“A REGGIO CALABRIA COMANDAVA UNA LOBBY DI MASSONI E ‘NDRANGHETISTI” – DALLE 7.600 PAGINE DI MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI PRIMO GRADO SUL “PROCESSO GOTHA” EMERGONO LE COMMISTIONI TRA UNA PARTE DELLO STATO E LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA IN CALABRIA – PER I GIUDICI L’EX PARLAMENTARE PAOLO ROMEO (CONDANNATO A 25 ANNI) “HA ESERCITATO IL RUOLO DI SOGGETTO AL VERTICE DELLA STRUTTURA CRIMINALE” – TRA I 15 CONDANNATI L'EX CONSIGLIERE REGIONALE ALBERTO SARRA, “STRUMENTO PER GARANTIRE ALLA ‘NDRANGHETA DI INFILTRARE GLI ENTI PUBBLICI LOCALI”
Estratto dell'articolo di Lucio Musolino per www.ilfattoquotidiano.it
Leggendo le 7683 pagine della sentenza “Gotha”, la sensazione è che per 15 anni Reggio Calabria abbia vissuto una stagione diversa da quella che il centrodestra ancora oggi rivendica con nostalgia. […]
Secondo il Tribunale di Reggio Calabria, che ha sposato l’impianto accusatorio della Direzione distrettuale antimafia, la storia è completamente diversa ed è quella di un puparo, Paolo Romeo (l’avvocato ed ex parlamentare del Psdi cresciuto nelle file di Avanguardia nazionale, condannato in primo grado a 25 anni di carcere), e di tanti pupi come Scopelliti (non imputato) e l’ex consigliere e assessore regionale Alberto Sarra a cui il giudice Silvia Capone ha inflitto 13 anni di carcere su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, degli aggiunti Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino e dei pm Walter Ignazitto, Sara Amerio, Roberto Di Palma e Giulia Pantano.
È stato assolto, invece, l’ex senatore Antonio Caridi per il quale, secondo il Tribunale, “non vi sono elementi, tratti dalle intercettazioni, per poter affermare che prendesse parte alla struttura riservata della ‘ndrangheta” che aveva il compito di “definire le strategie di massimo livello dell’organizzazione, col fine di estendere il programma criminoso verso gli ambiti di maggior interesse, con particolare riferimento a quelli informativi e imprenditoriali, economici, finanziari, bancari, amministrativi, politico-istituzionali ed interferendo in quest’ultimo caso anche con enti locali ed organi politici di rilievo costituzionale”.
[…] In un’intercettazione del 2002, inoltre, “Paolo Romeo prima e Giuseppe Valentino (l’ex sottosegretario alla Giustizia, ndr) dopo, – riassume il Tribunale – estendevano a Caridi il disegno di costituzione degli uomini a disposizione della ‘ndrangheta all’interno delle istituzioni”. Analizzando quella conversazione, i giudici arrivano alla conclusione che “sino al 2002 Caridi era stato un ‘battitore libero, estraneo ai disegni di Paolo Romeo”.
Disegni in cui rientrava, invece, l’ex consigliere e assessore regionale Alberto Sarra che è stato condannato perché considerato “uno strumento nelle mani di Paolo Romeo e Giorgio De Stefano (per il quale la Cassazione ha annullato la condanna in secondo grado disponendo un nuovo processo d’appello, ndr) per garantire alla ‘ndrangheta di infiltrare gli enti pubblici locali e per ciò stesso realizzare la possibilità di interferirne sul regolare funzionamento”.
Il profilo di Sarra tracciato dal Tribunale è impietoso quando descrive il politico reggino “espressione soggettiva della ‘ndrangheta, collaudato collettore di voti per sé e per gli altri candidati, trasponder tra la classe politica e la criminalità organizzata dei tre mandamenti” […]
il procuratore aggiunto di reggio calabria Giuseppe Lombardo 1
Se Paolo Romeo era il burattinaio, nel suo disegno criminale c’era anche Giuseppe Scopelliti che viene eletto sindaco di Reggio Calabria nel 2002 e confermato nel 2007, dopo essere stato già assessore alla Regione e il più giovane presidente del consiglio regionale.
Sempre da non imputato, il suo nome fa capolino in ben 962 pagine della sentenza di primo grado dove i giudici spiegano che “Romeo non mancava di interpretare il suo ruolo di grande stratega politico, facendo apparire Scopelliti come una sorta di pedina, che in tal caso doveva assecondare l’intesa Forza Italia-An ed Udc, ridimensionando il suo ruolo personale al punto da dichiarare che qualora non avesse governato assicurando il coinvolgimento di tutte le forze politiche che lo avrebbero sostenuto sarebbe stato sfiduciato, e si sarebbe tornato a votare”.
“Un cane da mandria” insomma. Il copyright non è del Tribunale ma di Paolo Romeo che, conversando nel 2002 col senatore Antonio Caridi, all’epoca assessore comunale, spiegava a quest’ultimo che la scelta sul vicesindaco non era una valutazione di Scopelliti “ma di altri soggetti e cioè lui, Umberto Pirilli e Giuseppe Valentino”, rispettivamente ex parlamentare europeo ed ex sottosegretario alla Giustizia.
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Già condannato in via definitiva nel processo “Olimpia” per concorso esterno, dopo la sua scarcerazione, Paolo Romeo “era ritornato a costituire una presenza importante del panorama politico reggino, quello sommerso fatto di intrighi e strategie collaterali che coinvolgevano la criminalità organizzata”. Ritenuto una delle due teste pensanti della ‘ndrangheta, senza dubbio è l’imputato chiave del processo “Gotha” nato dalla riunione delle inchieste “Mamma Santissima”, “Reghion”, “Fata Morgana”, “Alchimia” e “Sistema Reggio”.
La sentenza è di primo grado, ovviamente non definitiva, ma bolla Paolo Romeo come “componente della massoneria segreta o componente riservata della ‘ndrangheta unitaria quale esponente della consorteria De Stefano”.
Il Tribunale, inoltre, ricorda che l’ex parlamentare del Psdi “ha attraversato, pressocché indenne, almeno tre lustri in cui, salvo il periodo della carcerazione, ha esercitato il ruolo di soggetto al vertice della struttura criminale. Per l’accaparramento di risorse pubbliche, ed il controllo delle istituzioni, Paolo Romeo si avvaleva di politici spregiudicati come Alberto Sarra per il procacciamento di voti in favore di politici accomodanti o controllabili. Anche gli imprenditori mafiosi venivano mobilitati nel condizionamento del consenso elettorale, con l’impegno a riconoscergli le percezioni di importanti risorse finanziarie pubbliche”. [...]
il procuratore aggiunto di reggio calabria Giuseppe Lombardo