IL PASSATO CHE TI TRAPASSA - IL SALUTO NAZISTA DELLA REGINA NON HA SORPRESO GLI STORICI: L'ALTA SOCIETA' INGLESE, SPAVENTATA DALLA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA, GUARDAVA CON INTERESSA AL NAZISMO
Antonio Gurrado per “il Foglio”
Diciassette secondi di immagini sgranate sono bastati a innescare un dibattito sulla percezione che l’Inghilterra ha della propria storia. Il Sun ha reso pubblico un filmato d’epoca in cui spicca la futura regina Elisabetta intenta a saltellare con la mamma abbozzando saluti nazisti, esercizio perdonabile in una bambina di sette anni e largamente contraddetto dalla pratica dei decenni successivi, a partire dal servizio prestato in guerra fino alla visita al campo di concentramento di Bergen-Belsen un mese fa.
Poiché difendere la Regina era meno che inutile, il dibattito è traslato su un livello ulteriore di cui il braccio teso era mero pretesto: lo scontro fra contrastanti interpretazioni della storia. L’Inghilterra degli anni Trenta ha tuttora contorni confusi se non oscuri.
Sul Daily Mail un magistrale articolo dello storico Max Hastings ridimensiona questo gesto giocoso a fronte dell’atteggiamento dell’élite britannica nei confronti del nazismo in ascesa. Un’aristocrazia pavida, terrorizzata dalle conseguenze della rivoluzione russa, nutriva il principale interesse di evitare di venire spazzata via dal bolscevismo; per contrappeso guardava quindi al nazismo, se non con favore, quanto meno senza troppi sospetti.
Più grave delle braccia tese nel filmato potrebbe essere la talvolta ottusa propensione all’appeasement del primo Giorgio VI: il padre di Elisabetta incoraggiò privatamente i tentativi di compromesso del primo ministro tory Neville Chamberlain, dimostrandosi scettico nei confronti dell’allarmismo di Churchill.
Questi, d’altronde, lo ripagava non fidandosi né dell’aristocrazia né dell’élite britannica, ritenendola molle ed egoista alla stregua del fugace Edoardo VIII, che anche dopo l’abdicazione non nascose le proprie simpatie naziste e che – scrive Hastings – se non fosse stato spedito oltreoceano sarebbe agevolmente potuto diventare una quinta colonna se non un re travicello dei nazisti.
Churchill aveva ogni ragione. Hastings nomina gli aristocratici britannici che furono intimi di Von Ribbentrop, come lord Londonderry, o membri di gruppi di estrema destra, come il duca di Wellington. Sul Daily Telegraph intanto il sindaco di Londra Boris Johnson ricorda che Lloyd George elogiava la personalità magnetica di Hitler e che ammiratore dei risultati conseguiti dal nazismo, benché non condividendone il metodo, si era detto nel ’38 lo stesso Churchill.
L’attrito tra le posizioni è esacerbato dalla selezione e dall’utilizzo delle fonti, tema magari frivolo per il grande pubblico ma non secondario per uno storico come William Shawcross. Questi ha dichiarato al Guardian che anni e anni trascorsi a documentarsi per la monumentale (1096 pagine) biografia della Regina Madre non lo hanno mai visto imbattersi nella minima prova di benevolenza verso il nazismo.
Se Stig Abell del Sun parla di “interesse pubblico e nazionale” del filmato, per Shawcross la scelta di pubblicarlo è un “bad, bad, bad judgement” poiché lo inscrive in un contesto sviante al punto da renderlo antistorico. Come tale, non pubblicarlo avrebbe reso un miglior servizio alla nazione.
Il Sun gode tuttavia del prestigioso endorsement del Guardian, che in numerosi articoli ha elogiato il tabloid per aver rammentato l’urgenza della desecretazione degli archivi reali: la posizione trova appoggio in Mark Almond, che insegna storia a Oxford, e nell’esperta di nazismo Karina Urbach secondo la quale i Windsor stanno esercitando una censura inaccettabile per una democrazia mentre per contrastare il diritto divino dei monarchi è necessaria l’assoluta trasparenza.
Non sorprende che tale esigenza sia fomentata dal quotidiano del Datagate né che la più efficace replica al Sun sia giunta dal Daily Mail, tabloid rivale che alla spiegazione di Hastings ha affiancato una foto della nazionale inglese col braccio teso a Berlino nel 1938, quando l’Austria era già stata annessa, e ha insinuato in un box che l’attacco alla Regina arrivi direttamente da Murdoch, magnate notoriamente repubblicano. Qui però, più del contesto storico, conta quello editoriale.