egitto giulio regeni al sisi giorgia meloni antonio tajani

EGITTO DEI MIEI STIVALI: GIORGIA MELONI BACIA LA PANTOFOLA DI AL SISI MA I MAGISTRATI CHIEDONO A TAJANI DI MUOVERSI PER FARE GIUSTIZIA SUL CASO REGENI – ALLA NUOVA UDIENZA DEL PROCESSO SULLA MORTE DEL RICERCATORE ITALIANO, IL PROCURATORE SERGIO COLAIOCCO CHIEDE AIUTO ALLA FARNESINA PER RINTRACCIARE I 27 TESTIMONI EGIZIANI: “IL MINISTERO DEGLI ESTERI DOVRÀ SUSCITARE LA COLLABORAZIONE DELLE AUTORITÀ EGIZIANE” – DA 4 ANNI NON C'È ALCUN AIUTO DAL CAIRO PER GIUDICARE I QUATTRO 007 EGIZIANI IMPUTATI A ROMA…

Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

processo regeni a roma

Il processo è cominciato, e se ne occuperanno magistrati e avvocati. Ma per ricostruire il sequestro, le torture subite e l’omicidio di Giulio Regeni avvenuti in Egitto fra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016 c’è ancora bisogno dell’aiuto del governo italiano. Senza il quale il dibattimento davanti alla Corte d’assise di Roma rischia di restare una scatola mezza vuota.

 

«Sarà fondamentale ascoltare tutte le persone che hanno avuto strette relazioni con Regeni al Cairo — scandisce il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco —. Su 73 testimoni, 27 risiedono in Egitto, e sarà quindi fondamentale che siano autorizzati a uscire dal Paese per venire in Italia a deporre davanti a questa Corte. Per questo, lo diciamo sin d’ora, servirà un proficuo lavoro del ministero degli Affari esteri che dovrà suscitare la collaborazione delle autorità egiziane. Solo la polizia egiziana, infatti, può notificare gli atti ai testimoni residenti in quel Paese e autorizzarne l’arrivo in Italia».

 

processo regeni -manifestazione fuori dal tribunale di roma

Due banchi più dietro, Paola e Claudio Regeni ascoltano e prendono appunti, come a voler fissare le parole del pubblico ministero. Verosimilmente fiduciosi ma scettici.

 

La collaborazione dell’Egitto per giudicare i presunti rapitori, torturatori e assassini del figlio Giulio, infatti, non c’è mai stata. Tranne qualche sprazzo iniziale che ha consentito agli investigatori italiani di comporre il quadro delle accuse mosse ai quattro funzionari della National Security, oggi imputati. Poi tutto si è bloccato.

 

processo regeni a roma

«Su 64 richieste formulate da questa Procura alle autorità egiziana tramite rogatoria — ricorda il pm — solo 25 hanno avuto risposta, 39 sono rimaste inevase, di cui ben 13 finalizzate a identificare ulteriori soggetti appartenenti alla National security in qualche modo coinvolti nei fatti per cui si procede, purtroppo per noi ancora oggi ignoti».

 

All’Egitto è bastato aver contribuito a individuare i quattro imputati, peraltro già proclamati innocenti in una sorta di decreto d’archiviazione comunicato all’Italia quasi quattro anni fa, a dicembre 2020, per bloccare ogni successiva attività tesa a fare giustizia sulla morte di Regeni.

 

[…]

 

processo regeni -manifestazione fuori dal tribunale di roma

Il processo non è all’Egitto né alle ragioni per cui la Repubblica araba non ha più collaborato con l’Italia, bensì ai quattro militari imputati che — sebbene assenti — hanno diritto a un giusto processo. Consentito solo da una sentenza ad hoc della Corte costituzionale. Gli avvocati difensori d’ufficio ascoltano e annotano: loro non hanno mai avuto contatti con i rispettivi assistiti, e in caso di condanna non potranno nemmeno proporre appello poiché con la riforma Cartabia è necessario un mandato specifico del cliente.

 

Tra i dieci capitoli in cui l’accusa ha diviso le fonti di prova ce ne sono un paio, belli corposi, dedicati ai depistaggi messi in atto «da molteplici soggetti anche appartenenti alla National security, per distogliere l’attenzione degli investigatori dagli appartenenti agli apparati pubblici egiziani». […]

i genitori di giulio regeni e la sorella irene manifestano a roma prima dell'inizio del processo sulla morte del figlio 3

 

«È il momento che aspettavamo da tanto tempo — commenta l’avvocata Alessandra Ballerini, accanto ai genitori di Giulio — non avremo mai gioia, ma soddisfazione sì». E sulle parole della premier Meloni dopo l’incontro di domenica col presidente egiziano Al Sisi: «Non commentiamo, diciamo solo che da noi fortunatamente c’è la separazione dei poteri, a differenza di quello che accade nei regimi». Ma anche in Italia, a volte il potere giudiziario ha bisogno della collaborazione del potere politico. Prossima udienza il 9 aprile, con la deposizione di Claudio Regeni.

sit-in per giulio regeni davanti al tribunale di roma di piazzale clodiomagdi ibrahim abdelal sharif helmy uhsam mohamed ibrhaim athar kamel i genitori di giulio regeni e la sorella irene manifestano a roma prima dell'inizio del processo sulla morte del figlio 1

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO