“QUEL CHE ALL'EPOCA SI CONSUMAVA TRA ARCORE, PALAZZO GRAZIOLI, VILLA CERTOSA ERA QUALCOSA DI MEDIEVALE, BOCCACCESCO, MORALMENTE DISCUTIBILE” - LA REQUISITORIA DEI PM AL PROCESSO RUBY TER E’ UN AFFRESCO DEL PERIODO D’ORO DEL BUNGA BUNGA: “BERLUSCONI OSPITAVA ODALISCHE E SCHIAVE DEL SESSO” - “VIOLENZE ORRIBILI CHE LA NOSTRA EPOCA GUARDA CON RIBREZZO, A DANNO DI RAGAZZE MOLTO GIOVANI, ANCHE MINORENNI, SPESSO SENZA UNA STRUTTURA, UNA FAMIGLIA SOLIDA, SENZA GLI STRUMENTI PER TUTELARSI DA PREDATORI DI OGNI GENERE”
Monica Serra per “la Stampa”
Lo ha definito «un sultano nel suo harem». «Un uomo ricchissimo e potente, un presidente del Consiglio che usava accompagnarsi con amici come Putin, che ora sta mettendo in ginocchio il mondo». Ha sottolineato la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano: «Oggi Silvio Berlusconi è solo un grande anziano malato, con una serie di patologie certificate che hanno fatto accumulare rinvii su rinvii a questo processo. Ma all'epoca poteva avere tutti ai suoi piedi. E a casa sua ospitava gruppi di odalische, schiave del sesso a pagamento che allietavano le sue serate».
Fatti, questi, che «sono già stati consegnati alla storia da sentenze passate in giudicato», ha spiegato nella sua requisitoria la pm davanti ai giudici che dovranno decidere se condannare Berlusconi (e gli altri ventotto imputati del processo Ruby Ter) per corruzione in atti giudiziari, cioè per aver pagato con «denaro, case, auto, cavalli, e tutto quello che la merceologia umana può immaginare» il silenzio dei testimoni negli altri processi Ruby.
«Se un processo arriva a sentenza dopo otto anni, qualcosa nel sistema non ha funzionato», riflette la pm Siciliano in un discorso che prelude alle richieste di condanna attese mercoledì, nella prossima udienza. In ogni caso «quel che all'epoca si consumava tra Arcore, palazzo Grazioli, villa Certosa era qualcosa di medievale, boccaccesco, moralmente discutibile incredibile».
«Violenze orribili che la nostra epoca guarda con ribrezzo, a danno di ragazze molto giovani, anche minorenni, spesso senza una struttura, una famiglia solida, senza gli strumenti per tutelarsi da predatori di ogni genere. Forse perché sono una mamma - sottolinea la pm - sento e so che la giovinezza va protetta».
loro il bunga bunga by paolo sorrentino
Parole e toni forti, che il difensore del leader di Forza Italia, Federico Cecconi, al termine dell'udienza, definisce «esternazioni a cui siamo abituati che rischiano di scivolare nel cattivo gusto». Facendo notare che il processo Ruby «si è concluso con un'assoluzione».
A supporto dell'accusa, sostiene la pm, «oggi però ci sono fotografie, screenshot, messaggi, uno sconfinato materiale probatorio che nessuno aveva analizzato prima. Oltre alla documentazione bancaria che riempie di significato ciò che erano solo sospetti».
loro berlusconi e il bunga bunga by paolo sorrentino
E ad altri «elementi oggettivi», come i termini usati dalle ragazze che partecipavano al «Bunga bunga» nelle loro testimonianze, sempre uguali: «Tutte definivano le serate a casa dell'ex premier come normalissime, conviviali. Segno che qualcuno aveva scelto quelle parole a tavolino».
Poi ci sono i bonifici, i regali, le case, «dazioni di denaro che, come evidenzieremo, hanno una causale lecita», sostiene la difesa. Un punto che però - ancora prima delle repliche - il pm Luca Gaglio prova a smontare davanti al collegio presieduto dal giudice Marco Tremolada: «Gli avvocati sostengono che i pagamenti siano stati fatti per una sorta di perdita di chance delle ragazze, in seguito allo scandalo Ruby, che fermò le loro carriere. Ma dimenticano che quelle giovani non lavoravano neanche prima e non lavorano adesso: sono state pagate perché non hanno detto la verità».
I pm si concentrano a lungo sulla figura di Imane Fadil, la cui testimonianza è stata direttamente acquisita nel processo perché la modella è morta nel 2019 a causa di una rara malattia, all'inizio un giallo su cui la procura aveva aperto un fascicolo d'indagine, poi archiviato.
«Era una ragazza bellissima e davvero ferita, che era stata stritolata da questo sistema. Aveva paura perché aveva percepito quanto il giro che l'ha accompagnata fino alla morte fosse davvero pericoloso e potente. Imane però aveva un profondo desiderio di giustizia» davanti a questi «reati di gravità straordinaria che feriscono non solo l'amministrazione della giustizia ma - non dobbiamo dimenticarlo mai - anche le persone».
Per questo, secondo i magistrati, questi reati «non si possono spazzare via», come potrebbe accadere in base dell'ordinanza assunta dai giudici a novembre, con cui sono state dichiarate «inutilizzabili» le presunte false testimonianze delle giovani su cui si fonda il processo. Perché, all'epoca, una decina di anni fa, le ragazze hanno reso quelle dichiarazioni da testimoni e non - come secondo il collegio avrebbero dovuto - da indagate. Un'ordinanza che ieri i pm hanno chiesto di revocare. Con una mossa per le difese «tecnicamente impossibile». Decideranno i giudici, al momento della sentenza.