OGGI, LE COMICHE – QUANDO SILVIO CHIAMÒ BECCHI: “MI FACCIA INCONTRARE CASALEGGIO E GRILLO”

Paola Zanca per "Il Fatto Quotidiano"

Il telefono squilla una mattina di agosto. Paolo Becchi, una cattedra all'Università di Genova e una qualifica, guadagnata sul campo, di "ideologo" del Movimento Cinque Stelle, risponde. È un vecchio contatto, finito in cantina da quando ha smesso di collaborare con Libero e si è buttato sul blog di Beppe Grillo. Va dritto al sodo: "Professore, davvero ci sono 20 grillini pronti a votare la fiducia a Letta?".

Dall'altro capo del telefono c'è Silvio Berlusconi. Il leader Pdl, all'epoca fresco di condanna in Cassazione, tuona contro il governo e si è messo a fare i conti con il pallottoliere. Rispolvera il vecchio feeling con il professore genovese e tenta manovre di avvicinamento con quelli che, evidentemente, considera i suoi diretti concorrenti. Ci aveva provato già in passato, tentando con il tramite di Antonio Ricci. Nulla di fatto.

Ad agosto riprova con Becchi: vuole incontrare Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Niente, nemmeno questa volta. I due lo rimbalzano. E lui, al telefono con "l'ideologo", si mette a discutere di comunicazione: "Tra la Rete e la tv, le televisioni sono ancora più forti. Però avete ragione voi, il futuro è vostro". Ci sperano, a Genova e a Milano. E sanno che se vogliono tentare il colpaccio, devono tenersi il più possibile alla larga dal faccione tirato di Silvio.

Per questo si è deciso di evitare ogni fuga di notizia sulla telefonata agostana. Peccato che sia stato l'ex premier, nelle settimane scorse, a raccontare l'episodio durante una cena a palazzo Grazioli, finito poi in un pezzo del Corriere della Sera. Becchi non conferma, si nega al telefono e pare che il fastidio dei leader sia arrivato al punto di chiedere al professore di evitare le ospitate in radio e tv.

In compenso, è a lui che hanno affidato la guida del pool di giuristi incaricato di trovare appigli per l'impeachment a Napolitano. Terreno su cui - secondo alcune indiscrezioni - Cinque Stelle e Pdl potrebbero trovare punti di convergenza. La messa in stato d'accusa firmata dal Movimento potrebbe essere una ottima arma per i falchi vogliosi di vendicarsi del trattamento riservato dal Colle a Berlusconi. Boomerang o opportunità?

Nelle stanze del M5S non sanno ancora dare una risposta. Di certo, la platea degli elettori di centrodestra che rimarranno orfani dopo la decadenza di Berlusconi è una delle più appetitose per i Cinque Stelle. Lo sa Grillo che sceglie di parlare "alla pancia delle persone" sui temi dell'immigrazione. E lo sa Casaleggio, da tempo innervosito dall'interesse degli eletti per i temi dei diritti civili. Matrimonio gay, aborto, divorzio breve, cambio di sesso, testamento biologico: sono alcuni delle proposte di legge presentate da M5S.

Tutte fuori dai 20 punti, tutte destinate a creare scompiglio (basta vedere il caos che ha creato, nel Movimento romano, la visita alla Santa Sede di alcuni parlamentari), tutte ipotesi di rovinosa deriva a sinistra. Mentre i leader affinano strategie per il futuro, al Senato mettono sul tavolo problemi più stringenti. Martedì sera, prima della partenza di Grillo, la senatrice Laura Bignami, accompagnata da una pattuglia di una decina di colleghi, ha scatenato la sua furia contro lo "scandalo" che si sta verificando nelle stanze dei Cinque Stelle.

Una mini parentopoli - il caso già noto è quello della senatrice Barbara Lezzi, che avrebbe chiamato a lavorare la figlia del suo compagno - giudicata insostenibile. Le regole del Movimento vietano rapporti di lavoro con mogli, mariti, figli, madri e sorelle. Ma fuori dai legami ufficiali, può succedere di tutto. Grillo ha detto che hanno ragione, che cose del genere non se le possono permettere. La Bignami e gli altri non si fidano: vediamo, dicono, se li caccia.

 

PAOLO BECCHI BEPPE GRILLO E CASALEGGIO AL QUIRINALE GIANROBERTO CASALEGGIO E BEPPE GRILLO FOTO LAPRESSE GRILLO E CASALEGGIOMERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO BERLUSCONI BERTINOTTI MARINI NAPOLITANO BERLUSCONI NAPOLITANO

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…