mohammed bin salman e mohammed bin zayed

PUZZA DI ZOLFO NEL GOLFO - TRA ARABIA SAUDITA ED EMIRATI CRESCONO I CONTRASTI SU YEMEN E IRAN - E’ FINITO L'IDILLIO TRA I PRINCIPI MOHAMMED BIN SALMAN E MOHAMMED BIN ZAYD: IL CASO KHASHOGGI HA INDEBOLITO LA PRESA DI MBS SULL'AMMINISTRAZIONE AMERICANA E IL PIÙ NAVIGATO MBZ NE HA APPROFITTATO PER ALLARGARE LA SUA…

Giordano Stabile per “la Stampa”

 

MOHAMMED BIN SALMAN E MOHAMMED BIN ZAYD

La luna di miele fra Mbs e Mbz sembra finita, ed è l' uomo forte degli Emirati in questo momento ad avere la meglio nella lotta per la leadership nel Golfo. Sotto la spinta dei due principi ereditari, Mohammed bin Salman e Mohammed bin Zayd, Riad e Abu Dhabi hanno forgiato una formidabile alleanza pro-occidentale, e pro-Israele. Ma da qualche mese i motivi di contrasto si sono moltiplicati.

 

Il caso Khashoggi ha indebolito la presa di Mbs sull'Amministrazione americana e il più navigato Mbz ne ha approfittato per allargare la sua. E imporre un' agenda che ormai si discosta da quella del trentenne amico-rivale.

mohammed bin salman

 

Il primo motivo di scontro è lo Yemen. Oltre quattro anni di una guerra costosissima hanno sfibrato l' alleanza. L'unico collante è l' ostilità contro i ribelli sciiti Houthi. Abu Dhabi però è contraria a una guerra a oltranza e a un assalto a Sanaa, con il corollario di vittime civili che offuscherebbero la sua immagine.

 

Il principale obiettivo è adesso trasformare il territorio lungo la costa del Golfo di Aden e l'isola di Socotra in una zona di influenza esclusiva. Per questo appoggia movimenti milizie secessioniste del Sud, come il Southern Transitional Council guidato da Aidaroos al-Zubaidi, in lotta aperta con il governo del presidente Abdrabbuh Mansur Hadi, rifugiato a Riad perché ormai privo di appoggi solidi anche ad Aden.

donald trump e mohammed bin salman al g20 di osaka

 

La frattura con i sauditi si è esplicitata nell' offensiva per strappare agli Houthi il porto di Hodeidah. Un' operazione che gli emiratini non ritengono più fattibile. E infatti hanno già chiuso la loro base Al-Khoka, vicino alla città, e ritirato carri armati, elicotteri e armi pesanti dall' area. Per il Wall Street Journal il ritiro dalla costa yemenita sul Mar Rosso è in fase avanzata. Abu Dhabi, si è giustificata, ha spiegato che si tratta di un «riposizionamento» e che la missione sarà ripensata in base alle priorità strategiche, «soprattutto per combattere Al-Qaeda, lo Stato islamico».

 

MOHAMMED BIN ZAYED

Al centro dei contrasti c' è però anche la contesa per la provincia ricca di petrolio di Shabwah, e soprattutto una diversa visione sul «che fare» dello Yemen. Per l' Arabia Saudita è «cuscinetto di sicurezza», gli Emirati ci vedono una base indispensabile per realizzare la loro «collana di perle», un' infilata di porti e basi che dal Golfo Persico arrivano al Mar Rosso e al Mediterraneo.

 

Questo progetto alla cinese si scontra con l' ipotesi di una guerra all' Iran. Da qui il secondo scollamento fra Mbs e Mbz. Il principe emiratino vede in Teheran un nemico pericoloso, da tenere a bada, ma non fino al punto da danneggiare la propria economia.

Abu Dhabi, per esempio, si è rifiutata di dare la colpa all' Iran del sabotaggio di quattro petroliere davanti al loro porto di Fajairah e frena sull' ipotesi di raid. Ha anche inviato una delegazione a Teheran per mediare.

