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TOGHE ROTTE – ROBLEDO AL CSM: ‘’IL PRESIDENTE DELLA CORTE D’APPELLO E IL PROCURATORE GENERALE MI INCORAGGIARONO A PRESENTARE L’ESPOSTO CONTRO BRUTI’’ – ‘’NELL’INCHIESTA ANTONVENETA GRECO NOMINÒ UN CUSTODE CHE COSTÒ 5 VOLTE IL CUSTODE DELL’INCHIESTA SUI DERIVATI’’
Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”
Il presidente della Corte d’appello di Milano, Gianni Canzio? «Mi incoraggiò a depositare al Csm l’esposto» contro il procuratore milanese Edmondo Bruti Liberati «dopo averne preso compiuta visione» allorché gli «ho preventivamente sottoposto» l’esposto, come prima ancora «al procuratore generale» Manlio Minale «che concordò sulla necessità della sua presentazione»: lo scrive al Csm il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, e lo scontro con il numero uno Bruti Liberati, tracima sui vertici giudiziari milanesi. E anche su altri pm all’interno della Procura.
CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO
Sia perché Robledo, nel tornare a tacciare «le interferenze del procuratore» che gli ha tolto la guida del pool anticorruzione, invita il Csm a convocare tre colleghi, «Pellicano-Polizzi-Filippini», i quali «possono agevolmente confermare» che, «nell’assenza di un coordinamento effettivo, langue il complesso delle indagini» antitangenti a Milano. Sia perché, nella nuova nota al Csm in cui ieri rivendica di non aver fatto perdere ma anzi fruttare allo Stato nel 2009-2012 quasi 400.000 euro di interessi attraverso la nomina (contestata da Bruti per il costo di 1 milione di euro) di tre custodi dei soldi liquidi sequestrati nel 2009 alle banche estere nel processo sui derivati del Comune di Milano, ribalta l’addebito su altri: «È appena il caso di considerare che magistrati di questa Procura ebbero a nominare custode giudiziario delle azioni Antonveneta» (indagine nel 2005 dei pm Greco-Fusco-Perrotti) «un professionista al quale liquidarono 5,2 milioni di euro più Iva per 9 mesi di custodia».
Tramite «un consulente informatico» Robledo aggiunge di avere recuperato «in modalità forensica» un sms che Bruti Liberati gli spedì ( «Ho visto i giornali. Ottimo impatto. Complimenti per tutta la gestione. Edmondo» ) il 18 febbraio 2012, giorno in cui i media raccontavano dei 455 milioni di transazione che il Comune, collateralmente all’inchiesta, aveva strappato alle banche: per Robledo è il segno che Bruti oggi lo accusa di ciò per cui invece lo ringraziava due anni fa.
Ieri a Roma arrivano le risposte di Bruti e Robledo ad alcuni chiarimenti chiesti dal Csm sui soldi in sequestro. Bruti comunica che a Milano nessun altro pm ha mai nominato custodi di un conto corrente, né ha mai trasferito soldi da una banca a un’altra di sua scelta. Per Robledo invece nominare custodi è, «per giurisprudenza consolidata, scelta discrezionale rimessa all’autorità giudiziaria», fa esempi di Bari e Monza, e ritiene che l’obbligo di intestazione al Fondo Unico Giustizia «con effetto costitutivo incomba» non sui pm ma «sugli operatori finanziari» come la Bcc-Banca Credito Cooperativo di Carate Brianza, che il pm dice di aver scelto perché senza scopo di lucro, senza derivati, e con garanzia anticrisi. E sui criteri per i custodi, scrive d’aver scelto persone «definite dal Corriere » in un articolo di Elisabetta Soglio il 3 maggio 2009 «terzetto solidissimo di professionisti lontano dalla ribalta e che in 20 anni di casi scottanti ha conquistato sempre più la fiducia di alcuni pm».
IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE
Robledo calcola che Canevelli, Cremonesi e Gabrielli, remunerati con 1 milione, contrattarono con la BCC condizioni che (invece dei 2,2 milioni di interessi attesi in base al confronto con le serie storiche di Bankitalia 2009/2012) fruttarono 3,6 milioni: per cui, anche tolto il milione dei custodi, ad avviso di Robledo resta «un utile di 392.588 euro», che sale a «584.834 euro» se si considera «l’Iva mera partita di giro».