ponte genova

DI CHI E’ LA COLPA? - LA PROCURA DI GENOVA SI MUOVE CON IL SEQUESTRO DEL PONTE E UN BLITZ PER ACCEDERE AI CELLULARI E ACQUISIRE TUTTE LE CONVERSAZIONI, CHAT COMPRESE, DEI VERTICI DI AUTOSTRADE PER L'ITALIA - NELLA RACCOLTA DOCUMENTI CI SARA’ LA RELAZIONE DEGLI ESPERTI DEL POLITECNICO DI MILANO CHE FOTOGRAFARONO IL COMPORTAMENTO ANOMALO DEI TIRANTI…

CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA

Roberto Sculli e Matteo Indice per “la Stampa”

 

Il sequestro del ponte e un blitz per accedere ai cellulari e acquisire tutte le conversazioni, chat comprese, dei vertici di Autostrade per l' Italia. Parte da qui il lavoro della Procura di Genova per far luce sul crollo del viadotto Morandi. Due mosse che si sommano all' inizio d' una colossale raccolta di documenti, tra i quali è destinata ad avere un ruolo centrale la relazione d' un pool di esperti del Politecnico di Milano, ultimi a curare a novembre un test approfondito dello stato dell' infrastruttura.

 

CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA

I loro rilievi fotografarono un comportamento anomalo in particolare dei tiranti della torre 9 - crollata il 14 agosto - e indussero la società ad accelerare un maxi-appalto in gestazione da almeno un paio d' anni, per la ristrutturazione dei medesimi tiranti. L' allarme del Politecnico era nelle mani, oltre che della stessa Autostrade, di differenti articolazioni del ministero dei Trasporti, senza che questo abbia determinato soluzioni d' emergenza.

 

Anche così è maturato lo scempio: nel disegno tracciato dalle concessioni autostradali e negli accordi collegati non c' è, a norma di legge, un paracadute che possa correggere un eventuale abbaglio del gestore. Come il Morandi che si reggeva soltanto sugli stralli (così volgarmente vengono definiti i tiranti, che dovrebbero sostenere il piano su cui viaggiano auto e camion), non c' è nulla nel sistema degli accordi tra Ministero e concessionarie che metta lo Stato nelle condizioni di tamponare.

 

CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA

Ogni verifica sulla sicurezza profonda dell' infrastruttura è insomma nelle mani di Autostrade, che di fatto la autocertifica e non è prevista altra facoltà in capo all' ente pubblico. Senza dimenticare che gli uffici ispettivi non hanno uomini, strumenti e specializzazione sufficiente per compiere screening di alto livello. Una scelta ben precisa, che sempre il Ministero e in primis la direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali (Dgvca) rivendica: «Il controllo che deve svolgere la nostra amministrazione esclude le verifiche strutturali, compito del concessionario».

 

L' attività ispettiva si limita al piccolo cabotaggio: condizioni dell' asfalto, dell' illuminazione, delle protezioni. Ma il livello di perversione è doppio: se da un lato il Ministero si è spogliato del ruolo di autentico controllore, dall' altro un movimento informativo esiste.

Lo dimostra il carteggio firmato dagli ingegneri del Politecnico, che a fine 2017 avevano messo nero su bianco risultati di alcuni test preoccupanti.

 

CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA

Autostrade si è convinta a intervenire sulla base di quei rilievi, rinviando tuttavia l' appalto per rimettere in sesto i tiranti. E il report milanese, oltre che al committente ovvero l' azienda privata, è finito in varie forme proprio al Ministero, poiché accompagnava il progetto per rifare i tiranti, che deve per forza essere inoltrato e vidimato a Roma.

 

Non solo. Stefano Della Torre capo del dipartimento universitario che curò l' allarmante dossier, spiega a La Stampa : «A novembre, ultimati i nostri studi e date le anomalie, suggerimmo ad Autostrade d' installare sensori che monitorassero in tempo reale la tenuta del viadotto. Scelsero di rimandare l' installazione all' inizio del restyling, previsto per la fine di quest' estate». Non c' è stato tempo.

Genova, le case di via Walter Fillak, sotto il ponte crollato

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…