vincenzo amorese

“SONO ARRIVATI IN DUE, MI HANNO INTIMATO DI USCIRE DALL'AULA, SONO STATO COLPITO E MINACCIATO” - IL RACCONTO DI VINCENZO AMORESE, IL PROF AGGREDITO A BARI PER AVER MESSO UNA NOTA UNA STUDENTESSA: “SPERO DI RISTABILISCA LA VERITÀ SULL'ACCUSA DI AVER TENUTO UN COMPORTAMENTO SCORRETTO CON LE ALUNNE - HO PARLATO DI ATTEGGIAMENTI MAFIOSI DEGLI ALUNNI MA HO SBAGLIATO A GENERALIZZARE. MI RIFERIVO A UNA MINORANZA, CHE PERÒ PUÒ DESTABILIZZARE GLI ALTRI…”

Bepi Castellaneta per il “Corriere della Sera”

 

Da quel giorno vive barricato in casa. Vincenzo Amorese, il professore aggredito all'istituto Majorana di Bari dal padre di un'alunna alla quale aveva messo una nota, è ancora sotto choc: dice di sentirsi «solo e abbandonato». E annuncia: «Intendo tornare al Nord».

Vincenzo Amorese

 

Il presunto aggressore è ai domiciliari. Che cosa ne pensa?

«Non commento l'inchiesta. Ma confido che questo sia solo il primo passo di un accertamento più ampio, che porti a ristabilire totalmente la verità e a restituirmi la credibilità di docente».

 

A che cosa si riferisce?

«All'accusa di aver tenuto un comportamento scorretto con le alunne».

 

Come risponde su questo?

«È tutto falso. La verità è che l'insegnamento per me è una missione e l'ho sempre svolto nella massima correttezza».

Classe vuota

 

Lei è stato aggredito il 23 settembre. Cosa ricorda?

«Sono arrivati in due, mi hanno intimato di uscire dall'aula. Ho capito che era per la nota messa all'alunna ed ero pronto a fornire chiarimenti. Ma non ho avuto neanche il tempo di parlare».

 

Che cosa è accaduto?

«Sono stato colpito e minacciato. Una collega che era con me ha chiuso la porta per non far vedere ai ragazzi che cosa stesse accadendo. Sono stato punito per aver fatto il mio dovere. Il resto sono illazioni».

 

È riuscito a superare il trauma?

«No, vivo in uno stato di profonda depressione, di notte ho gli incubi. Temo ritorsioni contro me e la mia famiglia».

PROF MINACCIATO IN CLASSE

 

Non ha ricevuto aiuto?

«Solo la solidarietà di due colleghe. Per il resto nulla. E sono stato lasciato completamente solo dalle istituzioni scolastiche».

 

Lei ha parlato di atteggiamenti mafiosi degli alunni.

«Ho sbagliato a generalizzare. Mi riferivo a una minoranza, che però può destabilizzare gli altri».

 

Ha insegnato molti anni tra Brescia e a Bergamo. Perché si è trasferito?

«Per ragioni familiari. Sono pugliese, ho raggiunto mia moglie. E ho un figlio disabile che ha bisogno di continua assistenza. Penso di chiedere un congedo straordinario per stargli vicino».

 

Quindi non crede di tornare a insegnare?

«Sì, ma non qui».

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