GIALLO CONCORDIA - LO SCHETTINO TORNA SEMPRE SUL LUOGO DEL RELITTO (E SI COMMUOVE) - MA LA NAVE POTREBBE ESSERE STATA MANOMESSA: IL CONSULENTE DELLA COSTA È SALITO A BORDO SENZA AUTORIZZAZIONE

1. SCHETTINO SI COMMUOVE DAVANTI RELITTO
TGCOM24 - Nuovo sopralluogo dei periti - Dopo aver prelevato hard disk e computer dalla plancia di comando nel primo sopralluogo del 23 gennaio, il 27 i periti si dovranno occupare del generatore diesel di emergenza che già poco dopo l'urto della Concordia contro gli scogli del Giglio non funzionò più.

Accolta la richiesta di Schettino - La richiesta di risalire sulla Concordia era stata formalmente presentata dai difensori di Schettino alla cancelleria del processo, sottolineando che è un diritto dell'imputato quello di poter recarsi sui luoghi dei reati. Resta ora da stabilire se il comandante potrà svolgere il suo sopralluogo insieme ai periti del tribunale e ai consulenti delle parti o in un momento diverso.

Schettino al Giglio, si commuove davanti relitto - Schettino è arrivato martedì sera all'isola del Giglio. Durante la traversata da porto Santo Stefano al Giglio Schettino ha spesso telefonato e, secondo quanto appreso, si sarebbe commosso quando il traghetto è passato davanti al relitto della Concordia. All'arrivo in porto un'auto e' entrata nel garage del traghetto uscendone con il comandante a bordo e allontanandosi veloce.

Santino con Padre Pio - Una lettera contenente due santini di padre Pio e indirizzata agli avvocati di Francesco Schettino è stata trovata al bar del teatro Moderno di Grosseto. Dentro la busta una lunga lettera, scritta in stampatello, che arriva da Torino. "La verità verrà fuori: questa cannibalizzazione del comandante è sbagliata, ma alla fine tutto si sistemerà".


2. ‘VISITE E FOTO ABUSIVE SULLA CONCORDIA'
Fiorenza Sarzanini per ‘Il Corriere della Sera'

Il relitto della Costa Concordia potrebbe essere stato manomesso. Un mese fa, mentre la nave naufragata il 13 gennaio 2012 si trovava sotto sequestro, il custode giudiziario Franco Porcellacchia e il consulente della Compagnia Camillo Casella sono saliti a bordo per effettuare alcuni test in vista del sopralluogo che doveva svolgersi il giorno dopo. Una violazione gravissima che ha fatto scattare la contestazione di frode processuale. A segnalare gli «abusi» sono stati alcuni periti del tribunale. E per entrambi il giudice ha firmato un provvedimento di divieto di dimora all'isola del Giglio.

Risulta infatti, come è scritto nel capo di imputazione, che «Casella si è recato nella plancia di comando al ponte 8 e nel locale del Generatore Diesel di emergenza dove ha testato meccanicamente gli interruttori del quadro elettrico di emergenza». La prova sarebbe in alcune foto sequestrate negli uffici della Costa Crociere, a Genova, durante una perquisizione disposta dopo la denuncia.

E adesso si indaga per scoprire se, come è probabile, in questi mesi ci siano state altre «visite». Soprattutto per verificare gli eventuali danni alle apparecchiature. I controlli sono stati disposti alla vigilia del nuovo sopralluogo, previsto per questa mattina, al quale parteciperà anche il comandante Francesco Schettino che rimetterà piede in plancia per la prima volta dopo l'incidente.

«LI ABBIAMO TESTATI»
Comincia tutto il 6 febbraio scorso, quando il perito Enzo Della Mese racconta ai pubblici ministeri le confidenze dei suoi due colleghi Alessandro Cantelli Forti e Amerigo Capria. Ecco come il giudice ricostruisce la vicenda nell'ordinanza notificata ieri: «I due gli hanno riferito di essere stati avvicinati, in occasione di un recente sopralluogo all'interno della Costa dal capitano Casella e di aver appreso da questi che, grazie alla conoscenza personale con il custode giudiziario, aveva avuto modo di salire arbitrariamente a bordo della nave al fine di visionare i locali generatori di emergenza e di testare gli interruttori del sistema elettrico.

Di fronte allo sbalordimento di Cantelli Forti, Casella aveva replicato: "Non penserà che la vostra sia l'unica indagine in corso" lasciando intendere che non vi fosse particolare problema a riferire una circostanza di siffatta gravità». Non solo. «Casella disse che gli interruttori erano meccanicamente sani e quando gli fu chiesto come poteva sostenerlo con certezza, rispose: "Li abbiamo già testati e funzionano correttamente dal punto di vista meccanico"».

I nuovi controlli sul sistema elettrico sono ritenuti fondamentali per scoprire che cosa accadde la sera dell'incidente, visto che alcune vittime rimasero intrappolate nella nave e secondo alcuni accertamenti effettuati nel corso dell'istruttoria le apparecchiature non avevano funzionato. E infatti Casella avrebbe poi cercato di cambiare versione con i colleghi, spiegando che in realtà era salito a bordo di un'altra nave. I due periti hanno però confermato tutto in un verbale del 13 febbraio scorso e sono così scattate le perquisizioni.

FOTO E «VISITE»
Solitamente il custode giudiziario è un manager dell'azienda. E anche in questa vicenda si era ritenuto opportuno - nonostante gli interessi in gioco - di effettuare la stessa scelta. Non immaginavano i giudici che Porcellacchia potesse violare i sigilli. E invece ciò potrebbe essere avvenuto più di una volta. Cantelli Forti ha infatti raccontato a verbale che «Casella ebbe più volte a riferirgli che il suo accesso alla nave era stato possibile grazie alla conoscenza personale di Porcellacchia e in particolare gli disse: "In quanto ex collega del custode posso accedere alla nave tutte le volte che voglio perché sono incaricato di aiutare il custode per alcune operazioni"».

Affermazioni che il giudice smentisce evidenziando «l'enormità di quanto accaduto». Del resto le fotografie trovate negli uffici della Costa Crociere dimostrano proprio come i consulenti della Compagnia abbiano avuto la possibilità di girare indisturbati all'interno del relitto e ciò rischia di inficiare il risultato delle verifiche tuttora in corso. Non a caso il giudice evidenzia come la «condotta criminosa posta in essere dai due indagati in vista e a cagione del sopralluogo peritale, in ipotesi per alterare i dati da accertare ovvero, comunque, per averne una anticipata conoscenza processuale».

 

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