“QUESTO È IL RESTO” – NEL SUO ESPOSTO DEL 2009, MARGHERITA AGNELLI RACCONTAVA DI QUANDO FRANZO GRANDE STEVENS, BRACCIO DESTRO DEL PADRE, PROVÒ A RIFILARLE 15 FIAT PANDA E 3 TRATTORI, MENTRE LEI CHIEDEVA DI ACCEDERE AI CONTI “SEGRETI” DI FAMIGLIA: “ALLORCHÉ MI RIFIUTAI DI FIRMARE LA SUCCESSIONE, GABETTI MI APOSTROFÒ: ‘LEI NON È DEGNA D’ESSERE LA FIGLIA DI SUO PADRE. MA IO LA ADEMPIO. CHE LEI FIRMI O NO NON CAMBIA NULLA’. INTERVENNE A QUEL PUNTO GRANDE STEVENS CHE MI DISSE SOLO: ‘QUESTO È IL RESTO’. MIA MADRE E MIO FIGLIO NON DISSERO UNA PAROLA” – LE FIDUCIARIE, LA VERA ENTITÀ DEL PRESUNTO PATRIMONIO OFFSHORE DELL’AVVOCATO E LE VALUTAZIONI IRRISORIE DEI BENI IN ITALIA…
Estratto dell’articolo di Gaspare Gorresio e Gigi Moncalvo per “La Verità”
La presunta cassaforte torinese degli Agnelli, la P. fiduciaria, è il crocevia dell’inchiesta torinese per frode fiscale nei confronti di John Elkann e di due professionisti legati alla sua famiglia. La società, per l’accusa, schermerebbe fondi per 900 milioni di dollari e sarebbe «la sussidiaria italiana» della banca lussemburghese «Pictet & Cie Europe Sa», istituto specializzato nella gestione di patrimoni.
Dopo l’ennesimo esposto di Margherita Agnelli, mirato a ottenere il riconoscimento della cosiddetta «legittima», la parte di eredità che le spetterebbe per la legge italiana, ma che, in buona parte, sarebbe rimasta occultata nei paradisi fiscali, nel luglio scorso gli uomini della Guardia di finanza hanno effettuato presso la P. fiduciaria un’ispezione antiriciclaggio che avrebbe dato i suoi frutti e portato alla scoperta di una delle società anonime del Liechtenstein riconducibili a Jaki.
I VERBALI DELLA PROCURA DI MILANO SUL TESORO SVIZZERO DEGLI AGNELLI
Un corposo dossier […] è intanto finito sul tavolo del Servizio rapporti istituzionali di vigilanza di Bankitalia che potrebbe portare a nuove sanzioni. Infatti, se solo oggi inquirenti e media sembrano essersi accorti delle operazioni opache della P. fiduciaria, Palazzo Koch aveva già preso provvedimenti 5 anni fa […].
Il 23 aprile del 2019 la Banca d’Italia, nella persona del governatore Ignazio Visco, irrogò una sanzione di 30.000 euro per «carenze negli obblighi di adeguata verifica della clientela e di collaborazione attiva».
MARGHERITA AGNELLI JOHN ELKANN - ILLUSTRAZIONE DEL FATTO QUOTIDIANO
Ma torniamo alla guerra per l’eredità degli Agnelli. Molti dettagli della diatriba giudiziaria […] erano già presenti nelle carte dell’inchiesta penale avviata tre lustri fa a Milano per pagamenti in nero, tentate estorsioni e riciclaggio. I pm meneghini arrivarono a iscrivere sul registro degli indagati Siegfried Maron, il commercialista svizzero che avrebbe gestito per conto di Gianni Agnelli «le provviste immense» affidate a società e giurisdizioni offshore.
JOHN ELKANN E MARGHERITA AGNELLI
[…] In realtà nel suo esposto del 19 novembre 2009, il cui contenuto è stato assorbito in quello presentato a Torino nel dicembre del 2022, Margherita aveva indicato come principali gestori del patrimonio nascosto, i due più fidati consiglieri del padre, l’avvocato Franzo Grande Stevens e il manager Gianluigi Gabetti. Il secondo si presentò ai pm spontaneamente per offrire, a suo modo di vedere, chiarimenti su un filone minore dell’inchiesta, mentre il primo non sarebbe mai stato chiamato a testimoniare.
MARGHERITA AGNELLI - JOHN ELKANN - EDOARDO AGNELLI - MARELLA CARACCIOLO - GIANNI AGNELLI
«Ha elementi per ritenere che Franzo Grande Stevens volesse negare a lei la conoscenza degli asset esteri riferibili a suo padre per occultare proprie eventuali indebite appropriazioni?» le chiese quasi spazientito un magistrato milanese. E Margherita, intimidita, rispose: «Non ho elementi. Anche se il sospetto mi pare legittimo».
Ma nell’esposto aveva chiesto alla Procura di verificare «se nei fatti sopra esposti e documentati» ricorresse «il delitto di estorsione tentata e/o consumata - e/o altri - a carico dell’avvocato Franzo Grande Stevens».
Nei suoi interrogatori e nell’ atto d’accusa consegnato agli inquirenti la figlia di Gianni Agnelli ha raccontato nei dettagli i suoi tentativi […] di avere una cognizione globale delle sostanze del padre al momento dell’ufficializzazione delle disposizioni testamentarie.
