PERDERE LA FACCIA – CAZZULLO: E SE I TANTO BISTRATTATI SOFTWARE PER IL RICONOSCIMENTO FACCIALE SERVISSERO A RISTABILIRE LA CONVIVENZA CIVILE? IN CINA CHI PASSA CON IL ROSSO VIENE MESSO ALLA GOGNA SUI MAXISCHERMI – PENSATE COSA POTREBBE SUCCEDERE IN ITALIA: ADDIO FURBETTI DEL CARTELLINO, NIENTE PIÙ DOPPIE FILE, PERCHÉ L’UNICA SANZIONE CHE FA MALE ALL’ITALIANO È QUELLA ALLA PROPRIA VANITÀ''
Aldo Cazzullo per “Style – Corriere della Sera”
I rapinatori della villetta di Lanciano (Chieti), quelli talmente feroci da tagliare un lembo d’orecchio alla loro vittima, sono stati individuati e presi grazie al nuovo software di riconoscimento facciale, ora in dotazione anche alla polizia italiana. Una tecnologia finora vista solo nei film: ricordate la pubblicità personalizzata in Minority report dove il cartellone si anima al passaggio di ogni persona e la chiama per nome?
costantin aurel turlica ion cosmi turlica e aurel rusel
Ma nei prossimi cinque anni, sostiene Pam Dixon, capo del World Privacy Forum, il riconoscimento facciale sarà una pratica diffusa ovunque. La Cina è più avanti di tutti, anche degli Stati Uniti. La sta sperimentando non soltanto per la sicurezza, ma pure per il decoro. Agli incroci si sparano su schermi giganti il volto e il nome di chi passa con il rosso. Nei bagni del Tempio del Cielo di Pechino si valuta quanta carta serve per asciugarsi il viso, e per i nove minuti successivi la persona che ha già avuto la sua dose non può ottenerne altra. È interessante tentare d’immaginare la reazione degli italiani a questa piccola ma invasiva rivoluzione. La scena dei bagni è già pronta: chi vorrà più carta si metterà d’accordo con altri, cui la carta non serve, ma saranno pronti
a mostrare la loro faccia per averne.
Ricordiamoci il video virale della scorsa estate: tutti in coda per passare il tornello della Circumvesuviana senza pagare, pronti a muoversi come ingranaggi di un meccanismo sofisticatissimo appena il primo dà il via. Più difficile è immaginare come reagiremmo a una voce dal cielo che annunciasse: «Il signor Paolo Rossi ha lasciato l’auto in divieto di sosta».
Il punto è: siamo pronti a diventare tanto disciplinati? Siamo disponibili a cambiare così radicalmente le nostre abitudini, in cambio della rispettabilità sociale? O ci rifugeremo dietro occhiali dalle lenti scure, come fa appunto Tom Cruise in Minority report per sottrarsi al riconoscimento facciale? Il paradosso è che quello che i cinesi, da sempre abituati a un’autorità superiore, stanno vivendo come un incubo cui non ci si può sottrarre, da noi potrebbe essere aggirato, ignorato, neutralizzato con mille astuti stratagemmi; ma potrebbe pure rivelarsi un mezzo straordinario per assumersi finalmente una responsabilità individuale.
riconoscimento facciale ormai tecnologia avanzatissima
In Italia la società non è nulla, e l’individuo è tutto. Siamo incapaci di pensare in termini collettivi, o anche solo comunitari. Con la crisi dei partiti e delle chiese, l’unica forma di aggregazione che, sia pure a fatica, resiste è la famiglia. Nessun Paese d’Europa ha altrettanto disprezzo per la politica e per lo Stato, perché fatichiamo a concepire che una persona possa fare qualcosa nell’interesse di qualcuno che non sia se stesso.
Invano per secoli statisti o aspiranti tali hanno cercato di cambiarci. Qualsiasi tentativo si è rivelato inutile. Gli italiani non vanno presi di punta, ma assecondati. Il nostro irriducibile individualismo non sarà corretto a colpi di regole, mai applicate, o di multe, per le quali ci sarà sempre un condono. È la sanzione al proprio onore, alla vanità, al narcisismo, l’unica che fa davvero male all’italiano. Indro Montanelli raccontava sorridendo la storia del soldato siciliano che nelle trincee della Grande Guerra ostentava disinteresse per il nemico: in fondo quegli austriaci non gli avevano fatto nulla di male. Ma un giorno un cecchino, in seguito a un primordiale riconoscimento facciale, lo prese di mira, sparò, lo mancò per poco, colpendogli di striscio l’elmetto.
RAPINA A LANCIANO - I ROMENI ARRESTATI
«A mmmia?!» gridò il fante siculo, incredulo oltre che indignato. E divenne per il resto della guerra il più implacabile nemico dell’imperatore di Vienna, pronto a fare strage di ogni suo soldato.
Consideriamo la grande malata d’Italia, la capitale. Quindici anni fa, certo esagerando, si parlava di modello Roma e di una Milano che arrancava. Oggi si tessono giustamente le lodi di Milano e Roma viene raccontata come un glorioso sfasciume. In effetti le prove degli ultimi tre sindaci – Gianni Alemanno, Ignazio Marino e Virginia Raggi – sono state modeste. Ma se gli incroci impazziscono, se le corsie preferenziali diventano di tutti, se la gran parte dei permessi per i disabili sono falsi, se il parcheggio in tripla fila è una conquista, se le biciclette «to share», da condividere, durano lo spazio di un mattino, la colpa non è solo del sindaco: è dei cittadini.
vigili urbani in doppia fila al forte tiburtino roma
Se un display segnalasse ad esempio che il giovane palestrato che ha appena parcheggiato il Suv nello spazio riservato ai disabili in realtà sta benissimo e usa un permesso intestato alla zia deceduta dai tempi del pentapartito, una qualche forma di sanzione sociale verrebbe introdotta.
E potrebbe risultare più efficace di leggi ridotte a grida manzoniane, tanto più inutili nella sostanza quanto più severe all’apparenza. Allora la tecnologia non sembrerà più un’infernale nemica dell’uomo, ma un’alleata preziosa per ristabilire un minimo di convivenza civile.
Ci pensate? Addio furbetti del cartellino, nessuno potrà più timbrare per sé e per altri e riguadagnare rapidamente il letto: il sistema riconoscerà il volto di chi lavora e di chi non lo fa. Non ci saranno più chiavi da dimenticare o perdere: la porta dell’auto e quella di casa si apriranno solo per noi. Il grande pericolo della rivoluzione dell’intelligenza artificiale – la spersonalizzazione – potrà essere scongiurato.
Se la scienza promette o minaccia di realizzare robot che avranno come cervello il computer e come memoria la rete (e quindi saranno molto più intelligenti di noi e sapranno molte più cose di noi), ci aggrapperemo a quanto abbiamo di più caro: la faccia. Pronti a tutto, persino a comportarci meglio, pur di non perderla. Quanto a Montanelli, ha passato la vita a fustigare il costume nazionale; ma se qualcuno gli chiedeva dove sarebbe voluto nascere, rispondeva ogni volta: in Italia, in Toscana, a Fucecchio. Con quel nome, quello stile, quella faccia così riconoscibile, così irriproducibile.