CORAGGIO, FATTI AMMAZZARE - NAVALNY ANNUNCIA IL RITORNO IN RUSSIA, SFIDANDO IL CREMLINO CHE HA GIÀ ANNUNCIATO DI VOLERLO INCARCERARE - MA IL “PAZIENTE DI BERLINO”, CHE SI ALIMENTA DELLE MINACCE DI MOSCA, SE NE FOTTE: “LA QUESTIONE SE TORNARE NON SI È MAI POSTA. NON HO SCELTO DI ANDARE IN GERMANIA, CI SONO STATO PORTATO DENTRO UN BOX DELLA RIANIMAZIONE PERCHÉ HANNO CERCATO DI UCCIDERMI…” - VIDEO
Anna Zafesova per "la Stampa"
«Aspettatemi». Alexey Navalny raccoglie la sfida del Cremlino, che ha annunciato di volerlo incarcerare per un vecchio caso riesumato. Un avvertimento più che trasparente all' oppositore: meglio non rischiare l' arresto e rimanere in Germania, con il pretesto di proseguire le cure dopo l' avvelenamento del 20 agosto scorso.
La risposta del «paziente di Berlino», come lo chiamano al Cremlino, è stata un filmato su Instagram in cui annuncia di avere preso i biglietti per un volo low-cost che atterrerà a Mosca alle 19.20 di domenica 17 gennaio. «Per me la questione se tornare o restare non si è mai posta. Non ho scelto di andare in Germania, ci sono stato portato dentro un box della rianimazione, per un motivo molto semplice: hanno cercato di uccidermi».
È dai tempi di Mandela e Walesa che la sfida a un regime non veniva incarnata a tal punto da una sola persona. Navalny accusa esplicitamente Vladimir Putin di aver ordinato il suo assassinio e di volerlo punire per essere sopravvissuto: «Sta strillando nel suo bunker, ordina ai suoi servi di fare di tutto perché io non possa tornare a casa». La fragilità dei pretesti usati dal Cremlino è in effetti sintomatica di quello che Navalny definisce «panico»: la minaccia di incarcerazione arriva per una sentenza condizionale a 3 anni e mezzo per frode che la Corte europea per i diritti umani ha bocciato come illegale e politicamente motivata.
La condanna è stata emessa nel 2014, quindi è già abbondantemente scaduta, ma la magistratura russa ha aggiunto un «periodo di prova» fino alla fine del 2020, che i giudici hanno considerato non rispettato perché l' imputato si trovava in Germania. Questo darebbe alla polizia il diritto di ammanettare Navalny appena scende dall' aereo, ma per sicurezza il leader dell' opposizione e i suoi collaboratori sono stati appena incriminati anche di aver rubato i contributi dei russi alla sua Fondazione anticorruzione.
Nessuna indagine formale è invece stata avviata sull' avvelenamento, che il Cremlino continua a negare nonostante la clamorosa telefonata di Navalny a uno degli agenti dell' Fsb incaricati di eliminarlo mettendogli la tossina Novichok nelle mutande. L' unico compromesso offerto dal regime al suo nemico principale era stato appunto l' esilio: poteva rimanere a girare i suoi video di denuncia in Germania, mentre i suoi collaboratori a Mosca e in provincia sarebbero stati decimati da processi, arresti e megamulte.
Ma Navalny è un politico pubblico nel senso più letterale del termine, è l' uomo della piazza e di YouTube, e se Putin lo vuole arrestare dovrà farlo in streaming, sotto gli occhi e le videocamere dei giornalisti di tutto il mondo, e di centinaia di suoi fan che invitati all' aeroporto da quell'«Aspettatemi» che in russo può venire letto anche come «venite a prendermi».
Una minaccia, che ribalta tutte le regole delle dittature. Non è Navalny che viene schiacciato dal terrore, è Putin che deve avere paura di lui. E se vuole sbarazzarsi di lui dovrà portarlo via a peso, imprimendo negli occhi del mondo un' immagine che gli farà più male di cento denunce di corruzione. Se decide di arrestarlo mostrerà di temerlo, se lo lascia in libertà tradirà di temerlo ancora di più. Studiando sui manuali di Gandhi come della comunicazione 3.0, Navalny rifiuta di ridursi a un esule di lusso nei salotti occidentali: dopo essere stato salvato dall' intervento diretto di Angela Merkel, torna a casa con un volo low-cost.
Alexandr Solzhenitsyn descrisse il suo braccio di ferro con il comunismo nella biografia «Il vitello incornò la quercia», ma i suoi eredi sono molto più irriverenti, hanno letto Harry Potter ai loro figli e hanno imparato che non c' è nulla di peggio che avere paura della paura.
Navalny può essere un kamikaze che fa del suo stesso corpo avvelenato un' arma contro il regime, ma non si atteggia a martire: non strabuzza gli occhi, non alza mai la voce, scherza sul momento in cui ha capito di stare morendo e ride dei suoi imbranati assassini. Comunque vada a finire, ha già vinto, perché ha tolto a Putin il fascino inquietante di un Lord Voldemort: notoriamente, è il presidente russo che non pronuncia mai il nome di Navalny.
NAVALNY E LA COMPAGNAVLADIMIR PUTIN VI OFFRE UNA TAZZA DI TE'IL TE' DI VLADIMIR PUTINNAVALNYGERARCHIA DELL AVVELENAMENTO DI NAVALNYNAVALNYalexei navalny 3Alexey Alexandrov Ivan Osipov Vladimir Panyaevalexei navalny portato via in ambulanzaalexei navalny 2alexei navalny portato via in ambulanza 1pyotr verzilov e alexei navalny 1