TOGA CONTRO TOGA - DI MATTEO PARLA DEI VERBALI SEGRETI SULLA LOGGIA UNGHERIA E ATTACCA DAVIGO: “A PRESCINDERE DALLE INTENZIONI, GLI EFFETTI SULLE ISTITUZIONI SONO DEVASTANTI” - “FACCIAMO I MAGISTRATI E DOBBIAMO ESSERE I PRIMI A RISPETTARE LE REGOLE” - PERCHÉ HANNO INVIATO ANCHE A LUI I VERBALI? CI SONO DUE IPOTESI: O È STATA UNA MOSSA PER “ISOLARLO” DA ARDITA, IL CONSIGLIERE DEL CSM A LUI PIÙ VICINO, OPPURE ERA UN MODO PER “PROVARE A INCASTRARLO” - VIDEO
Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”
«Devastante». È la parola chiave usata da Nino Di Matteo. Parla del caso che sta terremotando la magistratura: i verbali segreti sulla presunta loggia Ungheria passati dal pm milanese Paolo Storari all' allora membro del Csm Piercamillo Davigo, e da costui veicolati nello stesso Csm e fuori, al presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra. «A prescindere dalle intenzioni, devastanti - ragiona - sono gli effetti sulle istituzioni» di una vicenda «gravissima» che ha molti passaggi ancora oscuri, con tratti «inquietanti».
Tante le cose che a Di Matteo non tornano. Anche nella gestione dei verbali nella Procura di Milano: ricorda bene che quando gli capitò un conflitto simile sulle strategie investigative con il suo capo a Caltanisetta (lo stesso Tinebra ora evocato per la loggia Ungheria), da giovane pm si comportò diversamente da Storari.
sebastiano ardita al csm con di matteo e davigo
«Con Tescaroli mettemmo agli atti il nostro dissenso, chiedemmo un confronto pubblico», superando l' ostacolo e iscrivendo Berlusconi e Dell' Utri come indagati per concorso in strage mafiosa. Perché «un magistrato che ritenga boicottata un' indagine nella sua Procura ha non solo il diritto, ma soprattutto il dovere di denunciare in modo formale».
Ma soprattutto Di Matteo non nasconde la sua «incredulità» sull' uso che Davigo ha fatto dei verbali. «Per un magistrato - dice - ciò che non è scritto non esiste. Ciò che non si verbalizza non conta niente».
Vale per la ricezione dei verbali da Storari, ma ancor più «grave» è la veicolazione dei verbali, in modo confidenziale «se non clandestino», ad altri consiglieri del Csm, con il conseguente e surrettizio effetto di «mascariare» il consigliere del Csm Sebastiano Ardita.
Evocato da Amara come iscritto alla loggia Ungheria, ma con dettagli «macroscopicamente fasulli» e che anche Davigo avrebbe dovuto agevolmente smascherare, anziché accreditare come verosimile «una bufala».
PAOLO STORARI CON IL SUO AVVOCATO
Comportamenti che Di Matteo interpreta come «oggettivamente finalizzati a condizionare il Csm, a destabilizzare le istituzioni». Perché qui il problema «è istituzionale, non personale». Quanto al movente della terza fase della vicenda, ovvero «le operazioni di dossieraggio» inviandogli i verbali (già mandati a due giornalisti), Di Matteo avanza due ipotesi. Che sia stata una mossa per «isolarlo» da Ardita, il consigliere del Csm a lui più vicino e da lui più stimato; ma anche che sia stato un modo per «provare a incastrarlo», confidando che potesse chiudere i verbali in un cassetto per tutelare l' amico Ardita, rendendosi così successivamente attaccabile.
nino di matteo a piazzapulita 2
Per questo motivo, qualche giorno dopo aver ricevuto i verbali, Di Matteo ha chiamato il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, «verbalizzando, io sì», quello che era accaduto, e all' inizio di maggio ha reso pubblica la vicenda, nel plenum del Csm.
Sconcerto non minore, sostiene Di Matteo, deriva dalla successiva conoscenza del fatto che Davigo aveva parlato dei verbali (e di Ardita) a diversi consiglieri del Csm, coltivando «un' operazione di isolamento istituzionale» che imporrebbe a tutti loro, adesso, di «rivolgersi immediatamente all' autorità giudiziaria» per dire quello che sanno.
La giornata di Di Matteo, conclusasi in tv ospite di PiazzaPulita, è stata difficile. Per ore, al Csm, ha battagliato perché Valerio Fracassi, giudice pugliese ed ex consigliere dello stesso Csm nella corrente progressista Area, fosse trasferito per le sue manovre sulle nomine documentate dalle chat con Luca Palamara.
PIERCAMILLO DAVIGO E SEBASTIANO ARDITA
Ha evocato, a proposito della rivendicazione politica degli accordi sulle nomine fatta dallo stesso Fracassi, il discorso di Bettino Craxi nel 1993, la chiamata in correità della partitocrazia. Dopo la sconfitta (il plenum ha votato contro il trasferimento, Di Matteo è stato isolato dagli altri membri togati), in un modo che lo porta a considerare «per la magistratura il rischio di cedere alla tentazione dell' autoassoluzione» e per le correnti «a quella del doppiopesismo».
Il combinato disposto di queste e altre «difficoltà» della magistratura crea i presupposti, per Di Matteo, affinché «parte della politica approfitti per regolare i conti» gabellando per riforme «operazioni per rendere il pm collaterale e servente».
nino di matteo a piazzapulita attacca davigo raffaele cantone presidente della corteluca palamara ospite di giletti parla di davigoGHERARDO COLOMBO - ANTONIO DI PIETRO - PIERCAMILLO DAVIGOnino di matteo a piazzapulita