schettino in lacrime

LE LACRIME (DA COCCODRILLO) DI SCHETTINO - CONCORDIA ULTIMO ATTO: “QUELLA NOTTE SONO MORTO ANCH’IO. OFFERTA LA MIA TESTA MA UN INTERO SISTEMA ERA DA PROCESSARE” - RISCHIA 26 ANNI

Alfredo Faetti per “corriere.it

 

Il processo termina con le lacrime di Francesco Schettino. «Quel 13 gennaio sono morto anch’io» dice. In tre pagine di appunti, visti e rivisti nelle ultime udienze, ha cercato di raccogliere l’oceano di emozioni e pensieri che lo hanno accompagnato in questi tre anni. Allora parla della Costa Concordia e delle trentadue vittime, di un «intero sistema da processare» insieme a lui, di sicurezza in mare, dell’arcinota telefonata con il comandante Gregorio De Falco.

 

Parla della sua vita. «Non si può chiamare vita quella che sto facendo – dice - Sono stato accusato di mancanza di sensibilità per le vittime: cospargersi il capo di cenere è un modo per esibire i propri sentimenti. Una scelta che non ho fatto. Il dolore non va esibito per strumentalizzarlo». Tira fuori degli incontri con dei naufraghi fatti a casa sua e lì scoppia a piangere. «Non si dovevano permettere» tuona con voce roca verso i banchi della Procura. «Basta così» e tira i fogli sul tavolo. Chiusa la sua dichiarazione spontanea, i giudici si sono ritirati in camera di consiglio per arrivare a una sentenza, attesa per stasera o per domani.

 

«E’ stata offerta la mia testa»

Ma sono le parole dell’ex comandante a tener banco. «Sono finito in un tritacarne mediatico - continua Schettino - Dopo tre giorni la mia testa è stata offerta per degli interessi, da quando c’è stata la divulgazione di atti processuali». È la telefonata del «torni a bordo cazzo», quella che ha delineato un personaggio che il diretto interessato respinge con fermezza. «Non è così» spiega. «È stata offerta la mia testa per difendere degli interessi. I media sono caduti nella trappola, benché non tutti. Hanno distorto la realtà dei fatti».

 

«Doveva esser processato un intero sistema»

Ma ne ha anche per Costa Crociere. «Era un intero sistema a dover essere processato: lo dimostra che dopo l’incidente sono state riviste la normativa per la sicurezza in mare». Da qui, attacca direttamente la compagnia, tornando sull’imminente spostamento della stessa fuori dall’Italia. «Si vuol dare tutte queste responsabilità a me» continua l’ex comandante.

 

Parole a cui replica subito, dopo l’udienza, l’avvocato di Costa, Marco De Luca. «Non capiamo perché abbia tirato fuori questa vicenda – dice – dato che ormai lui è fuori dalla compagnia». Di quel «sistema» parla anche Donato Laino, difensore di Schettino. «Non l’ha detto oggi, ma è tutto il procedimento che l’imputato e noi diciamo che c’è un sistema responsabile nel naufragio della Costa Concordia» dice il legale, ribadendo la linea difensiva: ossia che in quel tragico 13 gennaio «è crollata tutta l’organizzazione». Di cui – non si nasconde Laino – anche Schettino è responsabile. «Lui era al vertice di questa organizzazione e ha le sue responsabilità, anche deontologiche. Ma è l’intero sistema che è saltato, come dimostrano le nuove norme in materia di sicurezza in mare. Ma qua siamo a giudicare l’uomo».

 

La camera di consiglio

Finita l’udienza, Schettino sale in auto con i suoi avvocati e lascia il Moderno. Tornerà in serata, attorno alle 19, quando i giudici diranno se è stato raggiunto o meno un verdetto. La Procura di Grosseto ha chiesto 26 anni e 3 mesi per l’uomo di Meta di Sorrento conto i 3 e 4 mesi della sua difesa, che dal canto suo ha chiesto l’assoluzione per i reati di omicidio e lesioni colpose e abbandono nave, restringendo la pena al solo naufragio e false comunicazioni. Due richieste e due linee opposte: per l’accusa le responsabilità sono da ricondurre per intero all’imputato, mentre per la difesa sono da distribuire con gli altri ufficiali (che hanno ottenuto i patteggiamenti) in plancia quella maledetta notte del 13 gennaio 2012.

 

La richiesta di risarcimento del Giglio

Ma ad aprire l’ultima giornata del processo è stato l’avvocato di Costa Crociere, Marco De Luca, che nelle sue repliche è tornato ad attaccare pesantemente la richiesta di risarcimento presentata dal Comune dell’isola del Giglio. «Quando il sindaco ha messo sul banco la solidarietà dei gigliesi per barattarla con i soldi ha venduto l’anima dell’isola». .

 

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