 

mohammed bin salman

Abu Dhabi vive di petrolio e potrebbe anche adottare una linea più dura, ma per Dubai, il motore commerciale del Paese, gli scambi con l' Iran sono indispensabili. Per uno dei paradossi tipici del Medio Oriente, persino tre isolette occupate dallo scià nel 1971 e rivendicate dagli Emirati - Abu Musa, Grande e Piccola Tunb - sono diventate un centro di transazioni clandestine al riparo delle sanzioni, proprio perché la loro sovranità è contesa e portare merci su quel territorio non comporta varcare una frontiera riconosciuta.

 

MOHAMMED BIN ZAYED

LA PARTITA IN SUDAN

La frattura Mbs e Mbz si vede anche in Sudan, dove il fronte del Golfo è stato meno compatto nel difendere la giunta militare e l' opposizione è riuscita a ottenere un accordo per arrivare a un governo civile entro 21 mesi. Abu Dhabi resta però adamantina nel contrasto a qualsiasi velleità dei Fratelli musulmani.

 

Per Bin Zayed la Fratellanza è il nemico numero 1, un' ostilità persino superiore a quella coltivata da Bin Salman. Per questo il sostegno al generale Mohamed Hamdan Dagalo, l' uomo forte della giunta, non si è interrotto. Come del resto quello a Khalifa Haftar in Libia. Scelte che pesano perché, come sottolinea il New York Times, «Trump adotta spesso la visione del principe, anche contro il parere dei propri consiglieri».

Ultimi Dagoreport

francesco milleri gaetano caltagirone philippe donnet andrea orcel unicredit generali

DAGOREPORT – GENERALI DELLE MIE BRAME: L’AGO DELLA CONTESA POTREBBE ESSERE ANDREA ORCEL, BANCHIERE IRRAGGIUNGIBILE NEL CAMPO DELLE ACQUISIZIONI E FUSIONI. L’AD DI UNICREDIT, CHE HA IN TASCA IL 5,2% DEL LEONE DI TRIESTE (UN ALTRO 5 SAREBBE NEL CASSETTO) ASPETTERÀ L’ULTIMO MINUTO PER DECIDERE CON CHI STARE, IN BASE A QUALI VANTAGGI OTTERREBBE UNICREDIT (BANCA GENERALI? BPM? MEDIOBANCA?) – ALTRO NODO: IL 4,82% DI BENETTON - IN CASO DI SCONFITTA DEL DUO FILOGOVERNATIVO CALTA-MILLERI SUL LEONE DI TRIESTE, DIPENDERÀ IL FUTURO DI MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS. POTREBBE ANCHE SUCCEDERE L’ARRIVO DI UN CAVALIERE BIANCO (BANCA INTESA? UNICREDIT?) CON UNA CONTRO OPA…

antonella antonia rosa costanzo - ex moglie di paolo berlusconi vittorio feltri

DAGOREPORT - ALLA VENERANDA ETÀ DI 81 ANNI, VITTORIO FELTRI ANCORA IGNORA CHE IL GALANTUOMO GODE E TACE. COME QUANDO HA SPIFFERATO IL MOTIVO DELLE SUE DIMISSIONI DALLA DIREZIONE DE “IL GIORNALE”: “ME LA FACEVO CON LA MOGLIE DELL’EDITORE”, ALIAS PAOLO BERLUSCONI - OVVIAMENTE LA REAZIONE DI ANTONELLA COSTANZO NON SI È FATTA ATTENDERE. E VITTORIONE HA PENOSAMENTE RINCULATO: “IL NOSTRO RAPPORTO ERA DI SIMPATIA E AMICIZIA” - DA PARTE SUA ANTONELLA COSTANZO CI TIENE A FAR SAPERE A DAGOSPIA LA SUA VERSIONE DEI FATTI… – VIDEO

milan gerry cardinale zlatan ibrahimovic marcella verini giorgio furlani pierdonato vercellone donato

