DISASTRO CAPITALE - DA CASTELVERDE ALLA BORGHESIANA ECCO LA “TERRA DEI FUOCHI” ALLA ROMANA - DIECI CHILOMETRI ALLE PORTE DELLA CITTÀ DOVE IN TANTI MUOIONO E SI AMMALANO - L’ALLARME DELLA ASL: “POSSIBILI RIFIUTI PERICOLOSI INTERRATI"
1 - ANCHE ROMA HA LA SUA “TERRA DEI FUOCHI”
Vincenzo Bisbiglia per Il Tempo
Dieci chilometri di paure, lutti, angoscia. Da Castelverde alla Borghesiana, lungo il tragitto del Fosso dell’Osa, affluente del fiume Aniene. Siamo a Roma, ma sarà che ci siamo lasciati alle spalle da un bel pezzo il Gra, sembra di stare in un’altra città. Povertà, immigrazione incontrollata, micro-criminalità, sono problemi reali e sentiti. Ma ciò che preoccupa molto i residenti di questo quadrante è quella che da queste parti ormai chiamano «terra dei fuochi». In tanti muoiono, soprattutto uomini. Altri si ammalano o vedono gli amici entrare e uscire dagli ospedali.
CASTELVERDE
La prima tappa è Castelverde-Lunghezzina. Qui insiste l’ex discarica abusiva di via del Casalone, una cava dove fra gli anni ’70 e i ’90 sarebbero stati sversati rifiuti di ogni genere. La bonifica e messa in sicurezza è avvenuta in modo parziale 10 anni fa, quando si sono completati i lavori per la ferrovia AV Roma-Napoli.
Ma un contenzioso infinito fra il Comune di Roma e il Gruppo Fs ha rallentato i lavori e dei 3 milioni di euro promessi dal Campidoglio non c’è più traccia. Ma i residenti vogliono vederci chiaro: «Tutto quello che si vede ad oggi – affermano Daniela Ferdinandi e Fabio Giustini, del Comitato Castelverde – è solo una grossa cava ricoperta da un telone bianco: cosa ci sia al di sotto non lo sa nessuno. Non chiediamo altro che lo stanziamento dei fondi per la bonifica e un monitoraggio sui terreni e sulla salute dei residenti».
LE ALTRE CAVE
Dopo anni di battaglie inascoltate, i vari comitati del quadrante hanno formato il Qre, Quartieri Riuniti in Evoluzione. Insieme ad altri cittadini, combattono la loro battaglia. «Ho scritto a tutti, perfino all’Unione Europea – racconta Paolo Cartasso, storico attivista – Abbiamo chiesto di verificare altre tre cave, come quella della Tenuta del Cavaliere, dell’Osa e del Polo Tecnologico. Ci hanno risposto che «la Commissione continuerà a monitorare la situazione nel Lazio».
A proposito di cava dell’Osa, qui abbiamo incontrato Andrea De Carolis, che da anni denuncia le «colline del bitume». «Questa ex cava doveva essere destinata a verde pubblico, come da prg – afferma – invece nel 2013 i Carabinieri del Noe sono intervenuti per interrompere la lavorazione del bitume. E nessuna bonifica è ancora stata programmata».
TERRENI E RIFIUTI
La paura degli abitanti aumenta ogni volta che le forze dell’ordine effettuano sequestri e mettono sigilli ai terreni. Nel novembre 2014 il gruppo Spe della Polizia Locale ha rinvenuto rifiuti ospedalieri e speciali sotterrati in un terreno dove pascolavano greggi di pecore, a Colle del Sole. Recentissimo invece, fine aprile 2016, l’intervento della Guardia Forestale che ha confiscato un’area di 800 mq fra via di Rocca Cencia e via Sant’Alessio in Aspromonte «su cui è stato accertato l’accumulo illegale di circa 1.200 mc di rifiuti pericolosi», come hanno scritto i forestali. «Secondo noi ci sono altre situazioni sospette - racconta Antonio Cataldi, del comitato Lunghezzina - Abbiamo inviato ai vigili ambientali e all’ex sindaco Ignazio Marino una lista con le criticità.
Oltre al rischio di rifiuti interrati, c’è anche il problema dell’amianto». David Nicodemi, giornalista de La Fiera dell’Est – testata che da tempo denuncia le criticità ambientali del territorio – parla della sua esperienza personale e di residente a Rocca Cencia: «In pochi mesi ho perso mia madre e mia sorella Noemi, 42 anni, per la stessa forma di leucemia. Mi sono morti perfino 5 cani di carcinoma polmonare».
L’IMPIANTO AMA
LA PROTESTA NELLA TERRA DEI FUOCHI
Con tutte queste criticità, perfino il Tmb di Rocca Cencia, gestito dall’Ama, crea preoccupazioni. Esiste una relazione interna – datata 8 maggio 2015 – sottoscritta dai Responsabili della Sicurezza dei Lavoratori (Rls) che metterebbe nero su bianco diverse criticità, fra cui «cattivo odore eccessivo», «crepe nei muri», «quantità di rifiuti trattati oltre il consentito» e mancanza del rilevatore radioattività e del filtraggio polveri. La relazione sarebbe anche agli atti della Procura di Roma, come si evince da una missiva Arpa Lazio del 22 dicembre 2015. L’Ama, interpellata da Il Tempo, smentisce qualsiasi rischio per lavoratori e cittadini, confermando solo la presenza di qualche crepa nei muri dovuta «a una struttura piuttosto vecchia».
