IL PORTO DI NAPOLI A RISCHIO BANCAROTTA! L'EUROPA INDAGA SU 100 MILIONI DI EURO DI “AIUTI DI STATO” AL GRUPPO APONTE: NEL MIRINO DELL'ANTITRUST UE LE OPERE DI AMMODERNAMENTO NELLO SCALO E LA MANCATA RISCOSSIONE DEI CANONI - BALLANO I FINANZIAMENTI EUROPEI PER IL GRANDE PROGETTO
Simone Di Meo per Dagospia
C'è un'onda alta 100 milioni di euro che rischia di abbattersi sul porto di Napoli, la più grande realtà commerciale della Campania e tra le maggiori del Sud Italia. La Commissione Europea, nell'ambito di una più vasta inchiesta antitrust, sta indagando su presunti aiuti di Stato che l'Autorità portuale partenopea avrebbe concesso a favore di sette società facenti capo al gruppo armatoriale guidato da Gianluigi Aponte che, con la «Msc», rappresenta il secondo player mondiale del trasporto marittimo di merci in container ed uno dei primi dieci nel settore delle crociere.
Il dossier comunitario è stato aperto sulla base di una denuncia. Diciotto milioni sarebbero direttamente riferiti alla «rinuncia alla riscossione degli importi dovuti a titolo di concessione» da parte dell'Autorità portuale a carico di «Conateco», «Soteco», «Terminal Napoli», «Terminal Flavio Gioia», «Snav», «Navigazione libera del Golfo» e «La Nuova Meccanica Navale».
Peraltro, l'amministratrice di quest'ultima, Anna Ummarino, è sotto processo per una presunta turbativa d'asta in una storiaccia di bandi di gara su misura, favori e raccomandazioni. Il procedimento vede coinvolto pure l'ex presidente dell'Autorità portuale Luciano Dassatti (il porto è dal 2013 senza guida) accusato di essere il regista dell'aggiudicazione pilotata del molo Martello; e i manager delle società «Conateco», «Soteco» e «Terminal Napoli».
Sono finiti a giudizio, questi ultimi, per non aver pagato i corrispettivi per l'occupazione delle aree demaniali per molti milioni di euro. I debiti sono stati in parte risanati e, comunque, rateizzati così da neutralizzare eventuali azioni della Corte dei Conti ma rischiano di rappresentare, comunque, un indebito aiuto di Stato secondo il diritto comunitario.
Altri illegittimi aiuti alle aziende sarebbero quelli derivanti dagli investimenti dell'Autorità portuale partenopea per alcune opere eseguite proprio nelle aree date in concessione alle società segnalate nella denuncia, tra cui i prolungamenti dei moli Bausan e Flavio Gioia, la costruzione di due gru da banchina sempre al molo Bausan, la copertura dell'Alveo Pollena. Ma non solo: sempre sulla base dell'esposto arrivato a Bruxelles, le società partecipate dal gruppo Aponte sono state additate alla Commissione Europea per aver acquisito la concessione «senza procedura di evidenza pubblica».
L'istruttoria è in corso e ora il Governo e la stessa governance portuale dovranno rispondere ai rilievi di Bruxelles. Se la Ue ritenesse illegittimi questi interventi, la mancata riscossione e i relativi finanziamenti, il porto di Napoli si troverebbe a un passo dalla bancarotta perché costretto a restituire oltre 100 milioni di euro.
Soldi che l'Ente non ha, naturalmente. A rischio, a questo punto, sarebbe anche il Grande progetto per il riammodernamento delle infrastrutture dello scalo marittimo che è stato finanziato, tra mille perplessità, per oltre 148 milioni di euro dal presidente della Regione Vincenzo De Luca sui fondi della programmazione Ue 2014-2020.