UN LEADER PER ARMANI – L’OTTUAGENARIO GIORGIO PENSA AL FUTURO: “NEL MIO ASSE EREDITARIO C’È UNA PICCOLA FAMIGLIA E DEI COLLABORATORI. MA CI VUOLE UN LEADER, NON UN FONDO” – NESSUN CONTATTO CON FIAT-FERRARI
Sara Ricotta Voza per "La Stampa"
giorgio armani foto mezzelani gmt
Giorgio Armani in vena di esternazioni ieri a margine della sfilata Emporio. Il primo messaggio è stato per la Camera della Moda, che avrebbe «sbagliato a fare il calendario». Senza la sfilata della sua prima linea che di fatto era il gran finale della settimana, è come se Milano avesse perso un giorno di vetrina. «Dovevano mettere i “biglietti” nei vari giorni, non tutti nei primi», spiega Armani.
modelle skinny alla sfilata armani 3
La seconda esternazione è stata per dare una - buona - notizia. Quella della revisione delle stime di crescita sui ricavi del Gruppo per il 2014, revisione che non è al ribasso come purtroppo ha fatto di recente l’Ocse per il Pil italiano; per Armani si tratta invece di correggere di ben due punti - dal 4 al 6% - la previsione dei ricavi, che già nel 2013 erano aumentati del 4,5%.
modelle skinny alla sfilata armani 2
Per questo non si sottrae nemmeno quando gli si chiede conferme sulle voci della nascita di un «polo del lusso» italiano di cui farebbero parte Armani e Ferrari. Lui smentisce i contatti ma conferma un suo interesse. «Non ho avuto contatti con Ferrari e Fiat», precisa lo stilista «Ben venga che si facciano vivi; è chiaro che la mia situazione incuriosisce, è abbastanza unica sul mercato, io stesso ne sono incuriosito, non ho le idee chiare».
Negli ultimi quindici anni Armani ha ricevuto molte avance da varie parti del mondo ma, diversamente da altri marchi blasonati, lui non ha mai pensato di accettare. «È lusinghiero che tanti gruppi siano interessati alla mia storia, mi dicono “guardi le diamo quello che vuole”». No grazie, è sempre stata la risposta.
Quanto al polo del lusso, che lo interesserebbe pure, auspica che si vigili sulla qualità dell’iniziativa, perché non imbarchi chi non ha le carte in regola. «Se ne parla da almeno dieci anni e spesso vi si aggrega anche chi non ne ha diritto».
A naturale conclusione di tante notizie buone - dalle previsioni di crescita dei ricavi alle «liaisons» dorate del polo del lusso» - non gli si poteva non chiedere del futuro della sua creatura, insomma del «dopo Armani». Nessun imbarazzo, lo stilista parla diretto. «Nel mio asse ereditario c’è una piccola famiglia», spiega «e dei collaboratori storici che ne faranno parte». E poi la conclusione: «Per il futuro, però, ci vuole un leader, non un fondo».
Esternazioni finite? No, c’è ancora un post scriptum a sorpresa, sul referendum scozzese. Che cosa avrebbe votato? «Sì», risponde, «firmando» i panni di Braveheart.