REBIBBIA, PIÙ CHE UNA PRIGIONE E’ UN COLABRODO – NEL CARCERE ROMANO ENTRA DI TUTTO: I NARCOS DETENUTI UTILIZZANO I CELLULARI CRIPTATI PER PARLARE CON I LORO COMPLICI ALL’ESTERNO. A RIVELARLO E' FABRIZIO CAPOGNA, UN PENTITO UN TEMPO AL VERTICE DELLA MALA ROMANA: QUANDO ERA IN CELLA CON GIANCARLO TEI (GAMBIZZATO QUALCHE GIORNO FA) PARLO' CON IL BOSS ALBANESE ELVIS DEMCE - I TRUCCHI DEI DETENUTI PER APPARIRE COME TOSSICODIPENDENTI ED ESSERE TRASFERITI IN COMUNITA'
Estratto dell’articolo di Giuseppe Scarpa per “La Repubblica – Ed. Roma”
Rebibbia una prigione colabrodo. Gli alti ufficiali della mala si portano i telefonini “antintercettazioni” in cella e mandano avanti il business della droga. Oppure falsificano gli esami clinici per poter scontare pene alternative al carcere. È questo un penitenziario in cui, secondo le rivelazioni fatta da Fabrizio Capogna, narcos pentito, per anni al vertice del traffico di cocaina su Roma, uno poteva fare un po’ quello che meglio credeva. Ad esempio?
Alterare l’esito di un test sulle urine facendosi passare per tossicodipendente e avviare l’iter per essere trasferito in una comunità di recupero. In altri casi — ha riferito Capogna — si può parlare o messaggiare tranquillamente al cellulare utilizzando programmi criptati e continuare così, da dietro le sbarre, a guidare gli affari lucrosi del narcotraffico. Ma ecco cosa ha spiegato l’ex trafficante quarantenne al pm della Dda Francesco Cascini a dicembre del 2023. […]
Il racconto del narcos pentito parte, prima di tutto, da un trucco impiegato da un suo compagno di cella, anche lui alto ufficiale del crimine romano, affiliato al gruppo del malavitoso albanese Elvis Demce. Capogna fa il nome di Giancarlo Tei che, tra l’altro, sabato scorso è stato gambizzato a Tor Bella Monaca. Il periodo in cui i due hanno condiviso una cella a Rebibbia è il 2020 — 2021.
«Io sono rimasto detenuto fino al mese di aprile 2021 (…) eravamo in isolamento al reparto G11 con Giancarlo Tei. Lui poi è andato in comunità anche se non è mai stato un tossicodipendente. A Rebibbia è facile farsi considerare tossici perché consegnano il contenitore delle urine la sera prima. Perciò la si può tranquillamente riempire con urina di un altro detenuto tossico».
Capogna aggiunge: «Credo che tutto ciò sia frutto di superficialità e non di corruzione, anche perché io stesso ho fatto questa cosa senza pagare nessuno». Il trafficante pentito racconta anche altri dettagli, questa volta in relazione all’impiego degli smartphone.
«Sempre a Rebibbia avevo un telefono criptato Sky ecc che usavo assieme al mio compagno di cella. All’epoca su quella utenza mi contattò Elvis Demce». Su Demce Capogna è un fiume in piena. L’ascesa del boss albanese al vertice della piramide criminale della Capitale è stata raccontata dall’ex narcos con diversi dettagli. […]