L’AQUILA SPENNATA - SARÀ RISARCITA CON 12 MILA EURO LA DIRIGENTE DEL COMUNE DE L’AQUILA PUNITA CON LA SOSPENSIONE, RICHIESTA DAL SINDACO PD MASSIMO CIALENTE, PERCHÉ NON AVEVA PORTATO L’ACQUA AI CONSIGLIERI COMUNALI
Il sindaco dell\'Aquila Massimo Cialente
Giuseppe Caporale per “la Repubblica”
Aveva lasciato i consiglieri comunali, riuniti in assemblea, senza bottigliette d’acqua a disposizione sui banchi “in un particolare periodo canicolare”. Insomma, d’estate. E per questo Paola Giuliani, 56 anni, avvocato e dirigente municipale della città terremotata, era stata sospesa.
Sospesa per tre giorni con relativa decurtazione dello stipendio, per aver causato «disdoro», termine desueto per intendere disonore, «all’amministrazione comunale» ed essere venuta meno alla «leale collaborazione con l’ente». La vicenda per due anni e mezzo era rimasta “riservata”, proprio come il protocollo comunale utilizzato dal segretario generale del municipio, Carlo Pirozzolo, per informare il sindaco Massimo Cialente - al suo secondo mandato con il centrosinistra - che era stata individuata la responsabile del «grave disagio» patito il 26 luglio del 2012 dai politici aquilani.
Appena quattro giorni dopo quella lettera, il primo cittadino - seppure alle prese in quel periodo con 80mila sfollati per il sisma - aveva inviato una nota «urgente» all’ufficio procedimenti disciplinari per chiedere «provvedimenti sanzionatori» nei confronti della dirigente. E così avvenne.
«Si ritiene che l’episodio debba essere qualificato come una violazione degli obblighi di leale ed efficiente collaborazione con gli organi dell’amministrazione comunale» scrisse il legale del municipio aquilano Domenico De Nardis nel provvedimento notificato il 10 ottobre del 2012 «e si ritiene che nello specifico l’atteggiamento serbato in coincidenza dell’acclarata mancanza di acqua a disposizione del consiglio comunale è atto a denotare il venir meno agli obblighi del proprio ruolo e il disinteresse ad una esigenza reale e ad un diffuso disagio ampiamente avvertito dai consiglieri comunali».
Paola Giuliani, però, una volta ricevuta la sanzione si è rivolta al tribunale dell’Aquila. E la sentenza è arrivata solo pochi giorni fa, dopo due anni di istruttoria. Il giudice del lavoro Anna Maria Tracanna ha annullato la sospensione ed ha condannato il sindaco dell’Aquila Cialente al pagamento di una multa di duemila euro.
Secondo il tribunale la sospensione inflitta alla Giuliani è stata «illegittima» per «illogicità manifesta e irragionevolezza» e «travisamento dei fatti». «È del tutto pacifico che l’approvvigionamento di bottigliette d’acqua nel corso di una seduta del consiglio comunale non rientri tra le funzioni spettanti ad un dirigente».
OBAMA E SILVIO BERLUSCONI A L'AQUILA
«Dall’istruttoria svolta» si legge ancora nella sentenza «è emerso che il disservizio in questione (l’assenza di bottigliette d’acqua sui banchi dei consiglieri comunali, ndr) appare la conseguenza della mancata presenza nel settore “segreteria generale” di un dipendente con profilo ausiliario».
Ma la Giuliani è andata oltre ed ha denunciato il Comune dell’Aquila anche per mobbing, in seguito ad una serie di altre «vessazioni» subite: trasferimenti, demansionamenti e perfino l’assenza di una scrivania dove poter lavorare. Ed è stato sempre lo stesso giudice a condannare l’amministrazione.
Facciata Ospedale San Salvatore l\'Aquila
«La strategia mobbizzante diretta all’effettivo demansionamento della Giuliani è avvenuto attraverso una serie di provvedimenti a firma del sindaco Cialente» si legge nella seconda sentenza di condanna. La condanna per la seconda sentenza consiste in una multa di 10mila euro.
Ora la dirigente spera di poter tornare serenamente a lavorare. «Non chiedo altro», dice la Giuliani, «in questi anni nonostante tutto quello che è successo, non mi sono mai fermata. Ho continuato a impegnarmi per questa città e voglio continuare a farlo. Le bottigliette? Fu un banale disguido. Non mi competeva, ma mi sarei potuta organizzare con altri dipendenti. Ma quel giorno non mi diedero il tempo di farlo. Qualcuno andò in un bar a comperarle». E aggiunge: «Sono una terremotata anch’io, nel sisma ho perso la casa. E forse la mia unica colpa è di non avere una precisa appartenenza politica». Ma non dovrebbe essere una colpa.