
PALLONATE & PALLONARI – IL GENOA PERDE IN CASA CON LA ROMA E PREZIOSI PERDE LA BROCCA: VEDE CARMINATI TRAVESTITO DA GUARDALINEE – LO SPUNTO SARÀ STATO QUELL’INTERCETTAZIONE DI DE ROSSI, MA LA FEDINA PENALE DI PREZIOSI INDURREBBE A MAGGIORE AUTOCOSCIENZA
Giampiero Calapà per “il Fatto Quotidiano”
Nella sonnolenta domenica pomeriggio di una Serie A lontana da fasti e campioni antichi ci pensa il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, quello dei giocattoli, dal curriculum non proprio felice, a spostare l’attenzione tirando Mafia Capitale dentro al campionato. Queste le sue parole ai microfoni di Sky: “A Roma stanno succedendo troppe cose, non vorrei fosse coinvolto anche il calcio...”.
Il suo Genoa ha appena perso, in casa ma con un uomo in meno per un’ora abbondante, contro la Roma che in classifica segue la capolista Juventus. C’è anche un gol annullato. La solita polemica sugli arbitraggi è nella norma, infatti le altre parole sono quelle sentite mille volte: “Mi spiace per l’arroganza di certi arbitri. Banti per noi è una iattura. Non sa gestire le gare, perché innervosisce molto il pubblico con certe decisioni, al di là del fatto che sia in buona o cattiva fede”.
E FIN QUI niente di che, ma poi Preziosi piazza la zampata con l’affermazione riferita al terremoto giudiziario che dal 2 dicembre scorso ha sconvolto Roma, svelando l’esistenza di una nuova mafia i cui tentacoli arrivano ovunque, nella politica (l’ex sindaco Gianni Alemanno è indagato per associazione mafiosa) e anche a personaggi della televisione e dello sport. In particolare Preziosi non può che riferirsi all’intercettazione, finita nelle carte dell’inchiesta della Procura di Roma, in cui compare il nome di Daniele De Rossi. Un episodio privo di alcun rilievo penale, posto solo ad esempio della rete di conoscenze capillare in cui si muovevano i contatti di Mafia Capitale.
Nella fattispecie Giovanni De Carlo, detto Giovannone, indagato non per mafia, ma solo per trasferimento fraudolento di beni, vicino ad Ernesto Diotallevi, ex boss della Banda della Magliana. Alle 3 del mattino del 30 settembre 2013 De Carlo “rispondendo a due tentativi di chiamata fatti poco prima” proprio da De Rossi, scrivono gli inquirenti, richiama il calciatore “chiedendogli di cosa avesse bisogno”. De Rossi pochi minuti prima aveva avuto un’accesa discussione con un ragazzo in un locale notturno, temeva ci potessero essere brutte conseguenze per lui e per il compagno di squadra Mehdi Benatia, oggi al Bayern di Monaco. Per questo motivo chiama De Carlo. “Chiamame sempre, bravo, hai fatto bene amico mio”.
De Rossi, che ieri non ha giocato, si è difeso il 5 dicembre, il giorno dell’uscita sulla stampa di questa conversazione, dicendo: “Ho chiamato De Carlo solo perché avevo visto che prima stava in quel locale e perché conosceva quel ragazzo”. Poi ci sono alcuni contatti diretti nel 2012 tra Massimo Carminati, il Cecato accusato di essere il capo di Mafia Capitale, e Daniele Pradè, direttore sportivo della Fiorentina, in precedenza alla Roma. Così il patron della Giochi Preziosi, quarta azienda di giocattoli al mondo, ne ha approfittato lanciando alla Roma e alla Serie A una inquietante accusa, senza specificare niente di più.
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MA CHI é Enrico Preziosi? Alla fine degli anni ’90 compra il Como e lo porta dalla C alla A: finì con qualche giorno di carcere patteggiando una pena, poi sospesa, di un anno e undici mesi per bancarotta fraudolenta. Nel 2003 compra il Genoa, ma viene accusato di aver mantenuto il controllo occulto del Como. Anche qui finisce con un patteggiamento e nel 2009 dei 5 anni di sospensione dalle attività sportive richiesti, la Disciplinare si accontenta di 4 mesi e di una multa da 100 mila euro. Nel 2005 il Genoa è promosso in Serie A. Ma è un sogno che si spegne sulla combine di una partita. Nel giugno 2005 il dirigente del Venezia Paolo Pagliara viene fermato dalla Guardia di finanza mentre esce dalla Giochi Preziosi con una mazzetta di 250 mila euro. Il Genova viene spedito in C1, la giustizia ordinaria condanna Preziosi a quattro mesi per frode sportiva. Nel 2012 e 2013 il suo nome finisce di nuovo su registri degli indagati a Cremona e a Genova, per un mancato versamento di ben otto milioni di iva.
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Ieri, in serata, arriva la replica dell’As Roma: “Dichiarazioni che non meritano commento, al presidente saranno sfuggite per l’amarezza del post partita”.