PENSIERI GAGLIARDI - NEL 2010 LA “DAMA BIANCA”, NON INVITATA, SI IMBUCÒ ALLA CENA IN ONORE GHEDDAFI E CHIESE AL BANANA DI FARLA SEDERE TRA LORO DUE - DA QUELLA SERA BERLUSCONI SI FECE NEGARE AL TELEFONO E NON VOLLE PIÙ VEDERLA

Grazia Longo per "la Stampa"

La stella di Federica Gagliardi, nel firmamento del sottobosco politico nostrano, si accende la sera del 24 giugno 2010, ai piedi del volo di Stato che la riaccompagna in Patria dal G8, insieme all'allora premier Silvio Berlusconi e si spegne ineluttabilmente la sera del 30 agosto dello stesso anno. Durante la cena, a Roma, in onore di Gheddafi.

Il 2010 è comunque l'anno magico della «dama bianca», la bella bionda oggi trentaduenne rinchiusa nel carcere di Civitavecchia dopo essere stata pizzicata - una settimana fa - all'aeroporto di Fiumicino con 24 chili di cocaina dentro un trolley rosa shocking. Figlia di una fioraia e di un buttafuori di night in via Veneto, Federica - che deve il suo soprannome ai pantaloni e alla camicia di lino bianco indossati accanto a Berlusconi - non ha mai nascosto la sua ambizione, che ha coltivato un po' sui libri e un po' con amicizie mondane.

Nasce a Roma il 10 maggio dell'82 e dall'asilo alle scuole medie frequenta un istituto privato di suore. La religione cattolica è il filo conduttore della sua formazione scolastica, tant'è che si laurea alla Pontificia Università Lateranense. Alla Luiss - nonostante quanto abbia dichiarato - non ha mai messo piede. Neppure per il Master. Ma torniamo alla laurea: in giurisprudenza, non in tempo con gli esami però. Diventa dottoressa in legge a 28 anni. Nel 2010, appunto.

Poco prima di quello che le appare come il grande salto nel mondo della politica. Oggi, sua madre, Stella Murdolo - che gestisce un chiosco di fiori nell'esclusivo quartiere Parioli, insieme al fratello Domenico - si dispera e piange. «Povera figlia mia, tanti sacrifici per mantenerla agli studi e me l'hanno rovinata» dice d'un fiato prima di accasciarsi su una sedia. «Sto troppo male, questa storia mi uccide».

Il lusso di Parioli: un miraggio per la dama bianca che qui c'è stata raramente - «e comunque mai dietro il banco» spiegano i commercianti della zona - e che certo sognava di sdoganarsi dalla villetta a schiera a San Cesareo. Un paese dormitorio a 45 minuti dalla capitale, dove risulta ancora residente nonostante nell'ultimo anno abbia affittato un appartamentino nel centro di Roma.

La casa di San Cesareo è intestata proprio a lei, l'unica della famiglia ad avere probabilmente i requisiti per usufruire delle sovvenzioni del bando regionale. Ma anche qui ultimamente l'hanno vista poco. «L'incontro più recente un mese fa - raccontano alcune vicine -, gentile e riservata come sempre si lamentava delle difficoltà per i giovani a trovare lavoro».

Lei, la sua prima occupazione - nell'ufficio del segretario generale della Regione Lazio - se l'era guadagnata grazie all'impegno nel comitato elettorale dell'ex governatrice Renata Polverini, che oggi nega di averla mai incrociata. Pdl, come colui che a quanto pare la introdusse nel comitato: Francesco Maria Orsi, ex consigliere comunale An della capitale, finito nei guai giudiziari per una brutta storia di prostitute e droga, poi archiviata.

Silvio Berlusconi la nota nello staff e ne rimane affascinato, tanto da portarsela alla cena con Obama e i Grandi del mondo al G8 di Toronto e pure a Panama, dove c'è anche il faccendiere Valter Lavitola che gli organizza un party con ballerine di lap dance. Ma qualcosa nel viaggio gira storto. Nonostante il clamore mediatico al rientro in Italia, nonostante la dama bianca ostenti di possedere il numero di Palazzo Grazioli e del telefonino privato dell'ex presidente del Consiglio, esce presto dalle sue grazie.
La sua stella si spegne appena due mesi dopo: non viene invitata alla cena di gala in onore di Gheddafi e allora si fa in quattro per «imbucarsi».

E alla fine ce la fa: riesce a strappare un ingresso al cerimoniale, si piazza davanti Berlusconi e l'ex leader libico e chiede si sedersi in mezzo a loro due. Ma Berlusconi rifiuta, le spiega che è impossibile per questioni di sicurezza e la relega in un angolo. Dopo quella sera si è fatto negare al telefono. Lei ha continuato a inseguire il sogno politico e ha cercato, invano, di trovare un aggancio con l'Udc. Oggi dal carcere fa sapere di trascorrere il tempo «come le altre detenute. Faccio le pulizie e frequento i corsi di cucina e cucito».

 

 

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