2 - ROMA, RIFIUTI TOSSICI INTERRATI?
Vincenzo Bisbiglia per Il Tempo
terra dei fuochi la verita sta venendo galla
Possibile presenza di rifiuti pericolosi interrati. Sversamenti fuori controllo da parte degli insediamenti industriali ed eventuale presenza di solventi nei pozzi. Controlli ambientali carenti, monitoraggi parziali e autorizzazioni integrate non complete. Per non parlare dei roghi tossici. Il tutto, accompagnato da dati Arpa e Regione Lazio tutt’altro che confortanti. Basta una relazione di tre pagine firmata da Fabrizio Magrelli, direttore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica della Asl Roma B, per mettere in allerta un intero quadrante della Capitale d’Italia.
O meglio, per dare maggiore autorevolezza agli allarmi (inascoltati) lanciati per anni dai cittadini. Il documento – non pubblico, ma di cui Il Tempo è venuto il possesso - è datato 25 maggio 2015 ed è una risposta alla Direzione Integrazione Socio Sanitaria del Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute di Roma Capitale, che chiedeva un parere sulla creazione dell’«Ecodistretto di Rocca Cencia», l’impianto di compostaggio Ama pensato per dare una svolta al ciclo dei rifiuti dopo la chiusura della discarica di Malagrotta. Siamo a Roma est, Municipio 6, un’area circolare dal diametro di circa 6 km esterna al Gra, ma pur sempre appartenente al Comune di Roma.
«La nostra terra dei fuochi», dicono gli abitanti. Sembra non esserci nessuno dei residenti storici che non sia alle prese con parenti, amici o conoscenti colpiti da cancro allo stomaco e alla gola. Case Rosse, Castelverde, Lunghezzina, Borghesiana, Ponte di Nona, Colle del Sole, terre di cave mai bonificate e discariche abusive vecchie e nuove. Nel 2012 il Dipartimento Epidemiologia della Regione Lazio assegnò a questo fazzoletto di città il primato di mortalità per tumori maligni nella popolazione maschile.
RIFIUTI E SOLVENTI
La relazione di Magrelli punta il dito sulla presenza di «rifiuti pericolosi interrati» e di sversamenti di solventi che inquinerebbero le falde acquifere. «Questo servizio - scrive il direttore - è a conoscenza diretta di episodi avvenuti in passato che confermano tale ipotesi ed altri, anche recenti, che creano il sospetto dell’esistenza di ulteriori casi, come il riscontro di solventi nelle acque dei pozzi vicini ad alcuni insediamenti industriali».
Magrelli parla anche dell’insediamento industriale di via di Salone, dove c’è stato il «riscontro della presenza di numerosi solventi nelle falde idriche da cui i pozzi attingono acqua destinata ai processi industriali». Esisterebbe il rischio di «un’eventuale presenza di solventi nei pozzi che potrebbe far sospettare la percolazione degli stessi nelle falde idriche a partire da interramenti di rifiuti industriali o comunque pericolosi».
DATI EPIDEMIOLOGICI
Magrelli parla anche dei dati in possesso della Asl: «La valutazione epidemiologica sullo stato di salute della popolazione fornisce informazioni degne della massima attenzione in merito ad alcuni eccessi di mortalità, nonché di malformazioni congenite», ma chiede che vengano svolti ulteriori controlli sulle falde, sui terreni «eventualmente da bonificare» e sulla salute della popolazione.
Oltre alle carte già citate del dipartimento regionale, esiste anche uno studio dell’Arpa Lazio, risalente al 4 novembre 2011, dove si analizza lo stato dei terreni limitrofi alla ex discarica abusiva di Lunghezza. Tutti i materiali analizzati, dal piombo al ferro, passando per idrocarburi e rame, suggeriscono valori di gran lunga fuori norma. «Laddove sia ragionevole ipotizzare - continua Magrelli - un’esposizione ambientale, è possibile la realizzazione di studi di monitoraggio biologico della popolazione esposta, che tuttavia, per i costi significativi degli stessi, devono trovare un adeguato e specifico finanziamento».
ROGHI TOSSICI
Inoltre, i cittadini di Roma Est devono avere a che fare con i roghi tossici provenienti dal campo rom di Salone, ma anche dalle vie interne di Rocca Cencia, trasformate in discariche. «Non occorrono monitoraggi ambientali - scrive il dirigente Asl - per affermare sia l’aumento dell’inquinamento conseguente all’accensione di roghi, sia gli effetti immediati sull’apparato respiratorio, cardio-circolatorio ed oculare in grado di provocare effetti ritardati sulla salute (tumori, aborti e malformazioni neonatali, danni del patrimonio genetico, ecc)». L’allarme della Asl B è di un anno fa. Sarebbe interessante sapere quali misure sono state prese dal Campidoglio per assicurarsi che i cittadini non corrono pericoli.