IL RITORNO DELLA CULOTTE, L’ULTIMA SPIAGGIA DEL DECORO – LE PASSERELLE SONO GIÀ INVASE DA MODELLE CHE INDOSSANO MUTANDONI DELLA NONNA SBRILLUCCICANTI SOPRA CALZE VELATE E CON LUNGHI CAPPOTTI FINO AI PIEDI: NEGLI ANNI ’70 ERANO GLI HOT PANTS, OGGI SONO LE CULOTTE L’ULTIMA FRONTIERA DELLA MODA – È TROPPO PRESTO PER DIRE SE CI RITROVEREMO ORDE DI RAGAZZE CON MEZZA CHIAPPA AL VENTO: DI SICURO TRA LE VIP È GIÀ ESPLOSA LA MANIA…
1. CULOTTE-MANIA, L’INTIMO A VISTA È LA TENDENZA DELL’INVERNO: DAL LOOK DI EMMA CORRIN A VENEZIA ALLE ALTERNATIVE LOW COST, ECCO I CONSIGLI PER INDOSSARLO
Estratto dell’articolo di Massimiliano Sortino per www.ilfattoquotidiano.it
Nei giorni scorsi, Emma Corrin è arrivata a Venezia per partecipare al Miu Miu’s Women’s Tales, la rassegna cinematografica voluta da Miuccia Prada che chiama a raccolta registe e attrici da tutto il mondo per approfondire tematiche legate all’empowerment femminile. Il look sfoggiato dell’attrice, che ha diviso i fan tra estimatori e detrattori, fa parte della collezione Miu Miu autunno-inverno ’23-24 presentata a Parigi lo scorso marzo da Miuccia Prada.
La sfilata era stata chiusa proprio dalla Corrin che è diventata poi volto della campagna pubblicitaria della maison italiana. Ma se in passerella Emma indossava con cardigan nude e culotte tempestate di decorazioni oro, per il suo arrivo a Venezia ha optato per un look più sobrio scegliendo le tonalità del verde e abbinando una piccola borsa a mano e scarpe maschili.
Già dallo scorso inverno le culotte erano entrate a far parte del look di star come Kendall Jenner, Bella Hadid e Chiara Ferragni, quest’ultima si era fatta immortalare alla Fashion week di Milano con un completo sartoriale firmato Gucci che faceva intravedere l’underwear. La tendenza dell’intimo a vista sembra essere confermata dai look autunno-inverno 23-24 visti in passerella come da N.21-Alessandro Dell’Acqua che ha proposto un paio di culotte a vita alta ricamate da abbinare ad un cardigan striminzito, da Missoni, da Ferragamo e infine da Valentino.
Il web parla chiaro, il look pantless è ufficialmente diventato protagonista indiscusso delle ricerche online […] Ma siamo sicuri che sia il caso di vedre le strade delle città riempirsi di ragazze con indosso solo un paio di culotte? Il confine tra chic e volgarità è sempre dietro l’angolo.
Nell’attesa di capire se questa tendenza prenderà piede, il nostro consiglio, se proprio volete seguire la nuova moda di star e influencer, è quello di indossare gli slip sopra dei collant velati, con un paio di scarpe dal tacco alto o al contrario con delle allacciate maschili, con un cardigan da signora per bene o un blazer over. […]
2. UNA STORIA BOLLENTE: GLI HOT PANTS
Estratto dell'articolo di www.modartech.com
Hanno ormai perso la loro carica trasgressiva, condannati al fondo dell’armadio a intervalli quasi regolari. Il remake degli hot pants anni Settanta è passato naturalmente attraverso l’evoluzione della moda, come è avvenuto per altri capi che sono nati nei momenti di contestazione.
Un decennio dopo l’avvento della minigonna, ecco un’altra provocazione, fatta di sottrazioni e seduzione: gli hot pants divennero di moda, e il termine venne creato nel 1970 dal Women’s Wear Daily. In realtà erano apparsi molto tempo prima. La prima donna a indossarli in pubblico fu una tennista nel 1933 a San Francisco dando il via a una consuetudine del tutto normale in ambiente sportivo.
Anche le dive di Hollywood e le formose pin up spesso erano ritratte con pantaloncini, confinandoli tuttavia a contesti sportivi o “vacanzieri”, collocazione praticamente naturale. Anche Emilio Pucci li aveva creati nel 1956, coloratissimi, mentre nel 1969 anche Yves Saint Laurent si cimentò nella creazione di pantaloncini, in cotone.
I tipici hot pants Anni Settanta erano in denim, spesso frutto del fai-da-te, sacrificando vecchi blue jeans, per essere in linea con le ragazze più audaci. La lunghezza era ridotta ai minimi termini, scendeva pochi centimetri sotto l’inguine, scoprendo completamente le gambe, spingendo l’ostentazione del corpo oltre la mini di Mary Quant, che comunque stemperava ogni pruderie con calze spesse, geometrie optical, dando un’immagine femminile comunque sofisticata.
Tutt’altro genere di evocazione quella degli hot pants, considerati pericolosi e condannati dai benpensanti.
In Italia, dove anche il bikini aveva tardato ad affermarsi a causa delle reticenze perbeniste e cattoliche della società del dopoguerra, una turista danese in vacanza a Palermo nel 1971 fu fermata mentre passeggiava per il capoluogo siciliano con i ridotti pantaloncini e accompagnata al commissariato.Secondo l’articolo 726 del codice gli atti contrari alla pubblica decenza dovevano essere sanzionati e indossare un paio di hot pants era considerato uno scandalo.
Seguirono altri casi di turiste straniere costrette a rendere conto alla giustizia per il fatto di indossare un capo troppo provocante
ià allora la provocazione poteva essere sfruttata per fare scalpore, e la Moda non si lasciò sfuggire l’occasione. Nel 1973 infatti ci fu un caso clamoroso di dichiarata provocazione, usando proprio un paio di hot pants indossati da un’avvenente modella.
Il marchio italiano Jesus, prodotto da un’azienda torinese: il Maglificio Calzificio Torinese SpA.
La società piemontese affidò al giovane Oliviero Toscani una campagna pubblicitaria, sfiorando la blasfemia. Una frase del Vangelo impressa su un fondoschiena fasciato da attillatissimi shorts in denim, giocando con l’evidente assonanza del marchio. “Chi mi ama mi segua”.
Dopo alterne vicende, da qualche stagione sono tornati prepotentemente alla ribalta. Tuttavia nessuna trasgressione è possibile ormai, tranne la forte decontestualizzazione.
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