«Desidero affermare con chiarezza che all’epoca dell’apertura della successione ero convinta che tanto il dottor Gabetti quanto l’avvocato Grande Stevens fossero perfettamente a conoscenza del patrimonio “complessivo” di mio padre, compresi dunque patrimoni all’estero e/o donazioni fatte in vita» scrisse.
Sul manager aggiunse: «Gabetti è stato sempre delegato da mio padre a concordare personalmente con me (e successivamente con mio marito Serge de Pahlen) e mio fratello Edoardo il budget di spesa annua di noi figli». Su Grande Stevens puntualizzò: «Egli era il principale (unico vero) consigliere personale di mio padre sul piano legale-societario, godeva della fiducia assoluta di mio padre anche per le questioni più riservate; era stato lui, nel 1996 ed anche successivamente, a comunicarmi che la donazione del 25% di Dicembre fatta da mio padre a John avrebbe trovato compensazione all’estero in favore degli altri miei figli».
Ma di fronte ai custodi delle volontà del padre, che aveva scelto John come suo successore («nonostante avesse solo 20 anni»), Margherita decise di non piegarsi, almeno inizialmente. Con queste conseguenze: «Allorché io mi rifiutai di firmare, Gabetti mi apostrofò: “Lei non è degna d’esser la figlia di Suo padre. Lei non riconosce la volontà di Suo padre, ma io che la so, la adempio. Che lei firmi o meno non cambia nulla”».
Il racconto prosegue: «Ricordai a Gabetti che non avevo ancora ricevuto la situazione “complessiva” della successione: intervenne a quel punto Grande Stevens che, scodellandomi sul tavolo un foglio contente i conti correnti e gli ulteriori pochi beni in Italia (una quindicina di Fiat Panda e Fiorini; 7 ciclomotori Piaggio e 3 trattori), mi disse solo: “Questo è il resto”. Mia madre e mio figlio non dissero una parola per difendermi dalle offese di Gabetti, che abbandonò la stanza».
Dunque, al posto del tesoro estero […] a Margherita Agnelli provarono a rifilare, come beni ereditari, persino tre trattori. Le sommarie indicazioni di quel «foglietto» verranno poi dettagliate il 16 maggio 2003 nel memoriale vergato dal commercialista Gianluca Ferrero, l’attuale presidente della Juventus, inviato all’avvocato svizzero di Margherita, Jean Patry.
Grande Stevens, nonostante avesse quasi subito rinunciato al ruolo di esecutore testamentario, continuava, in modo poco ortodosso, a dare consigli e a scegliere avvocati per una delle due co-eredi, cioè donna Marella, la mamma di Margherita. Egli, ovviamente, aveva super-visionato questo elenco. La spartizione tra le due beneficiarie riguardava un totale di 216.875.792,52 euro (108 milioni a testa, che diventeranno, con gli interessi, 109 un anno dopo).
franzo grande stevens john elkann sergio marchionne
La «ricchezza» dell’Avvocato (in Italia) risultava così irrisoria se si pensa all’entità di alcuni famosi patrimoni ereditari oggetto di contesa, da quello di Luciano Pavarotti a quello di Alberto Sordi (possibile che Agnelli avesse solo il doppio delle sostanze dell’attore romano?). Il minuzioso elenco del memoriale Ferrero parte da liquidità e titoli per un totale di 250.434.151 euro.
I DOCUMENTI CONTESTATI DA MARGHERITA AGNELLI SULLA CESSIONE DELLE QUOTE DELLA DICEMBRE A JOHN ELKANN
Si parte dai fondi irrisori depositati presso la Deutsche Bank (177,36 euro) e la Popolare di Bergamo (16.605 euro) per arrivare ai 200 milioni di titoli presso la Simon, la fiduciaria di Grande Stevens – investiti in una Sicav presso la già citata banca Pictet -, ai 28 milioni in Banca Intesa, altri 6 a Bergamo.
A questi soldi andavano aggiunti 4 milioni di euro in azioni dell’Accomandita Giovanni Agnelli, più altri 10 in obbligazioni. Ferrero passa poi a esaminare gli altri beni. Le barche: lo Stealth (di cui John si è subito appropriato), valutato solo 3,4 milioni, e l’F100 (5 milioni, l’attuale barca di Margherita).
Grazie al memoriale si scopre che il tender dello Stealth è stato venduto per 100.000 euro a Lapo, ma soprattutto si scopre nel dettaglio il contenuto della lista «scodellata» da Grande Stevens: 12 Panda, una Fiat Palio, due Fiorino, tre Vespa 50, tre Sì e un Grillo della Piaggio, tre trattori e un rimorchio per trattori. Sorprendente anche la stima del valore totale: 20.000 euro.
Tra i crediti emerge una sorta di «follia», il nuovo yacht progettato per un moribondo nei cantieri di Brema (con buona pace del made in Italy), costato, per fermarne la costruzione, 32,737 milioni di euro di penali.
C’è poi il premio per l’assicurazione sulla vita dell’Ina (154.937,06 euro), assicurato da Palazzo Madama agli eredi del senatore a vita Giovanni Agnelli. La quota del 25 per cento della Dicembre […] veniva, invece, valutata soltanto 4,674 milioni, compresi i dividendi versati dall’Accomandita. Tra le passività solo due voci: fatture arretrate da pagare per 612 mila euro e 1,4 milioni per terminare la costruzione della nuova scuola materna di Villar Perosa. Margherita avrebbe dovuto «accontentarsi» di questo. Magari sedotta dall’idea di farsi un giretto in trattore.
JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON LAVINIA BORROMEO MARGHERITA AGNELLI margherita de pahlen figli