
IL FANTA-SESSO CHE VERRÀ - LE CYBERSUIT SENSORIALI PER AMARSI A DISTANZA SI EVOLVERANNO O AVREMO AMANTI VIRTUALI COME SAMANTHA, TECNO-FIDANZATA DEL FILM “HER”? - PER IL FUTUROLOGO IAN PEARSON NEL 2050 AVREMO PERFETTI SIMULACRI DI TECNO-AMANTI, CON LA FORMULA “SODDISFATTI O RIMBORSATI”
Roselina Salemi per http://d.repubblica.it/
bambola gonfiabile per i detenuti soli
Potremmo provare il brivido della sex-roulette, dove a ogni numero corrisponde un incontro ravvicinato, diciamo a sorpresa, con un uomo, una donna o whatever: parte del piacere è nel non poter scegliere. Potremmo frequentare centri che offrono pacchetti wellsex (sesso+wellness: «Vuole il relax o l’adventure?»), sconti last minute compresi. Potremmo comprare un sexbot di serie oppure ordinare un modello su misura. Slogan: “Più umano dell’umano”.
Gli scenari immaginati dalla fantascienza, per quanto visionari, sono dietro l’angolo. Non tra cinquant’anni ma tra venti. Barbarella (il film del 1968 che ha consacrato l’ancora vivace Jane Fonda) è ambientato nell’anno 40.000 (lontanuccio), quando la civiltà sarà talmente evoluta che uomini e donne faranno l’amore toccandosi i palmi delle mani. Lo “scambio di fluidi corporei” nella pellicola è considerato antiquato, primitivo o addirittura disgustoso.
Non siamo ancora a questo punto, ma il sesso virtuale è una realtà. Deve soltanto essere perfezionato. Le costose e deludenti cybersuit sensoriali (la prima, con 36 stimolatori, prodotta nel 2011 da Kevin Alderman e in vendita a 900 euro, non è mai diventata popolare) si evolveranno in qualcosa di più sofisticato per amarsi a distanza.
Paolo Valerio, docente di Psicologia clinica all’Università Federico II di Napoli e presidente dell’Onig (Osservatorio nazionale sull’identità di genere), spiega: «Il cybersesso è già cliccatissimo su Internet. Gli psichiatri se ne occupano in quanto dipendenza, ma le giovani generazioni, che hanno un rapporto di profonda integrazione con il web, lo valutano come una possibilità fra le tante. Si rinuncia al tatto e all’olfatto a favore di vista e udito, non a caso i sensi più sollecitati dal mondo digitale».
Con un tantino di apprensione, diamo una sbirciata a quello che le proiezioni ipotizzano, anche se in parte lo immaginiamo. Laura Berman, psicologa delle relazioni all’Università di Chicago, sostiene sul Wall Street Journal che in dieci-quindici anni potremo “disegnare” l’anima gemella perfetta, con la voce e l’intelligenza artificiale giuste per sussurrarci parole dolci quando è il momento. La tecnologia trasformerà il sesso, «spingendolo a un livello completamente nuovo». Potremo avere amanti virtuali come Samantha, incorporea fidanzata del timido Joaquin Phoenix nel film Her.
Per ora dobbiamo accontentarci dell’app Invisible Boyfriend, che manda teneri messaggini al posto dell’umano latitante (chissà se è un buon surrogato…). E potremo andare a letto con un robot: anche se l’aspetto ludico non è al primo posto nel lavoro degli scienziati che progettano androidi-badanti, infermieri e colf, il futurologo Ian Pearson è convinto che nel 2030 fare sesso virtuale sarà all’ordine del giorno come acquistare un biglietto aereo online. Sex toys collegati al computer, occhiali 3D e oggetti solo apparentemente buffi offriranno sensazioni travolgenti. Nel 2050 avremo perfetti simulacri di tecno-amanti, con la formula “soddisfatti o rimborsati”.
Succedeva già nel film di Steven Spielberg A.I., con Jude Law in versione robot-gigolò (esperienza non male). I modelli cinematografici non mancano, da Rachel, l’umanissima replicante di Blade Runner, ad Ava, l’androide di Ex Machina (una meravigliosa Alicia Vikander). Nella realtà Matt McMullen, amministratore delegato di RealDoll, famosa fabbrica di bambole del piacere, sta lavorando a Roxxxy, il primo sexbot capace d’interazione, ed è ovvio che somiglierà alle creature di plastica prodotte dalla sua azienda.
bordello di bambole gonfiabili
E i figli? Il biologo Jacques Testart, “padre” di Amandine, la prima bimba in provetta nata in Francia (1982), prevede un ricorso massiccio alla fecondazione artificiale con gameti sicuri e forti, e la garanzia di un bambino sano. Parole sue: «Le donne si faranno prelevare una parte dell’ovaio prima dei vent’anni, gli uomini congeleranno lo sperma. Quando decideranno di mettere su famiglia, gli scienziati sceglieranno l’embrione più resistente. Prima di introdurlo nell’utero lo cloneranno, per ripetere l’operazione in caso di problemi».
vibratore attivato da cellulare
vibratori a ritmo di playlist
Parte di questo futuro è già presente, anche se le freezing mom (quelle che congelano gli ovuli) sono ancora poche; spesso artiste o atlete, hanno l’obiettivo di allungare i tempi concessi dalla biologia per restare incinte. Secondo Paolo Valerio, il ricorso all’utero in affitto sarà una possibilità per nulla remota o scandalosa: «Donne manager molto impegnate potranno scegliere la maternità surrogata e, se non hanno un compagno, optare per il seme di un donatore».
