talebani

QUESTI TALEBANI NON CONVINCONO NESSUNO: DOPO LA CINA, ANCHE L'IRAN DUBITA DEL NUOVO ESECUTIVO AFGHANO: TEHERAN STORCE IL NASO PER L'ASSENZA DI RAPPRESENTANTI SCIITI - IERI UN'ORA DI MEZZA DI COLLOQUIO TRA BIDEN E XI JINPING: PECHINO HA ACCUSATO WASHINGTON DI AVER DETERMINATO CON L'INTERVENTO IN AFGHANISTAN UN "SIGNIFICATIVO AUMENTO DELLE ORGANIZZAZIONI TERRORISTICHE" - E GLI USA SONO TENTATI DI LASCIARE I CINESI A SBRIGARSELA DA SOLI A KABUL...

Stefano Graziosi per la Verità
 

XI JINPING JOE BIDEN

Joe Biden e Xi Jinping sono tornati a parlarsi. Dopo sette mesi dall'ultima telefonata, i due presidenti hanno tenuto ieri un nuovo colloquio, in cui hanno sostenuto la necessità di una cooperazione tra Washington e Pechino. «Il presidente Biden ha sottolineato l'interesse duraturo degli Stati Uniti per la pace, la stabilità e la prosperità nell'Indo-Pacifico e nel mondo e i due leader hanno discusso sulla responsabilità di entrambe le nazioni di garantire che la concorrenza non si trasformi in conflitto», ha reso noto la Casa Bianca, mentre - da parte cinese - è stato evidenziato che Xi ha criticato la politica americana per aver creato delle difficoltà nel rapporto tra Washington e Pechino.
 

XI JINPING JOE BIDEN

Salta sicuramente all'occhio che, nei resoconti della telefonata, siano emerse delle informazioni piuttosto vaghe. Il che è un po' strano per un colloquio che, secondo quanto riferito, sarebbe durato ben 90 minuti. È tra l'altro difficile non immaginare che la telefonata abbia del tutto ignorato la crisi afgana, specialmente in vista del G20 previsto per il mese prossimo.
 
Vale la pena sottolineare che Pechino ha cercato di presentare il colloquio come un sintomo della debolezza americana. Un articolo pubblicato ieri dal Global Times (organo del Partito comunista cinese) era infatti significativamente intitolato: «La seconda telefonata tra Xi e Biden è un segno positivo in mezzo ai rapporti tesi; segnala la crescente ansia degli Stati Uniti di cercare l'aiuto della Cina». Non solo: sempre il Global Times, l'altro ieri, aveva pubblicato un altro articolo, in cui si riportava che, secondo il portavoce dei talebani Suhail Shaheen, i miliziani dell'Etim (organizzazione nemica di Pechino, dai pregressi legami con i «barbuti») avrebbero lasciato l'Afghanistan e che il neonato governo di Kabul sarebbe pronto ad aprirsi a nuove figure.
 

talebani

Insomma, sembrerebbe che la Repubblica popolare voglia convincere (o autoconvincersi) di trovarsi in una posizione di forza. Peccato per lei che la situazione è forse un tantino più complicata.
 
Cominciamo col dire che i talebani non hanno mai brillato per affidabilità. E non sarà un caso che anche l'Iran stia iniziando a nutrire preoccupazioni per la composizione del nuovo governo di Kabul (quell'Iran che, ricordiamolo, soprattutto negli scorsi mesi si è notevolmente avvicinato a Pechino).
 

talebani celebrano vittoria 10

Partecipando mercoledì a un meeting con le controparti di Cina, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Pakistan, il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, ha dichiarato: «L'esperienza ha dimostrato che un governo non inclusivo non fa nulla per aiutare la stabilità, la pace e il progresso in Afghanistan, quindi la nostra aspettativa dai ministri degli esteri è di annunciare la necessità della formazione di un governo inclusivo con una voce unificata».
 
