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1.UN FRANCESE, TRE AMERICANI E UN BRITANNICO. SONO LORO CHE HANNO FERMATO IL MAROCCHINO CHE VOLEVA FARE UNA STRAGE CON IL KALASHNIKOV SUL TRENO AMSTERDAM-PARIGI. DECISIVI SONO STATI DUE MARINE IN VACANZA, SPENCER STONE E ALEX SKARLATOS – IL RACCONTO DI SKARLATOS: “ABBIAMO SENTITO UNO SPARO E UN VETRO ROMPERSI. POI HO VISTO UN CONTROLLORE CHE CORREVA E DIETRO DI LUI C’ERA UN UOMO ARMATO DI KALASHNIKOV. IO E SPENCER CI SIAMO NASCOSTI E CI SIAMO DETTI: DOBBIAMO FARE QUALCOSA”…
1.GLI AMICI IN GITA, LO SPARO, LE URLA «COSÌ ABBIAMO EVITATO LA STRAGE»
Stefano Montefiori per “Il Corriere della Sera”
Gli eroi, già omaggiati nella notte dal presidente americano Barack Obama, saranno ricevuti solennemente da François Hollande domani mattina all’Eliseo. Il capo dello Stato tiene a ringraziare di persona i cittadini americani e francesi che hanno scongiurato la strage sul treno Amsterdam-Parigi.
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Il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve ieri ha sottolineato che il primo a intervenire per fermare Ayoub El Khazzani è stato un passeggero francese: l’onore nazionale è salvo.
«Volendo accedere alle toilette della vettura 12 il nostro connazionale si è trovato di fronte a un individuo che portava un kalashnikov a tracolla — è la ricostruzione del ministro —. Il passeggero ha cercato coraggiosamente di bloccarlo, prima che l’aggressore sparasse diversi colpi d’arma da fuoco. Sono intervenuti allora due passeggeri americani che sono riusciti ad avere la meglio sullo sparatore, a immobilizzarlo al suolo e ad allontanare le armi. Nel corso della lotta, uno dei due americani è stato ferito a coltellate, e una delle pallottole ha raggiunto un altro passeggero, franco-canadese, che per fortuna è fuori pericolo».
Oltre al francese citato dal ministro, la squadra degli eroi che come sempre negano di essere tali è composta da tre ragazzi americani in vacanza — due soldati e uno studente — e da un consulente informatico britannico. Colui che secondo più testimoni è stato determinante, capace di avanzare disarmato per 10 metri verso un uomo con la pistola in pugno e poi di bloccarlo a terra, è Spencer Stone, di Sacramento, California, militare arruolato nell’Air Force e di stanza alla base Lajes Field, nelle Azzorre.
Spencer era in vacanza in Europa con due amici d’infanzia: l’altro militare Alex Skarlatos, 22 anni, membro della guardia nazionale dell’Oregon e da poco rientrato da una missione in Afghanistan, e lo studente della Sacramento State University Anthony Sadler. Assieme volevano visitare Parigi.
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Mentre Spencer Stone è in ospedale per le ferite al collo e alla mano (ieri è stato operato per due ore al dito), Alex Skarlatos racconta nel municipio di Arras, dove il treno si è fermato: «Abbiamo sentito il rumore di uno sparo e un vetro che andava in frantumi. Non ho capito che cosa stesse succedendo finché ho visto un controllore correre nel corridoio, ci ha sorpassati, e dietro di lui c’era un uomo armato di kalashnikov, che è entrato nel nostro vagone. Il mio amico Spencer e io ci siamo nascosti e poi ci siamo detti “bisogna fare qualcosa”. Spencer si è alzato, lo ha bloccato a terra e in quel momento è stato ferito. Io sono saltato addosso al terrorista e gli ho preso l’arma, lo abbiamo colpito sulla testa fino a fargli perdere conoscenza».
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Anthony Sadler, lo studente, continua: «L’uomo gridava “ridammi la mia arma, ridammi la mia arma”, ma noi lo abbiamo colpito e immobilizzato, e da quel momento non ha più detto una parola». «Non riesco ancora a credere a quel che è successo — continua Sadler —. Sono venuto a trovare i miei amici per il mio primo viaggio in Europa e fermiamo un terrorista. È una cosa abbastanza da pazzi».
