QUANTO ERA BELLO QUANDO GLI INVESTIGATORI PRIVATI SI OCCUPAVANO SOLO DI CORNA - LUCIANO TOMMASO PONZI, NIPOTE DEL GRANDE TOM, TITOLARE DELL’OMONIMA AGENZIA, RACCONTA DEL BOOM DI GENITORI PREOCCUPATI CHE FANNO SEGUIRE I FIGLI: “HANNO LE ARMI SPUNTATE E SI RIVOLGONO A NOI, DESOLATI. CON LA PANDEMIA, OLTRE A GIOCO E DROGA, STANNO AUMENTANDO LE RICHIESTE SUI MOVIMENTI DI RAGAZZINI CHE APPARTENGONO A BABY GANG E SI MACCHIANO DI VIOLENZE E VANDALISMI…”
Massimo Sanvito per "Libero Quotidiano"
Il ragazzino che esce di casa nel pomeriggio e rientra la sera, nervoso e con gli occhi rossi. Quello che ha iniziato a frequentare nuovi amici e finisce la paghetta prima del solito. Quell’altro che nasconde contanti e nuovi vestiti nell’armadio. I genitori fiutano, capiscono che c’è qualcosa che non va, ma spesso fanno finta di nulla sperando che sia il tempo a ristabilire l’ordine delle cose. E invece no. Fino all’ultima spiaggia, popolata dagli investigatori privati che si mimetizzano tra la folla e si appostano per carpire relazioni, atteggiamenti, espressioni.
Il covid ha finito per devastare il tessuto sociale dell’intero paese e i disagi psicologici degli adolescenti, che si traducono in ludopatie, uso e abuso di alcol e droga, sono diretta conseguenza di questo maledetto virus. Il boom di giovanissimi fatti seguire nei loro spostamenti da mamme e papà che hanno più di un sospetto è servito. «Nel post pandemia stiamo assistendo a un’impennata delle richieste di investigazioni private per quanto riguarda le dipendenze dei minorenni.
I genitori hanno le armi spuntate e si rivolgono a noi, desolati. Oltre a gioco e droga stanno aumentando anche le richieste sui movimenti di ragazzini che appartengono a baby gang e si macchiano di violenze e vandalismi», spiega Luciano Tommaso Ponzi, nipote del grande Tom, titolare dell’omonima agenzi acon sedi a Milano, Brescia e Verona, nonché presidente nazionale della Federpol (Federazione Italiana degli Istituti Privati per le Investigazioni, le Informazioni e la Sicurezza).
Un fenomeno che riguarda tutta Italia ma che si concentra prevalentemente al nord, soprattutto a Milano e nel suo vasto hinterland di periferie multietniche. Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, durante la seduta della commissione Infanzia ha snocciolato una serie di numeri e dati che riproducono una fotografia chiara di ciò che sta succedendo tra i più giovani.
STUPEFACENTI Nel 2020, i minori segnalati all’autorità giudiziaria per reati connessi agli stupefacenti sono stati 915 (il 20% stranieri), di cui 322 sono finiti in manette. Da gennaio a oggi, invece, sono stati denunciati altri 491 ragazzini, tra cui 44 appena quattordicenni. Ma non è tutto, perché l’anno scorso le forze dell’ordine hanno sequestrato oltre 58 tonnellate di stupefacenti, con un incremento del 40% rispetto al 2019. A farla da padrona tra le regioni, secondo le statistiche del Viminale, è la Lombardia con 159 minori coinvolti.
Certo, il lavoro degli investigatori italiani – 12.500 addetti per un fatturato di mezzo miliardo di euro all’anno – non si concentra esclusivamente sulla sfera privata delle persone. C’è il settore aziendale, quello commerciale, quello assicurativo, quello che si occupa della difesa nei processi, quello degli steward e dei “buttafuori”. Le tariffe orarie? Attorno ai 40 euro.
FURBETTI E se la pandemia ha prodotto un aumento significativo delle richieste di investigazione su minorenni con dipendenze, allo stesso tempo ha diminuito i casi legati alla pessima abitudine della malattia del venerdì o del lunedì. Ovvero quella che fino a un anno fa colpiva sistematicamente i dipendenti che volevano allungarsi il fine settimana. I furbetti, che vengono fatti pedinare dai titolari d’azienda, però non mollano. E tocca agli investigatori documentare le loro bugie. In provincia di Brescia, un “lavoratore” è stato beccato mentre si rilassava al mare due giorni con tanto di permesso 104.
Mentre un paio di pakistani che si sono visti rifiutare un mese di ferie, hanno avuto la faccia tosta di presentare un congedo parentale di 185 giorni. Gli 007 di Ponzi hanno scoperto che mentre le loro famiglie erano a casa si erano imbarcati per l’oriente pensando di passarla liscia. Tutto ciò si chiama truffa. «L’assenteismo, contrariamente a quanto si possa pensare, è maggiore nel privato. Magli imprenditori, dopo il covid, tollerano sempre meno queste situazioni e si rivolgono a noi. Durante quest’ultimo anno così difficile hanno garantito posti di lavoro e non ci stanno a farsi prendere in giro», spiega Ponzi.
Già, le difficoltà del covid. L’osservatorio della Federpol, in collaborazione con le 102 prefetture italiane, ha messo in luce numeri inequivocabili. Una trentina di agenzie di investigazione chiuse a Roma, una ventina a Milano. Zero ristori. Perdite economiche ma anche umane. «In media riceviamo 4/5 richieste al giorno, anche se ci sono settimane in cui i telefoni non squillano e altre in cui sono roventi. A inizio pandemia, il governo Conte ci aveva dimenticato, pur essendo le nostre delle aziende essenziali», chiude Tommaso Ponzi.
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