Ricordiamo che, nonostante una storica inimicizia, il comune avversario statunitense avesse portato negli anni le Guardie della rivoluzione islamica a sostenere i talebani. Le parole di Amirabdollahian mostrano adesso però che Teheran non è troppo fiduciosa nei confronti dei «barbuti»: in particolare, Al Jazeera ha lasciato intendere che gli iraniani temono l'assenza di rappresentanti sciiti nel governo.
 

Hibatullah Akhundzada

In tutto questo, uno storico alleato dell'Iran come la Russia aveva annunciato che non avrebbe preso parte alla cerimonia di inaugurazione del nuovo esecutivo afgano. Una cerimonia che tuttavia, secondo quanto riferito ieri dall'agenzia di stampa russa Tass, sarebbe stata annullata.
 
Un ulteriore problema è poi quello dell'Etim. Il sospetto è infatti che le promesse dei talebani su questa spinosa questione possano rivelarsi scritte sulla sabbia. Un rischio sottolineato, giusto ieri, dal South China Morning Post, che ha riferito come la suddetta garanzia di Suhail Shaheen risulta sostanzialmente impossibile da verificare. Sempre ieri, The Diplomat sottolineava che, con la vecchia guardia dei talebani al potere, sarà molto difficile per Pechino rafforzare la propria influenza politica ed economica sul Paese.
 

Mullah Akhund

Inoltre, che la Repubblica popolare tema la minaccia jihadista è testimoniato anche dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, che ha accusato ieri l'intervento americano in Afghanistan di aver comportato un «significativo aumento delle organizzazioni terroristiche». In un simile quadro, i cinesi avrebbero disperato bisogno di un Afghanistan stabile.
 
Uno scenario, questo, tutt' altro che certo. Il Paese è attraversato da proteste, tanto che ieri le Nazioni Unite sono intervenute per condannare le violente repressioni messe in atto dai talebani. Inoltre, sempre l'Onu ha sottolineato che l'Afghanistan rischia seriamente una crisi umanitaria sia in termini economici che sanitari.

MULLAH AKHUND 2

 
Insomma, i cinesi devono affrontare non pochi problemi. E non è affatto detto che gli americani abbiano realmente tutta questa voglia di cooperare con loro sul dossier afgano. D'altronde, per Washington vedere Pechino impelagata nelle tortuosità afgane è un'occasione allettante. Indubbiamente rischiosa. Ma senz'altro allettante.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN LABIRINTO. E NON SA DAVVERO COME USCIRNE. STAI CON NOI TRUMPIANI O CONTRO DI NOI? CI METTI LA FACCIA O NO? IL BRITANNICO NEO-MAGA NIGEL FARAGE HA DICHIARATO CHE AVREBBE PREFERITO CHE MELONI PRENDESSE POSIZIONI PIÙ DURE CONTRO L’UNIONE EUROPEA, ALTRO SEGNALE: COME MAI ANDREA STROPPA, TOYBOY DELL'ADORATO MUSK, SPINGE SU X PER IL RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE? VUOLE PER CASO COSTRINGERMI A USCIRE ALLO SCOPERTO? OGGI È ARRIVATA UN'ALTRA BOTTA AL SISTEMA NERVOSO DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA LEGGENDO LE DICHIARAZIONI DI JORDAN BARDELLA, IL PRESIDENTE DEL PARTITO DI MARINE LE PEN, CHE HA TROVATO L’OCCASIONE DI DARSI UNA RIPULITA PRENDENDO AL VOLO IL "GESTO NAZISTA" DI BANNON PER ANNULLARE IL SUO DISCORSO ALLA CONVENTION DEI TRUMPIANI A WASHINGTON - E ADESSO CHE FA L’EX COCCA DI BIDEN, DOMANI POMERIGGIO INTERVERRÀ LO STESSO IN VIDEO-CONFERENZA?

marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT - L’INTERVISTA RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO” HA MANDATO IN TILT FORZA ITALIA E SOPRATTUTTO TAJANI - IL VICEPREMIER HA REAGITO IN MODO SCOMPOSTO: “NON ABBIAMO BISOGNO DI NESSUNA SVEGLIA. MARINA FA BENE A DIRE CIÒ CHE PENSA MA NON CI HA MAI CHIESTO NÉ IMPOSTO NULLA. QUANTO DETTO DA LEI NON ERA RIVOLTO A FORZA ITALIA” - NEL PARTITO MONTA LA FRONDA VERSO LA FAMIGLIA BERLUSCONI E C’E’ CHI PENSA DI POTERSI EMANCIPARE UNA VOLTA PER TUTTE (MAGARI TROVANDO UN FINANZIATORE DISPOSTO AD ACCOLLARSI I 99 MILIONI DI FIDEJUSSONI GARANTITE DALLA DINASTY DI ARCORE) - AVVISO ALLA "SINISTRA" MARINA: NEL WEEKEND VERRA’ CONDOTTO UN SONDAGGIO RISERVATO PER TESTARE L’APPREZZAMENTO DEL SIMBOLO DI FORZA ITALIA SENZA LA PAROLA “BERLUSCONI”…

giuseppe conte elly schlein

LE INSOSTENIBILI DICHIARAZIONI FILO-TRUMP DI CONTE HANNO MANDATO IN TILT SCHLEIN - TRA I DUE SAREBBE PARTITA UNA TELEFONATA BURRASCOSA IN CUI LA SEGRETARIA DEM AVREBBE FATTO CAPIRE A PEPPINIELLO CHE SE CONTINUA COSÌ IL M5S CROLLERÀ AL 7% - ELLY DEVE FARE I CONTI CON L’AUT AUT DI CALENDA E CON LA MINORANZA CATTO-DEM IN SUBBUGLIO CONTRO CONTE – PEPPINIELLO TIRA DRITTO: PARLA ALLA PANCIA DEI 5 STELLE E ABBRACCIA LA LINEA ANTI-DEM DI TRAVAGLIO SU RUSSIA E TRUMP. MA "LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO" SA BENISSIMO CHE, SENZA UN ACCORDO COL PD, A PARTIRE DAL PROSSIMO VOTO REGIONALE, NON VA DA NESSUNA PARTE…

elon musk donald trump caveau oro

DAGOREPORT - ALTA TENSIONE TRA IL MONDO FINANZIARIO AMERICANO E KING TRUMP - PRIMA DI DICHIARARE GUERRA A WASHINGTON, I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI ASPETTANO CHE TRUMP E MUSK CACCINO IL PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE  PER IMPORRE I BITCOIN COME RISERVA NAZIONALE. UNA MONETA DIGITALE E SOVRANAZIONALE CHE AFFOSSEREBBE IL DOLLARO, E QUINDI L'ECONOMIA USA. E GOLDMAN SACHS SI PORTA AVANTI CONSIGLIANDO DI INVESTIRE IN ORO - LE RIPERCUSSIONI PER L'ITALIA: MELONI SA CHE I GRANDI FONDI, SE VOLESSERO, POTREBBERO MANDARE GAMBE ALL'ARIA IL DEBITO TRICOLORE...

luca zaia marina berlusconi matteo salvini il foglio

FLASH – PARE CHE LUCA ZAIA, DOPO AVER LETTO L’INTERVISTA-MANIFESTO RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO”, ABBIA COMMENTATO SODDISFATTO: “QUESTA C’HA LE PALLE”. IL SEGRETARIO DELLA "LIGA VENETA", ALBERTO STEFANI, AVREBBE SUBITO RIFERITO IL COMMENTO DEL “DOGE” A SALVINI. COME L'HA PRESA L'EX TRUCE DEL PAPEETE? NON HA GRADITO L’ENDORSEMENT PER LA “CAVALIERA”: QUESTA VOLTA LA TISANELLA CHE CONSIGLIA SEMPRE AI "SINISTRELLI ROSICONI" L'HA DOVUTA BERE LUI, PER PLACARSI…