovo e di vecchio: una sorta di Citizen Kane globale, per citare il magnate dell’editoria dell’omonimo film di Orson Wells».
Lo stesso Musk ha scritto su X di identificarsi nel concetto di Tech Right: cos’è esattamente, secondo lei, la tecnodestra?
«Un movimento che va oltre Musk, abbracciando molti dei tecno miliardari impegnati a combattere i controlli governativi sul proprio business, contrari alle regolamentazioni di ogni tipo. La deregulation, del web e non solo, è chiaramente un’agenda di destra. Ma non credo che queste persone abbiano in comune altre posizioni della nuova destra, come abbiamo già visto sulla questione dell’immigrazione, in cui Musk si è scontrato con altri esponenti del movimento Maga, tra cui Steve Bannon».
C’è un rischio per la democrazia, quando l’uomo più ricco del mondo, armato delle più potenti tecnologie digitali, prova a influenzare governi e politiche?
«Una massiccia concentrazione di potere e ricchezza è sempre una minaccia per la democrazia: valeva per i baroni del petrolio all’inizio del Novecento, poi per il complesso militar-industriale, vale oggi per i tecno-miliardari. E questo è indubbiamente un pericolo, che può assistere regimi autoritari o governi che spingono verso l’autoritarismo. La distorsione della democrazia negli interessi di un’oligarchia è un antico problema che si ripropone in forme nuove».
La tecnodestra americana può trovare terreno fertile in Europa?
«Lo sta cercando in Germania, dove Musk sostiene l’Afd perché quel partito di estrema destra è contrario a ogni forma di regulation. Sembra averlo trovato nel Regno Unito, dove potrebbe aiutare Nigel Farage, il leader populista fautore della Brexit, a superare il partito conservatore alle prossime elezioni. In Italia non ci sono piani di deregulation, ma sicuramente la tecnodestra punta a moltiplicare la propria influenza in tutta Europa».
Come dovrebbero reagire i governi e i partiti?
«In America, per i prossimi quattro anni, ogni reazione sarà limitata alle file dell’opposizione, perché con Trump la tecnodestra di Musk sarà al governo. Ma l’Unione Europea dovrà difendere con fermezza il Digital Services Act e rafforzare le regolamentazioni. Queste sono le prime cose da fare per proteggersi dalle ingerenze indebite dei tecno miliardari».
Un’altra ingerenza della tecnodestra riguarda la guerra in Ucraina, da cui Musk, come Trump, vorrebbe prendere le distanze, mettendosi d’accordo con Putin il prima possibile. Lei ha affemato recentemente che il presidente ucraino Zelensky dovrebbe dimettersi per facilitare la pace: non è una contraddizione, rispetto alle sue critiche alla tecnodestra?
volodymyr zelensky donald trump
«Capisco che possa sembrare così ma non credo sia contraddittorio e colgo l’occasione per spiegare perché.
Considero Zelensky un eroe simile al Churchill della Seconda guerra mondiale. Ma in una democrazia il tempo che un leader trascorre al potere è limitato e penso che il presidente ucraino potrebbe usare in modo costruttivo al tavolo del negoziato con Mosca la decisione di non ricandidarsi».
Ma perché Zelensky dovrebbe rinunciare a candidarsi?
«Perché un suo ritiro potrebbe essere una carta da giocare nella trattativa di pace, al fine di ottenere in cambio qualcosa di importante per l’Ucraina. Se la guerra va avanti, beninteso, Zelensky deve rimanere al suo posto. Soltanto quando ci fosse la pace potrebbe offrire di ritirarsi» […]
ELON MUSK PERSONA DELL ANNO - MEME BY EMILIANO CARLI
Tornando alla minaccia della tecnodestra, siamo entrati in una nuova era politica?
«In parte la nuova era della democrazia digitale, in cui web e social hanno una importanza fondamentale, è cominciata da alcuni anni. Ma oggi siamo di fronte a una battaglia intellettuale fra chi sostiene il potere sprigionato dalla tecnodestra e chi lo considera pericoloso. Siamo nell’era di questa battaglia e non sappiamo ancora chi la vincerà».