UNO SCAZZO CHE VALE UNA FORTUNA – A ROMA UN FRATELLO E UNA SORELLA FINISCONO IN TRIBUNALE PER CONTENDERSI LA CASA DI FAMIGLIA E, DA DIETRO UN MURO, SBUCA FUORI UN PATRIMONIO ARTISTICO CHE VALE UNA FORTUNA: LA POLIZIA GIUDIZIARIA HA RIVENUTO STATUE, EPIGRAFI E ALTRI REPERTI DELL'ANTICA ROMA E RINASCIMENTALI, IN ALCUNI CASI “SCONOSCIUTI ALLE PRINCIPALI BANCHE DATI” – GLI OGGETTI NON SONO MAI STATI DICHIARATI DAI GENITORI E 13 DEI 23 REPERTI SONO STATI SEQUESTRATI…
Estratto dell'articolo di www.corriere.it
Un tesoro, nascosto tra la mura di un appartamento al quinto piano di una palazzina a villa Ada, elegante parco e quartiere di Roma. La scoperta è il frutto della contesa tra due fratelli, Gemma M. di 62 anni proprietaria di casa e Giacomo, di professione avvocato, che nel 2022 aveva presentato un esposto rivendicando di essere comproprietario dell'abitazione di famiglia lasciata in eredità dalla madre e, soprattutto, segnalando che, racchiuso dentro quelle mura, ci fosse un prezioso patrimonio storico di ingente valore.
Sono così partite accurate indagini, e alla fine dai sopralluoghi disposti dal pm della Procura di Roma, Nicola Maiorano, gli agenti di polizia giudiziaria hanno rinvenuto statue, epigrafi e altri reperti dell'antica Roma e rinascimentali, in alcuni casi addirittura «sconosciuti alle principali banche dati», hanno poi confermato i funzionari del ministero dei Beni culturali, interpellati per valutare i ritrovamenti.
La soprintendenza speciale archeologica di Roma, come riporta il Messaggero, ha chiarito che gli oggetti rinvenuti «sono autentici e datati sia ad età imperiale romana sia al XV-XVI secolo dopo Cristo». Specificamente, per quanto riguarda i reperti romani si sostiene possano «provenire da scavi o da monumenti funerari», mentre «le epigrafi risultano inedite e non censite nelle principali banche dati».
Proprietà che, però, non sarebbero mai state dichiarate dai genitori dei due fratelli, oggi in lite, e dunque dopo il blitz delle forze di polizia 13 dei 23 reperti sono stati sequestrati e consegnati alle cure della Soprintendenza speciale di Roma […]
La sorella, proprietaria e inquilina della casa coi tesori, lunedì 15 aprile è stata rinviata a giudizio con l'accusa di ricettazione di beni culturali. Il processo continua, dunque, così come il lavoro degli esperti archeologici per risalire alle esatte origini dei reperti.