«E si farà l’amore ognuno come gli va», profetizzava Lucio Dalla nella canzone L’anno che verrà. Aperte le gabbie dell’identità (di genere, sessuale, di ruolo), il futuro sarà arcobaleno: persone etero, omo e trans potranno soddisfare i propri desideri. La famiglia con due papà o due mamme non farà più scandalo e, con o senza chirurgia, sarà possibile vivere (e amare) come donna o uomo in diverse fasi della vita.
Lo schema resisterà, cambieranno le forme. Il sociologo Giampaolo Fabris era convinto che i matrimoni sarebbero diminuiti, ma proprio per questo il legame sarebbe stato sempre più il frutto di una scelta, «non un compromesso tra l’affetto e l’affitto». Sulla questione robot Fabrizio Quattrini, presidente dell’Istituto italiano di sessuologia scientifica di Roma, è garbatamente scettico. Dubita che la frontiera dell’intelligenza artificiale possa essere attraversata con facilità.
Anche Paolo Valerio ha qualche dubbio: «Come possiamo replicare qualcosa - il cervello - di cui sappiamo così poco?». E arriviamo al punto: che fine farà l’amore? Guai a dare retta alle cupe previsioni di Jacques Attali in Breve storia del futuro (non deprimiamoci): «Nel 2040 gli Stati saranno in declino, il mondo sarà un accostamento di solitudini, l’amore una somma di masturbazioni».
Il corpo a corpo furioso, «il paradosso dei sessi», come lo chiama lo scrittore e saggista Pascal Bruckner, il sentimento potente che alimenta il cinema, i romanzi, le canzoni, che affolla le anticamere di psichiatri, analisti, life coach e che inzuppa di lacrime i fazzoletti, sgomenta i futurologi. Non hanno molto da dire, è più un tema da filosofi. Ha ragione la filosofa Michela Marzano: «La vita sorprende, non la puoi controllare. E l’amore appare quando meno te lo aspetti. Forse perché non parla il linguaggio della razionalità e delle evidenze. E allora, succede».
Adesso, o in qualunque distopico futuro. Neanche il più visionario degli sceneggiatori riesce a immaginarlo diversamente. «È più semplice creare mostri e macchine volanti, sistemi solari e armi letali che pensare all’amore in un altro modo: è la nostra memoria più antica, l’unica emozione degna di essere vissuta», dice il regista James Cameron, che ha sperimentato l’ardito trasferimento di Jake, l’eroe di Avatar, nel corpo azzurro di una specie aliena, i Na’vi (e c’è di mezzo un colpo di fulmine).
In The Island, gli Agnati, usati come pezzi di ricambio per ricchi umani, sviluppano imprevisti sentimenti. In Cloud Atlas la cameriera-clone scopre l’amore (difetto nel programma?) e diventa il simbolo di una rivoluzione. In tutti i film che raccontano spaventosi futuri (da Hunger Games a Divergent) l’amore è sbilanciato, problematico, pericoloso ma anche insostituibile. Poi, l’oggetto della passione può essere un replicante, un androide, un’entità virtuale, in casi estremi uno zombie carino e non del tutto necrotizzato come Nicholas Hoult in Warm Bodies. Oggi, come tra vent’anni, «l’amore sarà affidato alle nostre cure, avrà bisogno di essere rigenerato, ricreato e resuscitato ogni giorno», ricorda il teorico della vita liquida Zygmunt Bauman. «L’amore sarà sempre un lavoro».
QUATTRO PROFEZIE SULL’AMORE E SULLA COPPIA
1) Il matrimonio a tempo. «Forse alcune persone saranno sposate, o avranno qualche tipo di impegno, ma vivranno in luoghi separati e ci saranno matrimoni con un limite di tempo deciso in anticipo. Non matrimoni del tipo “pensavamo di rimanere sposati per sempre e abbiamo deciso a metà di divorziare” ma matrimoni dove dici all’altra persona in anticipo “Cosa ne pensi di un contratto che ci impegni per cinque anni, e poi vediamo cosa fare?”». (Isabel V. Sawhill, ex funzionaria dell’amministrazione Clinton, autrice di Generation Unbound)
2) L’utero artificiale «I meccanismi della riproduzione umana sono destinati a essere rivoluzionati. L’utero artificiale permetterà alle coppie di veder crescere il loro bambino mentre lavorano e viaggiano. Permetterà anche di creare famiglie libere da schemi di genere, sesso e ruolo. Ci siamo quasi». (Aarathi Prasad, genetista, autrice del saggio Storia naturale del concepimento. Come la scienza può cambiare le regole del sesso (Bollati Boringhieri).
3) Le nozze con il robot «La tecnologia potrà sostituire le relazioni umane. Da qui a 20 anni svilupperemo robot molto simili agli esseri umani, veri partner artificiali. Potremo anche sposarli. Il primo stato sarà probabilmente il Massachusetts». (David Levy dell’Università di Maastricht, esperto di intelligenza artificiale, autore di Love and sex with robots). 4) Più online che offline «Il dating oggi riguarda cento milioni di persone a livello globale. Arriveremo rapidamente al mezzo miliardo, il che significa un enorme database. Tra vent’anni l’80 per cento degli incontri e delle storie d’amore comincerà online». (Harry Reis, dell’Università di Rochester).