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Oltre al loro coraggio, l’altro elemento decisivo è che l’arma del terrorista si è inceppata. «Se le armi avessero funzionato a dovere — dice Skarlatos — non voglio neanche pensare a quel che sarebbe successo. Abbiamo solo fatto quel che dovevamo fare. O scappi o combatti. Abbiamo scelto di combattere e la fortuna ci ha premiati, siamo ancora vivi». Ayoub El Khazzani, 26 anni, marocchino, aveva un kalashnikov, una pistola, un coltello, e nove caricatori.
In attesa di onorificenze più prestigiose, il sindaco di Arras ha consegnato una medaglia della città a Skarlatos, Sadler e a Chris Norman, un esperto di informatica britannico di 62 anni che vive a Parigi.
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Norman ha la camicia sporca di sangue: «Questo sul petto è il sangue del terrorista, e qui sul braccio è quello di Spencer. Alex ha detto a Spencer “vai a prenderlo”, e lui ha corso una decina di metri per raggiungerlo. Il terrorista ha tirato fuori un coltello e ha tagliato Spencer dietro al collo, gli ha praticamente anche mozzato il pollice, Spencer però è riuscito a bloccarlo, noi lo colpivamo sulla testa per farlo crollare, alla fine siamo riusciti a immobilizzarlo. Io non ho fatto quasi niente, sono arrivato alla fine, ho solo aiutato gli americani a immobilizzare il terrorista tenendogli fermo il braccio destro. Se c’è qualcuno che merita di essere chiamato eroe, quello è Spencer».
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I tre americani ieri sono stati chiamati al telefono da Barack Obama, Hollande poi ha ringraziato il presidente Usa. Dal governo ai cittadini, la Francia è attraversata da un’ondata di filo-americanismo poco abituale. Le radio ripescano il vecchio successo «Les Ricains» della gloria nazionale Michel Sardou, che nel 1967 in piena crisi del Vietnam volle celebrare lo sbarco in Normandia e ricordare innanzitutto a De Gaulle che «se non ci fossero stati gli americani, ora sareste tutti in Germany».
2. LA POLEMICA QUEI FERROVIERI CHIUSI A CHIAVE: «CHE CODARDI»
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Jean-Hughes Anglade è un attore molto noto in Francia da quando nel 1986 fu protagonista con Béatrice Dalle del film Betty Blue di Jean-Jacques Beineix. Venerdì pomeriggio era sul treno Amsterdam-Parigi. Il suo racconto a Paris Match sottolinea, accanto all’eroismo dei passeggeri americani, la viltà di una parte del personale di bordo della compagnia Thalys: come degli Schettino su rotaie, secondo Anglade avrebbero abbandonato i passeggeri pensando innanzitutto a salvare se stessi.
«Io ero con i miei due figli e la mia compagna. All’improvviso, alcuni uomini del personale del treno si sono messi a correre nel corridoio. Andavano verso la vettura motrice, il loro vagone di lavoro. L’hanno aperto con una chiave speciale e poi si sono chiusi dentro. Il terrorista era a qualche decina di metri da noi, nella vettura 12. Noi stavamo nella 11, l’ultima del treno. Ho pensato che era la fine, che stavamo per morire, eravamo in trappola.
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Cercavamo tutti una via d’uscita, io ho rotto il vetro per azionare l’allarme e fermare il treno, il vetro mi ha tagliato il dito medio fino all’osso, poi i motori hanno rallentato. Ma noi restavamo bloccati dentro, appiccicati l’uno all’altro contro la porta metallica della vettura motrice. Picchiavamo sopra la porta, gridavamo al personale di lasciarci entrare, urlavamo ”aprite!”, volevamo che reagissero! Niente da fare, nessuno ci ha risposto. Silenzio. Questo abbandono, questa solitudine, sono stati terribili e insopportabili. Per noi è stato qualcosa di inumano».
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La direttrice della compagnia Thalys è intervenuta per difendere i suoi dipendenti. «Un funzionario Thalys ha sentito una pallottola sfiorarlo — ha detto Agnès Ogier —. Allora, con cinque o sei passeggeri, è corso a rifugiarsi in fondo al treno. Quando il treno si è fermato, è uscito per andare ad avvisare il conduttore nel vagone di testa. Si è comportato secondo il regolamento».