DAGOREPORT – ALTA TENSIONE AL MILAN TRA IL SENIOR ADVISOR IBRAHIMOVIC E L’AD FURLANI. LA SOCIETA’ E’ SPACCATA IN DUE FAZIONI: DA UNA PARTE CARDINALE, IBRA E LA POTENTISSIMA COMUNICATRICE DI RED BIRD E ELLIOTT MARCELLA VERINI, DALL’ALTRA FURLANI E IL CAPO DELLA COMUNICAZIONE DEL CLUB PIERDONATO VERCELLONE. LE DUE ANIME SI RIMBALZANO LA RESPONSABILITA’ DEL MANCATO INGAGGIO IN ESTATE DI ANTONIO CONTE – FURLANI GODE DELLA FIDUCIA DI PAUL SINGER, CHE CON ELLIOTT È DI FATTO IL PADRONE OMBRA DEL MILAN. È PROBABILE CHE IN ESTATE QUALCUNO SALTERÀ, SE NON TUTTI…

maurizio gasparri simona agnes

FLASH! - MAI DIRE RAI: PER IL FORZISTA MAURIZIO GASPARRI, MEMBRO DELLA COMMISSIONE VIGILANZA, SIMONA AGNES NON ESISTE, FDI SE NE FOTTE E SONO INIZIATE LE PRESSIONI SU GIANNI LETTA PER CONVINCERE LA SUA PROTETTA, SIMONA AGNES, PLURI BOCCIATA PER LA PRESIDENZA DEL CDA RAI, A DIMETTERSI LIBERANDO COSI' UN POSTO A UN NOME CHE POSSA OTTENERE I VOTI ANCHE DELL'OPPOSIZIONE... – LA REPLICA DI GASPARRI A DAGOSPIA: “OVVIAMENTE LA NOTIZIA CHE AVETE PUBBLICATO SU ME E SULLA AGNES È L’ESATTO CONTRARIO DELLA VERITÀ”

giorgia meloni donald trump

DAGOREPORT - LA "SPECIAL RELATIONSHIP" DI GIORGIA MELONI CON DONALD TRUMP ERA SOLO NELLA TESTOLINA BIONDA DELLA DUCETTA: QUANDO SI TRATTA DI COLPIRE L'EUROPA, IL TYCOON NON FA DISTINZIONI (LE TARIFFE AL 25% COLPIRANNO ANCHE L'ITALIA, MENTRE IL REGNO UNITO SARÀ ESENTATO) E LA PRESUNTA AMICIZIA CON LA "MERAVIGLIOSA LEADER" ITALIANA VA A RAMENGO - L'HANNO CAPITO ANCHE A DESTRA: BASTA SBIRCIARE IL TITOLONE DI PRIMA PAGINA DEL "GIORNALE" DI OGGI ("TRUMP, I PRIMI DUBBI DELLA LEGA") E ASCOLTARE LE PAROLE DEL MINISTRO URSO (FRATELLI D'ITALIA): "L'AMERICA PUNTA A DIVIDERE GLI ALLEATI EUROPEI" - LA "THATCHER DELLA GARBATELLA" E' INSOFFERENTE PER L'ATTIVISMO DI MACRON E STARMER MA I DUE SONO LEADER DI PAESI "PESANTI", CON ARMI NUCLEARI - PRIMA O POI L'UNDERDOG DOVRÀ ACCORGERSI CHE BACIARE LA PANTOFOLA DI "KING TRUMP" NON È STATA UNA BUONA IDEA...

donna sarda sardegna elly schlein

DAGOREPORT – ALLA DIREZIONE DEL PD, I RIFORMISTI DEM SONO SOBBALZATI SULLA SEDIA ALLE PAROLE DI ELLY SCHLEIN SULLA GUERRA UCRAINA: “NON SIAMO PER IL FINTO PACIFISMO DI TRUMP MA NEMMENO SIAMO CON L’EUROPA CHE VUOLE CONTINUARE LA GUERRA” - IL CLOU: QUANDO ELLY HA ATTACCATO LE INIZIATIVE SINGOLE DI MACRON E DI STARMER PER LA PACE, HA DETTO, TESTUALE: "ALL'EUROPA SERVE UN SALTO QUANTICO" (MA CHE CAZZO STAI A DI'?) - PICIERNO, PIERO DE LUCA, FASSINO NON CREDEVANO ALLE PROPRIE ORECCHIE: “QUINDI LA PACE SONO LE CONDIZIONI DETTATE DA PUTIN? ELLY, QUANDO LA SMETTI DI GIOCARE A NASCONDINO?” – ALTRO SCAZZO SUL REFERENDUM DELLA CGIL SUL JOBS ACT E SULL’ESERCITO COMUNE UE (TRANQUILLIZZATE LA DUCETTA: CON QUESTI SINISTRATI ALTRI 20 ANNI A PALAZZO CHIGI SONO SICURI…)