rivolta tir

“SE CI FERMIAMO NOI NON SOLO NON TROVERETE PIÙ LA FRUTTA MA NEMMENO LA CARTA IGIENICA” - LA RIVOLTA DEI TIR CONTRO IL CARO CARBURANTE: "FAREMO SEMPRE PIÙ CASINO. SCIOPEREREMO A OLTRANZA” - A FOGGIA, UN MANIFESTANTE È STATO ACCOLTELLATO DA UN AUTOMOBILISTA - DILAGANO LE PROTESTE, BLOCCHI E CORTEI NEL SUD E CENTRO ITALIA – “I BLOCCHI DEGLI AUTOTRASPORTATORI, L’INFLAZIONE E IL CARO ENERGIA RISCHIANO DI PARALIZZARE LA GRANDE DISTRIBUZIONE”

Francesco Moscatelli per lastampa.it

 

 

rivolta tir

Rallentamenti, presidi, cortei, «blocchi mobili». La protesta spontanea degli autotrasportatori contro l’aumento del prezzo del gasolio risale l’Italia. E comincia a preoccupare chi teme che la situazione possa degenerare dopo che ieri, a Foggia, un manifestante è stato accoltellato da un automobilista infastidito dalla colonna di mezzi che gli rendeva difficile il passaggio. Ma anche chi vede aleggiare, sullo sfondo, gli spettri dei «forconi» e dei «gilet gialli».

 

 

La mobilitazione degli autotrasportatori è partita domenica notte dalla Sicilia con i primi camion fermi tra Catania e Messina. Poi ha raggiunto la Puglia, la Calabria con i sit-in agli svincoli dell’A2 di Gioia Tauro e Rosarno, la Campania e il Lazio. Ieri è arrivata anche a Ravenna con duecento motrici che hanno rallentato l’accesso a porto San Vitale con ripercussioni su tutta la città: una prova generale di quello che succederà alle 6 di oggi quando gli autisti, oltre a bloccare gli ingressi dei terminal container Sapir e Setramar picchetteranno lo svincolo fra la Romea e il ponte della Romea dir, snodo vitale della viabilità adriatica fra Rimini e Venezia.

rivolta tir

 

«Faremo sempre più casino finché non ci ascolteranno. Sciopereremo a oltranza» la linea che sta prendendo piede. A cui segue il corollario: «L’Italia vive di trasporto su gomma. Non siamo mica in Canada dove il primo ministro può congelare i conti correnti dei camionisti». E così l’iniziativa rilanciata nei gruppi WhatsApp dei padroncini di Ravenna potrebbe espandersi ad altre regioni del Nord. L’allarme è alto: «I blocchi degli autotrasportatori, l’inflazione e il caro energia rischiano di paralizzare la grande distribuzione» dice l’amministratore delegato del Gruppo Vegè Giorgio Santambrogio.

 

 

rivolta tir

Parole che a Ravenna suonano ovvie. «A Roma forse non lo hanno ancora capito ma se ci fermiamo noi si ferma il mondo. Non solo non troveranno più la frutta ma nemmeno la carta igienica» fa la voce grossa Carmelo Spoto, in piedi davanti al suo camion, un bestione bianco con l’iniziale del suo cognome racchiusa in un triangolo come quella di Superman. Poco lontano, nelle acque del canale Candiano, ci sono le navi che da qui partono per trasportare in tutto il mondo le piastrelle di Sassuolo e il pellame toscano, ma anche per rifornire di materie prime le industrie italiane. «Durante la pandemia ci chiamavano eroi, certo non come medici e infermieri che hanno rischiato la vita in trincea, ma comunque tutti sottolineavano il nostro impegno per tenere unito il Paese - si sfoga Emilio Cellini, uno degli organizzatori della protesta in Romagna -. Adesso siamo tornati a essere il bancomat dello Stato. Agricoltori e pescatori hanno il gasolio a prezzo agevolato. Perché a noi, che con il gasolio ci lavoriamo, riservano un trattamento diverso? Ci chiedono di portare pazienza, ma chi ci vende il gasolio quando arriva il momento di essere pagato vuole i soldi, non la pazienza. Io ho due camion e da novembre, a parità di chilometri percorsi, ho speso per il carburante 1500 euro in più ogni mese».

 

Non è solo il gasolio a preoccuparli. Nell’elenco dei problemi quotidiani ci sono la crescita del prezzo degli additivi come urea e AdBlue, diretta conseguenza del caro-energia, gli pneumatici praticamente introvabili e il cui costo in ogni caso è aumentato del 40%, i rincari delle materie prime che fanno salire i conti finali delle riparazioni. «Da settimane chiediamo che il governo sostenga il settore - spiega Floriano Morgante, un altro padroncino di 25 anni che porta avanti l’attività di famiglia -. Martedì, dopo l’ennesima riunione finita in un nulla di fatto, abbiamo deciso che il tempo dell’attesa per quanto ci riguarda è finito. Così non si può andare avanti».

 

caro carburante

Anche perché l’idea di riversare gli aumenti sulla committenza, e a cascata sui consumatori, avrebbe come prima conseguenza quella di rendere ancora più spietata la concorrenza al ribasso del settore. Tra i manifestanti gira il volantino di Unatras, l’Unione nazionale dell’Associazione Autotrasporto Merci, che mette nero su bianco il fallimento delle trattative con la viceministra Teresa Bellanova, ex sindacalista tutta di un pezzo: «L’incontro al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile si è concluso senza aver ancora prodotto i risultati tangibili che Unatras e gli autotrasportatori che autonomamente hanno deciso di attuare azioni di protesta si attendevano».

 

Sul piazzale del porto i padroncini condividono caffè, rabbia e sigarette con i loro dipendenti. Carmelo Privitera, 55 anni, è uno di loro. «Ho tre figli e faccio questo mestiere da sempre, sono nato sulle ruote – racconta orgoglioso -. Sono qui per solidarietà ma anche perché se ha difficoltà il mio capo il primo a subirne le conseguenze sono io. Quello che chiediamo è solo di lasciarci il nostro pezzettino di pane».

 

Draghi incazzato

A non condividere per nulla la protesta sono invece le sigle ufficiali del settore, che nei loro comunicati si dissociano da quello che sta succedendo. Sottolineano che le divergenze non riguardano le rivendicazioni, ma il metodo, e avanzano dubbi pesanti. Il Cuar di Ravenna, ad esempio, il comitato che riunisce sotto la stessa sigla Cna, Legacoop, Confcooperative e Confartigianato, teme che «la protesta sia fomentata da soggetti estranei alla realtà del nostro territorio e arrivati a Ravenna nelle ore precedenti esclusivamente per creare confusione e illegalità agendo sul disagio dell’aumento dei costi». I manifestanti rispediscono le accuse al mittente e aggiungono: «C’è chi dice anche che protestiamo contro il Green Pass sapendo benissimo che qui abbiamo fatto tutti la terza dose. Mentono sapendo di mentire».

 

La tensione sta crescendo anche tra gli stessi autisti, perché molti vogliono comunque lavorare. E potrebbe crescere ancora di più quando nel weekend attraccheranno le prime navi che rischiano di restare vuote. Gli organizzatori della protesta di Ravenna se ne rendono conto. Nel tardo pomeriggio di ieri, riuniti davanti a un distributore di benzina per concordare gli ultimi dettagli in vista di stamattina, si ripetono l’un l’altro: «Le teste calde è meglio se le lasciamo a casa».

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…