“L'OSPEDALE NON FU SANIFICATO” - LA PROCURA DI BERGAMO, NELL'INCHIESTA SULLA MANCATA CREAZIONE DELLA ZONA ROSSA IN VAL SERIANA, RAFFORZA L'ACCUSA NEL FILONE SULL'OSPEDALE DI ALZANO CHE VEDE INDAGATO, TRA GLI ALTRI, L'EX DG DEL WELFARE LOMBARDO LUIGI CAJAZZO - IL 23 FEBBRAIO, CON IL VIRUS CHE DILAGA NELLA BERGAMASCA, LA STRUTTURA DIVENTA UN FOCOLAIO. MA NEL GIRO TRE ORE VIENE RIAPERTO, CON LA GARANZIA DI AVER EFFETTUATO LA SANIFICAZIONE. PER I PM E’ TUTTO FALSO PERCHE’…
Claudia Guasco per “il Messaggero”
l'esercito consegna i banchi a codogno alzano e nembro1
Epidemia colposa aggravata «dalla morte di più persone». La Procura di Bergamo, nell' inchiesta sulla mancata creazione della zona rossa in bassa Val Seriana, rafforza l' accusa nel filone sull' ospedale di Alzano Lombardo che vede indagati l' ex dg del Welfare lombardo Luigi Cajazzo, l' allora suo vice Marco Salmoiraghi, la dirigente Aida Andreassi, Francesco Locati, dg della Asst di Bergamo, e Roberto Cosentina, ex direttore sanitario.
È il 23 febbraio, il virus dilaga nella bergamasca e l' ospedale di Alzano diventa un focolaio. Ma nel giro tre ore viene riaperto, con la garanzia di aver effettuato la sanificazione. Tutto falso, sostengono i pm nel decreto con cui acquisito telefoni e mail negli uffici della Regione Lombardia.
LE RELAZIONI INCRIMINATE
I cinque indagati sono accusati, come si legge nell' imputazione, di aver cagionato «un' epidemia colposa, incrementando e aggravando la diffusione del contagio da coronavirus, con particolare riferimento alle modalità di gestione dell' emergenza sanitaria Sars-Cov2 presso il presidio ospedaliero di Alzano Lombardo e al propagarsi della morbilità nel territorio circostante». Locati e Cosentina, in particolare, avrebbero dichiarato «in atti pubblici» che erano state adottate «tutte le misure previste», «circostanza rivelatasi falsa, stante la incompleta sanificazione del pronto soccorso e dei reparti del presidio».
Il primo in una nota del 28 febbraio «indirizzata ad Ats Bergamo» aveva attestato che sin dal 23 febbraio, «non appena avuto il sospetto e la successiva certezza della positività al tampone» di alcuni malati, «sono state immediatamente adottate le misure previste» nell' ospedale, rassicurazione secondo i magistrati non veritiera «agli esiti delle indagini sinora condotte».
ospedale pesenti fenaroli alzano lombardo
Locati poi nelle «relazioni» dell' 8 e 10 aprile - «redatte su richiesta verbale e scritta» di Cajazzo e trasmesse a quest' ultimo e all' assessore al Welfare Giulio Gallera - per i pm ha mentito scrivendo che nelle poche ore nelle quali il pronto soccorso è rimasto chiuso si è provveduta alla disinfezione. Ha attestato anche di «tamponi» effettuati già dal 23 febbraio, mai avvenuti, assicurando la creazione «di un percorso d' accesso separato per i pazienti sospetti Covid in pronto soccorso», inesistente.
Nel frattempo il virus aveva contagiato medici, degenti e familiari in visita. È stata una strage: ad Alzano nei primi 21 giorni di marzo il numero di morti è cresciuto del 1.022%, nella vicina Nembro del 1.000%, a Bergamo le vittime sono state 5.000.
ALLARME TERAPIE INTENSIVE
E adesso l' emergenza è a Milano. Le sirene delle ambulanze sono di nuovo il sottofondo, come a marzo. Fuori dai pronto soccorso i mezzi dell' Areu si mettono in coda, ormai il bollettino quotidiano della Lombardia è la conferma che il virus è sfuggito al controllo: ieri 4.916 positivi in più e sette morti nella regione, 2.399 nuovi casi solo in provincia di Milano. «Sono preoccupato. Il lockdown ci ha aveva salvati come il gong alla fine di un round soccorre il pugile già un po' suonato.
Ora non c' è più tempo da perdere, abbiamo bisogno di interventi decisi che sarebbero stati necessari almeno dieci giorni fa, se non prima», avverte Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell' ospedale Sacco. In Lombardia i malati ricoverati sono 2.013, i pazienti in terapia intensiva 184, in crescita di 28 nelle ultime ventiquattr' ore. Le rianimazioni sono in sofferenza, i pazienti vengono spostati a Bergamo, dove metà delle persone intubate arriva dal capoluogo lombardo, e a Brescia, con un' ottantina di malati accolti. E da ieri ha riaperto l' hub in Fiera: quattordici letti sono pronti, posti e personale cresceranno in base alle necessità. Che alla luce dell' aumento esponenziale dei pazienti gravi appaiono pressanti.