ASSURDO, MA VERO: A ROMA UNA 48ENNE PAZZA DI GELOSIA HA PICCHIATO PER DUE ANNI IL MARITO PUGILE E CAMPIONE DI KICK BOXING – SPUTI, UMILIAZIONI, LANCIO DI ACQUA BOLLENTE, TELEFONATE ANONIME SUL POSTO DI LAVORO, UN TENTATIVO DI ACCOLTELLAMENTO FINO ALLA SERA IN CUI È ESPLOSO L’INFERNO PER UN CAPELLO: LA MOGLIE GLI HA LANCIATO UN SOPRAMMOBILE DI MARMO COLPENDOLO IN TESTA – LUI INCASSAVA PER IL BENE DEL FIGLIO 12ENNE, MA ALLA FINE HA CHIAMATO LA POLIZIA E ORA...
Adelaide Pierucci per "il Messaggero"
Sputi e umiliazioni nei momenti di malumore. Il lancio di acqua o olio bollente in quelli di nervosismo. Fino ai tentativi di accoltellamento o, come la sera che era finita in carcere, il lancio di soprammobili di marmo, in preda a rabbia e gelosia. Per quasi due anni un pugile ucraino di 49 anni, alto un metro e novantasette centimetri, ed ex campione di kick boxing, ha subito in silenzio le violenze della moglie che, certa della pazienza di lui, in casa lo sottoponeva a ogni tipo di supplizio.
Dalla privazione del cibo, e persino dei documenti, alla sottrazione dei soldi, fino alle telefonate anonime sul luogo del lavoro. Lui, facchino in un hotel extra lusso vicino a Castel Sant' Angelo, era stato licenziato dopo l'ultima chiamata: «Fate attenzione, ruba».
LA DECISIONE La donna, alta poco più di un metro e cinquanta, per le botte al marito pugile è stata condannata a 2 anni e 2 mesi di carcere. A infliggere la pena il tribunale di Roma, dove l'imputata, 48 anni, fedina penale immacolata e un carattere irascibile, è stata sottoposta a processo per maltrattamenti in famiglia e lesioni. Di fronte alla polizia e ai giudici non hanno retto le giustificazioni. «Vedete - aveva detto la sera dell'arresto, mostrando un labbro sanguinante - Mio marito mi ha picchiato». Una bugia, anzi una messinscena: l'imputata si era morsa le labbra da sola.
Era la notte di Natale di due anni fa. Ad incastrarla davanti ai giudici un'annotazione della II sezione volanti della Questura di Roma: «Sembra opportuno precisare che l'uomo che ha chiesto il nostro intervento supera un metro e novanta di altezza, ha un fisico imponente ed è un ex praticante di kick boxing. Si precisa che la ferita della moglie è molto piccola e lei molto minuta, e quindi difficilmente un ipotetico pugno avrebbe potuto cagionare un danno così lieve». Un destro e anni di allenamenti, insomma, avrebbero dovuto causare una ferita ben più grave.
IL FIGLIO A confermare la ricostruzione, il figlio dodicenne della coppia: «Mamma è tornata dalla sua camera col labbro ferito solo dopo che il babbo ha chiamato il 112». L'uomo ha aggiunto dettagli in aula: «La situazione si è aggravata dopo il lockdown. Gli scatti di violenza sono stati sempre più frequenti. Anche se io solo una volta sono ricorso in ospedale per le ferite. Era il settembre 2020. Il referto lo ha fatto sparire lei. Ho sempre sopportato pensando, a questo punto ingiustamente, che fosse la cosa migliore per nostro figlio».
La notte tra il 25 e il 26 dicembre del 2020, a scatenare il caos nella casa della coppia, a Centocelle, è un capello trovato dalla donna tra i vestiti nella cesta del bucato. L'imputata va in cucina e lancia acqua bollente contro il marito. Lui fa in tempo a scansarsi e lei gli scaglia addosso direttamente il bollitore. Non soddisfatta, afferra un soprammobile un'anatra di marmo lunga una decina di centimetri - e centra l'uomo in fronte. «Vent' anni di matrimonio e mi tradisci, fuori da casa», urla contro il consorte. Stremato, lui chiede l'intervento della polizia. Ascoltati moglie, marito e figlio, la serata si chiude con l'arresto, disposto dal pm Antonio Calaresu.
«Sono gelosa. La vista di quel capello non mi ha rassicurata», ha provato a giustificarsi lei. A pesare, però, sono i precedenti mai denunciati e raccontati dal marito: una sera ha tentato di colpirlo con una padella, in un'altra occasione ha usato olio bollente. Per due volte ha cercato di conficcargli il coltello del pane al petto. Le rappresaglie scattano quando l'uomo è seduto, a tavola, o sul divano. Diventa un bersaglio più facile. «Ti ammazzo, ti taglio la testa», inveisce. L'anatra di marmo, usata come arma, è stata dissequestrata. Gli investigatori avevano applicato per la vittima il Protocollo Eva, la procedura usata in genere per le donne vittime di violenza.
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