PERCHE’ ALESSANDRO NERI E’ STATO UCCISO? LE ANALISI DELLA FINANZA SUI RUOLI NELL'AZIENDA DI VINI DELLA FAMIGLIA - TRA LE PISTE PER L'OMICIDIO ANCHE IL FLIRT CON UNA "DONNA INTOCCABILE" E L'USURA - IL RAGAZZO ERA PRONTO A PARTIRE CON LA MADRE PER L’AMERICA: AVEVANO GIA’ MESSO IN VENDITA LA CASA…
Andrea Pasqualetto per il Corriere della Sera
Un bravissimo ragazzo, dicono. Anche la faccia era quella: pulita, semplice, normale. È stato ucciso come in certi delitti di mafia, due colpi di pistola, uno al cuore e uno alla testa, cosicché gli inquirenti non esitano a definirla esecuzione. C' è dunque un grande squilibrio fra la vita del ventinovenne Alessandro Neri, così come viene raccontata da parenti e amici, e la sua fine brutale.
Chi poteva odiarlo al punto da piantargli due pallottole in corpo? Quale sgarro può aver fatto uno come Alessandro che aveva come massima espressione della sua anima guerriera la curva Nord del Pescara dove lo chiamavano Nerino? Il killer l' ha lasciato sulla riva di un fosso, sotto la pioggia, le gambe nell' acqua e il resto fuori, piegato fra gli arbusti come un pescatore assopito.
«Sembra non esserci stata colluttazione», ha precisato il colonnello Marco Riscaldati, comandante provinciale dei carabinieri di Pescara. Significa che non ha lottato, non si è difeso. Gli hanno trovato il cellulare in tasca e nient' altro. Né documenti, né denaro, né le chiavi della 500 rossa (dove i Ris hanno isolato qualche traccia) con cui se n' era andato la sera di lunedì 5 marzo salutando sua madre: «Non rientro per cena».
A volte succede che un giallo sia difficile da risolvere perché ci sono troppi potenziali assassini. Questo è il caso opposto: non esiste un nome, una banda, un nemico giurato che balzi all' occhio di chi conosceva il giovane. E allora si batte ogni pista, per quanto sembri improbabile. Che sia entrato in un giro di droga? Di spaccio? Di usura? Che abbia flirtato con una donna «intoccabile»?
E proprio per non lasciare nulla di intentato la Procura di Pescara ha deciso di far scendere in campo anche gli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Finanza guidati dal colonnello Michele Iadarola, con l' incarico di ricostruire la storia patrimoniale della famiglia. Che si intreccia inevitabilmente con quella del nonno materno, Gaetano Lamaletto, da vent' anni titolare dell' azienda vitivinicola «Il Feuduccio», una tenuta spettacolare che si sviluppa sulle colline abruzzesi di Orsogna (Chieti).
Lamaletto, 79 anni, ha un passato da importante imprenditore della ceramica in Venezuela, dove ha trascorso buona parte della vita creando un vero e proprio impero industriale. Tornato in Italia negli anni Novanta, ha coinvolto nell' azienda di famiglia un po' tutti i parenti. E fra questi anche la figlia Laura, madre di Alessandro. Un paio d' anni fa c' è stata però una rottura. Laura ha improvvisamente chiuso con «Il Feuduccio» e il timone è passato nella mani di un nipote, Gaetano.
«Dobbiamo analizzare ruoli, rapporti e variazioni all' interno delle società», ha spiegato un finanziere. «Ma io non vedo alcun legame con il delitto - scuote la testa uno zio di Alessandro uscendo dalla casa di Spoltore dove il ragazzo viveva con la madre -. Hanno chiuso del tutto i rapporti, non si parlano e non si vedono da due anni. Che sappia io non hanno neppure mai chiamato». Per Laura e Alessandro il periodo era particolare.
Lei estromessa dalla tenuta, il marito Paolo lontano, orafo a Firenze. E Alessandro senza un lavoro stabile. «Collaborava con il padre e aiutava il resto del mondo». In che senso?
«In questi giorni abbiamo scoperto che ha regalato una bella bici a un amico, un viaggio a un altro...». Il padre l' ha detto: «Sto scoprendo un figlio che non conoscevo». Prestava anche denaro? «No, che io sappia - taglia corto lo zio -. Lui e sua mamma volevano trasferirsi a Miami da Massimiliano (il fratello chef di Alessandro, ndr ). Per questo hanno messo in vendita la casa». Ma Alessandro, che sognava Miami, è stato ucciso in un fosso di Pescara.
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